Il soldato Bagnaia si è salvato da solo

Il soldato Bagnaia si è salvato da solo. Sulla vittoria di Austin, la sua prima dopo un filotto di cinque tra sprint e GP del suo compagno Marquez, si può pensare quello che si vuole o ragionare sui dati, ma quello che conta per Bagnaia è l’effetto umano che la domenica di Austin ha prodotto. Ancora prima di quello tecnico. Bagnaia nella morsa Vincere significa rompere un diaframma di insicurezza avvicinandosi alla misura che mancava. Pensateci: da un lato ha il leggendario Marquez che va a missile come se avesse per le mani la moto migliore della sua carriera e che obbliga Pecco a tirare per non stargli lontano con la stessa moto; dall’altro c’è una stagione come quella scorsa che è andata in fumo perché le cadute hanno pesato più delle – tantissime - vittorie. Come se ci fossero due lezioni da mandare a memoria, ma che fanno a pugni tra loro. Bagnaia era in una morsa insomma, chiuso tra il tirare come un matto e lo stare in piedi. Bagnaia era e rimane nella morsa anche di chi ha deciso che non gli riconosce quello che è stato e che ha fatto negli ultimi anni fino al momento in cui non avrà battuto Marquez a parità di moto. Agli occhi di alcuni si tratta di dimenticare il valore di un avversario come Martin, di tirare una riga e di ricominciare da capo. Non è giusto, perché di imprese Pecco ne ha fatte e di tutti i generi, ma al sentimento comune, al processo rapidi e un po’ sommari, c’è poco da comandare. E’ la vita, ci sta. L’allenamento, per uno che viene immediatamente dopo l’era di Valentino Rossi e ha pure il peso dell’eredità in patria, è stato duro, formativo e stressante come una vera terapia d’urto. Anche perché è vero che l’avversario forse più forte di sempre ora ce l’ha accanto, con i suoi numeri ingombrantissimi, una forma fisica perfetta e una velocità naturale impressionante. Si trattava e si tratta ancora di farne uno stimolo. Non c’è solo la caduta di Marquez Attenzione che nella vittoria di domenica scorsa c’è di più oltre alla caduta di Marquez che ha reso la faccenda più semplice. C’è un Bagnaia che ha potuto spingere quando serviva, assumere un ritmo notevolissimo e mantenerlo, che ha potuto passare e allungare su Alex Marquez che si era inserito tra i riferimenti nuovi che il Bagnaia vincente non metteva nel conto. C’è un Bagnaia che ha reagito con uno scatto da ghepardo al guizzo di Marquez che corre a cambiare moto prima del via appena sente aria di gomma sbagliata e di caos in griglia. Se è vero che lo spagnolo resta leggendario e unico anche nella capacità di improvvisare con mosse che mettono insieme e bilanciano tattica, intelligenza e furbizia, Bagnaia ha reagito. Anche al ritmo che Marquez ha provato ad imporre alla corsa, Bagnaia ha risposto facendo scendere i suoi tempi su livelli che sanno di confidenza. Marquez non sarà caduto perché pressato da Bagnaia, ma certamente considera l’italiano più insidioso del fratello Alex rispetto al quale si sente certamente in posizione di maggior controllo. E a Bagnaia questo elemento torna a piacere. Il binocolo A fine gara l’italiano in piedi sulle pedane fa il gesto del binocolo, come se si sentisse lontano da qualcosa e da qualcuno a cui ha risposto. Gli avversari? Marquez? Assolutamente no. Bagnaia non ha quel malanimo, conosce e rispetta i pregi degli avversari. E’ lui stesso a spiegare che quel gesto era per “ex piloti e esperti di MotoGP. Sanno bene come funzionano certe situazioni. Vedere alcune dichiarazioni mi ha motivato ancora di più”. L’elenco di chi in queste prime tre gare ha espresso giudizi duri sul suo conto si può pure fare. Si è arrivati a dire che lo stesso Bagnaia “campasse sugli assetti di Martin”. Assurdo. Martin è istintivo, Bagnaia è micrometrico e perfezionista, pure troppo, rendendo impossibile già di base un fatto simile. Chi l’ha detta forse è stato male informato. Può capitare, ma poi è plausibilissimo che un pilota risponda