"Totti? Astuto come Ulisse. Ma il vero Eroe è Zeman"

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"Le lacrime degli eroi" (Einaudi), l'ultimo romanzo di Matteo Nucci
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L'INTERVISTA. Lo scrittore romano (e romanista) Matteo Nucci, che ha dedicato all'allenatore boemo il suo ultimo saggio "Le lacrime degli eroi" (Einaudi), gioca con noi a paragonare i miti dell'antica Grecia ai vari Gattuso, Balotelli...

di Alfredo Corallo

Se sei così gajardo da reggere il paragone tra un "cucchiaio" di Francesco Totti e il "Cavallo di Troia" comprenderai perché un libro di mitologia greca sia stato dedicato a Zdenek Zeman. Cosa c'entra l'allenatore boemo con Omero, l'Iliade o la Maga Circe? E perché, allora, accostare un rigore beffardo, che di epico in confronto ha ben poco, alla più grande "genialata" di tutti i tempi, la diabolica macchina da guerra architettata da Ulisse per sconfiggere i troiani? Chiediamolo a Matteo Nucci, studioso del pensiero antico (nel 2009 ha curato una nuova edizione del Simposio di Platone), finalista al premio "Strega" nel 2010 con il suo romanzo d'esordio Sono comuni le cose degli amici, cui ha fatto seguito Il toro non sbaglia mai (entrambi editi da Ponte alle Grazie). E adesso autore del saggio Le lacrime degli eroi (Einaudi), già fresco di ristampa. 

Classe 1970, romano (e romanista), globetrotter, innamorato della cultura ellenica, ispirato dai versi del poeta e Nobel per la Letteratura nel '63 Giorgos Seferis ("Dovunque io viaggi la Grecia mi ferisce"), Nucci ci restituisce le imprese di Odisseo, Achille, Menelao arricchite di un aspetto inedito, al limite del paradossale: la loro vulnerabilità. "Soltanto gli uomini che hanno la forza di non nascondere le proprie debolezze possono vincere il nemico piú odioso: la paura della propria mortalità".

Nucci, i suoi eroi non temono di mostrarsi in lacrime.
"Chi ha a cuore la propria dignità e il rispetto di se stesso lo dimostra senza preoccuparsene. Mister Zeman, in questo senso, è l'esempio da seguire. Quel pianto per la perdita di Franco Mancini (allenatore dei portieri e amico storico del
tecnico scomparso il 30 marzo 2012, ndr), ecco quel momento rappresenta una grande lezione di coraggio".

Ammetterà che, alla luce dell'argomento trattato, la dedica possa apparire quantomeno "stravagante"...
"Ma Zeman è un eroe! L'unico in un mondo che ha preferito relegarlo ai margini. Se penso al modo scandaloso in cui è stato trattato dalla Roma...".

Chi era uno ZZ nei poemi omerici?
"Direi Ettore e Achille, insieme, due personaggi complementari. Che preferiranno la gloria a un'esistenza anonima, a qualsiasi costo. Zeman, diversamente dalla stramaggioranza dei suoi colleghi, sfida il fallimento, non ha timore di perdere tutto".

L'ha conosciuto?
"Pronto, sono Zeman...". Se ci penso mi vengono ancora i brividi. Mi ha voluto ringraziare, ma sono io che devo ringraziare lui. Spero di incontrarlo presto per potergli stringere la mano, chissà, magari andiamo a mangiare il pesce e ci facciamo una partitina a carte, come piace a lui".

E l'altro suo idolo, Totti, a chi lo paragonerebbe?
"Sicuramente a Odisseo. Per la capacità di adeguarsi alle situazioni, la scaltrezza che, però, non va intesa come un valore negativo. La sua visione di gioco, gli assist geniali, i gol da tutte le posizioni, insomma la capacità di aggirare l'ostacolo. E come Odisseo, più invecchia e meno sembra sentire il peso degli anni, c'è Atena a dargli forza, vigore. Ma, soprattutto, come il figlio di Laerte che, pur di tornare a Itaca, rinuncia all'immortalità prospettatagli da Calipso, Totti rinuncia a vincere tutto con una squadra più forte per rimanere a Roma. In patria".

Quando pensi a uno sportivo piangere, rivedi la scena di Franco Baresi a Pasadena consolato da Arrigo Sacchi al termine della finale persa ai rigori contro il Brasile nel '94.
"Baresi fu il nostro Agamennone. Il capo della spedizione azzurra, il simbolo di una squadra, il vecchio campione che recupera da un infortunio a tempo di record e affronta la più straordinaria delle battaglie. E' un pianto di dolore, ma è attraverso la sofferenza, secondo l'Agamennone della tragedia di Eschilo, che l'uomo matura la conoscenza".

Il fratello di Agamennone è Menelao, furente: la moglie Elena è stata rapita dal troiano Paride, la causa scatenante della guerra.
"Menelao ha grinta da vendere, il suo è un piangere da guerriero. Perché ha un cuore grande ed è pieno di sentimenti per i compagni, alla Rino Gattuso. Ricordo la sua commozione quando andò via dal Milan l'anno scorso".

In occasione di un'altra finale persa, stavolta Italia-Spagna a Euro 2012, colpirono le lacrime di Mario Balotelli, giudicato spesso un po' freddino (e non solo sul dischetto).
"Su Balotelli sono indeciso: potrebbe essere rappresentato da un eroico Diomede, l'unico refrattario al pianto, almeno fino alla gara dei carri in onore di Patroclo, quando il dio Apollo si 'divertirà' a fargli scivolare la frusta compromettendo la sua vittoria. Altrimenti...".

Altrimenti?
"Inserirlo nella categoria 'dei Paride': seduttori, esperti con le donne, quelli che hanno poca voglia di allenarsi, privi di quell'umiltà tipica di gente come Zanetti, Maldini. Diamogli un po' di tempo. Anzi, perché non facciamo lo stesso con i greci? Non dimentichiamoli, ma lasciamoli vivere in santa pace".