MotoGP, dopo la Thailandia come arrivano i piloti in Argentina?

L’Argentina è stata la prima nazione extraeuropea ad ospitare un Gran Premio valido per il mondiale, nel 1961. Ma i primi tre GP, posti a fine stagione, furono quasi del tutto snobbati e disertati dai piloti dell’allora 'Continental Circus'. Dopo il ’63 si tornò, sempre a Buenos Aires, per altre 6 volte, fino al 1999. A Rio Hondo si correrà domenica 16 marzo per la nona volta, mentre la prima fu nel 2014. Nel biennio 2020 e 2021 il GP non fu disputato per via dell’epidemia di Covid19, l’anno scorso per motivi non meglio specificati . Il pilota che ha vinto di più sul tracciato sudamericano è Marc Marquez, che negli otto disputati finora ha trionfato nel 2014, ’16 e ’19, cadendo altre due volte mentre era in testa. Qui hanno conquistato il primo successo sia Aleix Espargaro , sia Marco Bezzecchi . Quello Thailandese è stato il 38° successo consecutivo di una moto italiana , il 29° negli ultimi 30 per Ducati, che ha messo in fila 18 vittorie consecutive, a 4 dal record di sempre della Honda con 22. Insomma, dal punto di vista delle moto andiamo in Argentina con la serissima possibilità di migliorare ulteriormente dei record incredibili. Soprattutto si dovrebbero incontrare temperature più umane: in Thailandia si sono addirittura ritirati o son caduti alcuni piloti per il caldo che veniva dalle moto. Nel segno dei Marquez Viste le passate edizioni, ma soprattutto l’esordio in Thailandia a Buriram dove sia in prova, sia nella sprint, sia nel GP, le prime tre posizioni hanno visto i due fratelli di Cervera battere Pecco Bagnaia, viene da pensare che questo inizio di campionato possa essere un fuoco d’artificio per gli spagnoli. Rio Hondo è una pista dove Marc ha sempre fatto benissimo e inoltre ci arriva felice, gasato, motivato, sicuro, conscio di avere tra le mani la miglior moto dello schieramento e di aver ritrovato una forma fisica molto buona. È ovvio perciò che il favorito sia lui: in Oriente ha dimostrato una guida semplicemente perfetta, nessuno sbaglio, gestione esemplare delle gare, delle gomme, velocità assoluta apparentemente con qualche decimo di riserva nel polso e soprattutto quella gioia di guidare ritrovata. Vedremo, ma la sensazione è che Pecco debba ancora risolvere qualche piccolo, ma determinante problema di messa a punto e sperare di trovare gomme perfette. Marquez ha quell’esplosività naturale, quella capacità di adattamento intrinseca, mentre Bagnaia è più ingegnere, più scientifico e metodico nella sua ricerca della velocità assoluta. Se Pecco dovesse riuscire a trovare quel poco che gli manca per colmare il divario, potremmo assistere ad una lotta fantastica tra i 2 piloti 'rossi'. Dobbiamo comunque tener conto anche di piloti come Alex Marquez, costante e velocissimo in Thailandia, perfettamente a suo agio sulla Gp24 del sempre ottimo Team Gresini, che però non potrà sfruttare il vantaggio dei dati dello scorso anno perché qui non si corse. Vedremo quindi quanto Alex, maturato e veloce, e Morbidelli, in continuo miglioramento fin dalla seconda parte della stagione scorsa, sapranno fare per giocarsi magari anche il podio, addirittura davanti alle Desmo rosse. E poi c’è Di Giannantonio, che starà sicuramente meglio di quanto non stesse a Buriram e che potrebbe cominciare a mostrare ciò di cui è capace con la sua Ducati ufficiale targata VR46. Aldeguer continuerà il suo apprendistato in MotoGP, lasciamolo tranquillo, almeno per il momento, che in MotoGP i risultati vengono quando è il momento, non quando si chiedono. Ogni pilota ha i suoi tempi. Seconda Forza Sembra davvero che la nuova Aprilia abbia compiuto un passo in questa direzione, in attesa del ritorno in pista del campione del mondo Jorge Martin. Di arrivare a potersi giocare il titolo probabilmente non se ne parla per quest’anno, ma le scelte sembrano essere state azzeccate. Soprattutto quella dei piloti: dando per scontatissima la scelta del fenomeno Martin, Bezzecchi pare migliorato e maturato. Il peso delle responsabilità non lo ha scosso, anzi sembra averlo stimolato, a maggior ragione dopo essersi sobbarcato lavoro di sviluppo e di prima guida. Il Bez è forte e se azzecca una buona qualifica può dire la sua anche per il podio. C’è poi la bellissima sorpresa dell’esordiente campione della Moto2, il giapponese Ai Ogura, che ha stupito diventando la prima “non Ducati” sia nella sprint, sia nel GP thailandese. Bella scelta quella del team Trackhouse che si è preso questa speranza non lasciandolo andare né in Honda, né in Yamaha. In Argentina ha vinto il suo primo GP il ritirato Aleix Espargaro… KTM Con Pedro Acosta fuori gara fin dall’inizio il bottino austriaco è stato abbastanza misero. Ottavo Binder, nono Bastianini, sedicesimo il sempre incostante Viñales che ha le qualità per stupire, ma mai la continuità. Il dato che la dice lunga è che la prima KTM è finita dietro alla Honda di Zarco. Ancora non ci siamo, ma chissà che in una pista dalle condizioni meno estreme gli uomini in arancione-blu non trovino una competitività migliore. Siamo soltanto all’inizio, forza! Quanto ad Acosta, speriamo che non sia ancora all’interno di quella spirale di errori che ha caratterizzato buona parte del suo 2024. Honda Ha sorpreso positivamente il progresso della più grande casa motociclistica mondiale. Merito anche del nuovo arrivato Albesiano, ma soprattutto dell’impegno messo nel proporre sempre novità. Zarco è stato il più veloce, come spesso succede e il Team LCR di Cecchinello ha probabilmente in casa il top rider Honda, mica male. Anche Mir e Marini hanno comunque dato, qua e là, segnali positivi. L’esordiente Chantra deve ancotra abituarsi ad una moto che sicuramente facile non è. Bene, era sicuro che Honda migliorasse. Yamaha Dalla casa 'dei 3 diapason' ci si aspettava di meglio dell’undicesimo posto di Jack Miller con la Yamaha Pramac, invece le condizioni di Buriram hanno penalizzato soprattutto la 4 cilindri in linea giapponese. Non per l’architettura del motore, ma per la scarsa aderenza dell’asfalto thailandese. In Argentina vedremo sicuramente di meglio di un Quartararo quindicesimo.

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Paolo Beltramo