Tyson: "Io che in cella ho fatto sesso sfrenato"

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Iron Mike lo ammette nella sua autobiografia, Undisputed Truth ("Verità all'unanimità"), la confessione senza censure né reticenze che ha già portato in scena nei teatri americani nell'ultimo anno e che uscirà la prossima settimana negli Usa. VIDEO

Il sesso dietro le sbarre, i ricorrenti raptus omicidi, le maratone di alcol e droga, un patrimonio di 300 milioni di dollari dilapidato da una vocazione autodistruttiva, la vita è uno scherzo per Mike Tyson, come ammette nella sua ultima autobiografia. Undisputed Truth ("Verità all'unanimità"), la confessione senza censure né reticenze che lo stesso Tyson ha portato in scena nei teatri americani nell'ultimo anno, uscirà la prossima settimana negli Stati Uniti, ma il britannico Daily Mail oggi ne ha anticipato alcuni stralci.



Tyson racconta senza peli sulla lingua l'infanzia turbolenta, la salvezza prima trovata nel ring ma persa in seguito alla morte di Cus D'Amico, più di un allenatore, il suo mentore. Quindi la caduta negli abissi del vizio, la violenza senza più argine, la condanna per lo stupro a Desiree Washington e gli anni in carcere. Una detenzione così promiscua da fargli desiderare, una volta fuori, di "staccare la testa a qualcuno", magari il suo odiatissimo ex promoter Don King, proprio per poter ritornare in cella.

Oggi Tyson si descrive come un uomo alle prese con il colossale sforzo quotidiano di vivere una vita normale, come quella di chiunque altro, ma non nega di avere frequenti nostalgie per i tempi in cui trascorreva le notte nei più licenziosi stripclub accompagnato da spogliarelliste e cocaina.