Max 4x4: i momenti chiave del quarto Mondiale di Verstappen

Maxterclass o Maxterpiece. A libera scelta il gioco di parole per celebrare Verstappen, che ha calato il poker di titoli nella capitale del gioco. A Vegas Max ha incassato il jackpot fatto a San Paolo. La vittoria definitiva alla slot 2024 che ha saputo riservargli anche delusioni e difficoltà. Un epilogo identico dal 2021 ma arrivato in maniera molto diversa. Max IV si avvicina più a Max I, piuttosto che al secondo e al terzo. Una stagione che sembrava scivolare dentro i libri di storia per un dominio che bissava il 2023 ma a Imola si è capito che Verstappen avrebbe dovuto mettere sul piatto tutte le carte e farlo da solo, perché orfano di un compagno di squadra che non ha saputo fargli da spalla. Negli occhi c’è ancora l’impresa brasiliana che ha portato ai festeggiamenti del Nevada, ma proviamo a individuare i momenti decisivi di quest’anno. Cina: la fine del dominio L’alba australiana è stata infuocata per Verstappen, nel senso letterale. I suoi freni hanno preso fuoco e ha lasciato il passo a Carlos Sainz ma in Giappone, nel weekend successivo, ha ristabilito le gerarchie. Rese ancora più nitide dal weekend cinese. Dopo una brutta Sprint Shootout il venerdì, nella Sprint Max ha espresso tutto il potenziale della sua macchina che ancora sembrava un’astronave. Nella Sprint del sabato mattina dopo aver completato la rimonta in prima posizione è riuscito a distanziare Hamilton, secondo, di tredici secondi in dieci giri una volta completato il sorpasso. Successo bissato nella gara lunga della domenica. È rimasto l’ultimo weekend di onnipotenza della Red Bull ed è un momento decisivo perché – seppur doveva ancora arrivare la vittoria di Imola, con le prime difficoltà – è stato la fine del dominio della scuderia austriaca. Max nelle prime gare del mondiale ha dunque costruito il suo vantaggio, che poi ha saputo giostrare e mantenere per tutto l’anno senza lasciare che Norris si avvicinasse mai veramente, ma desse solo l’impressione di poterlo fare. Da Miami a Singapore con una macchina nettamente superiore l’inglese ha recuperato un solo punto, da -53 a -52. Austria: the mentalist E se Norris non si è mai avvicinato nonostante l’ebrezza della prima vittoria a Miami e una McLaren che gara dopo gara si affermava sempre più come macchina migliore in griglia, la motivazione è sul cordolo del circuito di Spielberg al 64° giro del Gran Premio d’Austria. Dopo averle prese nella Sprint – anche da Piastri – e non riuscendo a sorpassarlo pur con un mezzo superiore, Norris è caduto nella trappola di Verstappen e ha perso lucidità. Max il suo killer istinct no. Il suo credo nel gareggiare è non lasciare mai, per nessun motivo, l’interno e provando quindi dall’esterno Norris è finito per rovinare addosso al campione del mondo. Una mossa provocata e scellerata che l’ha portato al ritiro mentre Max riusciva a finire la sua gara. Un modo per mettere le cose in chiaro: “O stai dietro o usciamo insieme. Davanti non ci vai”. Il risultato in termini di classifica è valso un delta di 17 punti, da un potenziale -7 con sorpasso avvenuto a un +10 grazie al quinto posto. Lì Max è entrato nella testa di Lando. Ha dimostrato perché Verstappen è un quattro volte campione del mondo mentre Norris è ancora un pilota troppo acerbo per confrontarsi con la perfezione in una lotta mondiale, per stessa ammissione – a Las Vegas – dell’inglese. Nell’immediato, in realtà, ha minacciato l’amico di togliergli il saluto se non si fosse scusato. Max non lo ha fatto, come al solito. Ha tenuto il punto e a fare marcia indietro è stato Norris durante la conferenza stampa pre Silverstone, scusandosi con Verstappen. Austin: ci risiamo Dopo un’estate passata a giocare in difesa senza vincere dalla doppietta Canada-Barcellona, arrivata grazie al nuovo Max, il calcolatore, Verstappen è tornato a fare la voce grossa. Non davanti a tutti in un pomeriggio texano che ha testimoniato l’assolo Ferrari, ma ancora con il suo rivale mondiale. Perché a Spa era riuscito a tenerlo dietro senza troppi patemi ma il dominio in Olanda e Singapore aveva fatto rialzare la testa a Norris. E Verstappen gliel’ha subito riabbassata. Sembrava la copia dell’Austria, con Lando che stava impazzendo per cercare di passare e l’olandese che non concedeva un centimetro all’interno. Lando ha provato a forzare, è passato ma portandolo fuori. Cinque secondi di penalità e sorpasso inutile. Altri punti guadagnati da Verstappen nel testa a testa mondiale e le certezze di Norris che sono tornate a sciogliersi. Il diktat era ancora quello, Max ha dimostrato di accettare, quasi cercare lo scontro, come ha fatto platealmente sette giorni dopo a Città del Messico, lasciando sfilare Sainz e portando Norris a curvare quasi in tribuna per ottenere il sorpasso. Troppo evidente per non essere penalizzato. Brasile: l’onnipotenza Alle nove del mattino brasiliane la griglia di partenza brasiliana presentava Norris in pole position e Verstappen diciassettesimo, tra sfortuna in Q2 e penalità. La possibilità concreta di andare a -19 nel mondiale, riaprire tutto e prepararsi al sorpasso. Ma quando Max è furioso tira fuori tutto il suo orgoglio e tutto il suo talento. Una rimonta perfetta, danzando sotto la pioggia tra le curve di Interlagos per risalire posizione dopo posizione, mentre Norris non stava in pista e perdeva posizioni con le escursioni fuori pista. Non bastava vincere, ha voluto stravincere, sentenziare il mondiale, ribadire di essere il più forte, quasi umiliare tutti gli altri. Giro veloce dopo giro veloce quando non c’era bisogno. Una trance agonistica che assomigliava all’onnipotenza che lo ha pervaso. Il capolavoro che ha suggellato un titolo, dimostrando ancora una volta di essere una leggenda di questo sport. Roba riuscita a gente come Ayrton Senna a Donington e Michael Schumacher a Spa. Forse mancava a Max una vittoria così, per zittire anche chi avesse dubbi che vinceva solo per merito della macchina più forte. Paradossalmente deve ringraziare la Red Bull per aver perso la sua dominanza per avergli permesso di calare imprese del genere. Un record in una stagione da record: perché comunque solo Alain Prost – raggiunto a quattro titoli mondiali – aveva firmato sette pole su sette a inizio anno e solo Jenson Button nel 2009 era riuscito a laurearsi campione del mondo pur non vincendo per dieci gare consecutive.