Chi è il 'Pitito' Fernández: dal fratello Raul i consigli per diventare grande in Moto3

Tre podi nelle ultime tre gare e un quinto posto nel Mondiale Moto3 che ha un grande significato, perché a tre gare dalla fine del campionato è il migliore tra i piloti che rimarranno nella categoria e non salteranno in Moto2. Pitito Fernández è nel momento migliore della sua carriera, e non è sempre stato così per il pilota su cui Leopard, la squadra più vincente della storia della Moto3, ha deciso di puntare. Innanzitutto, Pitito è sempre stato ‘Pitito’, cioè il piccolino, il ‘fratello di’ quello grande e talentuoso. Quasi un bagaglio a mano da portare insieme a Raúl Fernández, attuale pilota MotoGp del team Trackhouse. Adrián, invece, ha sempre faticato a brillare di luce propria. Mentre Raúl vinceva nel JuniorGp, Adrián ne veniva fuori con un solo podio, all'ultima gara. Mentre Raúl si giocava il Mondiale Moto2, Adrián era considerato un gregario in Moto3. Mentre Raúl saltava in MotoGp per la prima volta con Ktm, Adrián restava senza sella, "salvato" dal fratello con una clausola contrattuale per farlo tornare nel motomondiale dalla porta di servizio. Di possibilità Pitito ne ha avute. Il team IntactGp, ai tempi guidato da Max Biaggi; Tech3; e infine, da metà 2023, Leopard. Probabilmente, non le ha sfruttate proprio per il suo essere Pitito nei fatti. È cosa risaputa che la sua dimensione bambina abbia prevalso su quella del giovane uomo cresciuto in fretta che meglio si coniuga, generalmente, a chi fa della velocità il proprio mestiere. Come se Adrián necessitasse di qualcuno che lo accompagnasse per mano nel mondo dei grandi, del professionismo che rimpiazza il passatempo preferito di un ragazzino entusiasta. Con quella sfrontatezza, però, è riuscito a conquistare il team Leopard. Sfiorando una vittoria immediata in Australia, quando era stato appena inserito in squadra in sostituzione di Tatsuki Suzuki per il finale del 2023. Vittoria sfumata mentre era in testa per una caduta a cui aveva rimediato finendo comunque quinto. E poi, sportellando Sasaki, contendente al titolo di Masiá, nella decisiva gara in Qatar in cui il compagno di squadra è diventato campione del mondo. Nel 2024 a lungo Pitito è rimasto un ragazzino con un sogno. Ma nel frattempo ha imparato cose importanti, per esempio che nella maggior parte dei casi bisogna risolvere tutto da soli. Anche in pista, dove ha smesso di fare il cazador de rebufos, o se preferite, il ‘cacciatore di scie’, e ha cominciato a tirare da solo per sé, quale che fosse il risultato. E poi ha visto il suo compagno, il giovane rookie Piqueras, ottenere il primo podio e la prima vittoria in carriera nel Mondiale immediatamente. Questo ha acceso Adrián Fernández, che una volta lasciata la comfort zone europea ha finalmente dato sfogo al suo vero potenziale in tre gare di fila tra Indonesia, Giappone e Australia dove per tre volte ha centrato il podio. Una rivoluzione, che per Leopard sa di scommessa non ancora vinta, certo, ma ben incamminata verso un esito felice. Questa evoluzione di Adrián Fernández permette infatti al team affamato di vittorie di prendersela comoda sul mercato piloti, dove Leopard spera di piazzare un accordo con un debuttante di talento estremo come Guido Pini o Jesús Ríos, entrambi appesi ai risultati dell'ultima tappa del JuniorGp a Valencia per poter entrare nel motomondiale in deroga alla regola d'età minima di 18 anni. Un'attesa possibile solo a fronte di una certezza su cui appoggiare gran parte delle speranze per gli obiettivi 2025. Una certezza che è un Pitito diventato grande.

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