Quel 'rapimento' di Doohan ad Assen

Due nomi che riecheggiano nella MotoGP come se il passato non si fosse mai affievolito. Quando si pensa a Mick Doohan e Kevin Schwantz i ricordi vanno subito a quelle derapate con righe nere lasciate sull’asfalto delle piste di tutto il mondo. A quei sorpassi impossibili, inimmaginabili, ma che una volta portati a termine davano una scossa adrenalinica come nessun’altra emozione. “Aspetto che il panico cresca, quando la paura si tramuta in visioni celestiali, inizio a staccare”, ci disse un Kevin Schwantz in estasi al termine di un testa a testa con Wayne Rainey che se non fosse stato ripreso dalle telecamere, sarebbe stato inimmaginabile. Il texano ha vinto un solo mondiale nel 1993 in 500, anche se lo spettacolo dato in sella alla sua Suzuki è stato sempre il migliore al mondo. L’australiano, al contrario, ha dominato per 5 anni di fila, centrando 54 vittorie, 95 podi e ben 58 pole position. La sua guida era più ragionata, meno spettacolare di quella di Schwantz, anche se il suo modo di stare in sella, dritto di schiena e storto di bacino, ne aveva caratterizzato lo stile. Entrambi in carriera subirono numerosi incidenti, ma due particolarmente paurosi e con conseguenze estremamente serie. Come durante il GP di Olanda del 1992 ad Assen, quando Doohan rischiò l’amputazione della gamba e Schwantz portò le conseguenze di una brutta frattura al polso per tutta la carriera. Proprio in quell’occasione, in quel di Assen, successe un qualcosa di paradossale, impensabile, proprio come i loro sorpassi. La pista di Assen allora era veramente probante. La chiamavano l’Università della moto e per correre al limite, per portare il mezzo al limite, bisognava veramente essere dei fuoriclasse. Se aggiungiamo che normalmente il gran premio, oltre a disputarsi il sabato per ragioni religiose e politiche, si correva spesso in condizioni meteo proibitive, la trasferta olandese era da sempre una grande incognita. Doohan cadde rovinosamente durante le prove, rimanendo a terra stordito ma soprattutto rompendosi la gamba destra in modo drammatico: frattura multipla esposta fu la diagnosi dell’ospedale di Groningen, dove fu ricoverato in quanto la Clinica Mobile non era sul posto. Eh sì, perché il dottor Costa della Clinica Mobile, non poteva avvicinarsi ad Assen per divergenze coi responsabili del vicino ospedale di Groningen . Quindi niente Clinica Mobile in quella trasferta olandese, anche contro il volere dei piloti. E di incidenti in quel week-end ne capitarono diversi, anche piuttosto pesanti. Due su tutti: quello di Doohan durante le prove e quello di Schwantz in gara. La situazione per Mick apparve subito piuttosto difficile da affrontare e in quell’ospedale non erano all’altezza della situazione. ll pilota della Honda si rese conto subito del fatto che difficilmente avrebbe potuto recuperare per la gara, ma soprattutto che sta succedendo qualcosa di più grave. Il piede era nero, la gamba stava andando in setticemia. Nessuno lo stava urgentemente trattando. Nel 1992 e di domenica, comunicare col personale e al telefono non era così semplice. Una telefonata al dottor Costa fu necessaria. Subito, Claudio capì l’importanza e la drammaticità del momento. La sua genialità non si fermava solo al modo in cui curava e rimetteva in sella i suoi amici piloti. Così s’inventò qualcosa di veramente paradossale. L’anno precedente avevamo cenato assieme in un ristorante italiano, nel quale ci aveva portato un taxista italiano. Il fratello di questo ristoratore lavorava come volontario al soccorso con le ambulanze. Il dottor Costa sapendo che non avrebbe potuto avvicinarsi all’ospedale mi telefonò in hotel chiedendomi il nome del ristorante. In brevissimo tempo organizzò un 'rapimento' vero e proprio dall’ospedale. Un’autoambulanza in prestito, un volontario ‘volontariamente’ coinvolto, un aereo privato chiesto a un facoltoso amico, una domenica poco frequentata in ospedale da addetti ai lavori e... il gioco era fatto! Mi ritrovai a fare da spettatore a qualcosa di rocambolesco: il rapimento di un pilota, con tanto di finti medici, finta ambulanza e finta barella. Mick alle 11 di sera era pronto a salire sull’aereo in direzione Bologna e poi Faenza. Uscendo dall’ospedale, prima di prendere l’ascensore, il tutto venne notato da Davis, un barbuto signore Texano, padre di Schwantz. “Claudio, un momento: veniamo anche noi…” e fu così che su quella barella ci salì anche Kevin e tutti assieme fuggirono verso Faenza, a casa di Claudio Costa. Entrambi trascorsero un lungo periodo di riabilitazione dopo le numerose operazioni subite per mano del medico al Rizzoli di Bologna. Soprattutto per Mick si trattò di un qualcosa di veramente innovativo per quel periodo. La gamba, che avrebbe dovuto essere tagliata, venne praticamente incollata a quella sana con i capillari che iniziarono a irrorare il tessuto e salvarlo. Il calvario fu lungo e difficile, anche se non gli impedì di ritornare in pista nello stesso anno e di vincere 5 titoli di fila dal 1994 in poi. Nel 1995 Kevin Schwantz annunciò al Mugello tra le lacrime, il proprio ritiro dalle competizioni, anche se la festa venne ‘casualmente fatta’ ad Assen. Assen che per diversi anni, dopo il rapimento, non vide parcheggiato nel paddock il motorhome della Clinica Mobile, bandito assieme al suo inventore per evidenti motivi…

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