con un gesto mentre si leva un peso e si prende una rivincita. Che non è sugli avversari, men che meno su Marquez che va forte e una colpa non è. La caduta del 93 Perché Marquez sia caduto è un tema molto dibattuto. Andava troppo forte? Perché andava così forte? Perché ha tagliato in modo così netto sul cordolo? Ha ancora il vizio, occasionale ormai, di farsi prendere la mano? Si è distratto mentre amministrava? Marquez aveva certamente spinto forte, cercando di mettere spazio e tranquillità tra sé e un Bagnaia che gli veniva segnalato nè troppo lontano né arrendevole. Voleva la garanzia. Fonti interne a Ducati riferiscono che è proprio qualche istante prima della caduta che Marquez ha deciso di rallentare un po’ e la moto a quel punto potrebbe aver chiuso la curva più del dovuto portandolo a passare proprio sul cordolo che essendo bagnato ha fatto il resto. Gli equilibri in Ducati Mentre Marquez vinceva tutto Bagnaia ripeteva che cercava le sensazioni dello scorso anno. Si trattava di fidarsi di quello che diceva e si tratta di continuare a farlo. Abbiamo cercato di farlo. Fidarsi di Bagnaia non limiterà la stima e l’ammirazione che è giusto provare per Marquez, rimasto a punteggio pieno fino a cinque gare su sei. La storia del 93 parla per lui, non ha nemmeno senso stare qui a discuterne. La gara americana, al di là del risultato, conferma che in Ducati stanno proprio evitando di fare figli e figliastri, un po’ per stima, un po’ per affetto, un po’ per gratitudine, un po’ anche per mero interesse, dato che averne due che vanno forte è meglio che averne uno solo e se sono entrambi in rosso è proprio il top. Potrebbero non aver apprezzato forse quel “non dire niente a Ducati” che Marc si è lasciato scappare con il capotecnico Rigamonti mentre progettava il contropiede in partenza. Ma accadeva nel momento di un progetto istintivo ed estemporaneo giustificabile e hanno comunque altre ragioni per apprezzarlo. Il Marquez che si sta offrendo al mondo e alla Ducati è forte come ai vecchi tempi, ma nettamente più maturo e morbido. I momenti di retropodio ci hanno offerto fino a qui una generazione di piloti che stanno mettendo il rispetto e il divertimento al primo posto, anche se nell’arco del weekend rischiano di misurarsi con la delusione, la rabbia, la fatica e pure l’infortunio e il dolore. Differenze tra moto In termini tecnici tra le moto di Marquez e Bagnaia alcune differenze ci sono. Marquez ha scelto il nuovo abbassatore più estremo e il nuovo forcellone, mentre Pecco va avanti con la versione 2024 di entrambi i componenti. Va a sensazioni, gusti e rendimento. Il tema in Ducati non preoccupa nessuno. Sanno che il motore 2025 attualmente in uso su tutte e tre le moto ufficiali è cresciuto rimanendo affidabile e aspettano Jerez per usare e verificare la bontà del nuovo telaio. A Bologna insomma, ora che anche Bagnaia ha vinto e si prepara a sfidare Marquez su piste che gli piacciono di più, è bello stabile. In Qatar vanno forte sia Marquez che Bagnaia, Alex Marquez è in gran palla, Digiannantonio e Morbidelli ronzano con qualità tra podio e zone limitrofe, Aldeguer sta sbocciando e in gara girava da record. Il panorama potrebbe migliorare anche guardando agli avversari. L’Aprilia ha Bezzecchi che deve migliorare solo sul giro secco e facilmente recupererà Martin, mentre Ogura è già sbocciato. Honda e Yamaha fanno progressi con tutti i loro piloti e persino la KTM che sembra imprevedibile in quanto persa in balia di eventi distanti dalle corse ha visto un po’ di luce in Texas. La gara della domenica è stata per tutti oggettivamente divertente. Che poi, non è che tutte le gare debbano per forza essere divertenti e piene di sorpassi. In nessuno sport c’è la ricetta che garantisca spettacolo cento volte su cento. Ma più gli sportivi si somigliano, più opportunità ci sono.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Il soldato Bagnaia si è salvato da solo

Guido Meda