Le prime spine della ros(s)a Ducati

Parlare di una Ducati in difficoltà è ovviamente un paradosso, soprattutto se si considera il dominio della scuderia di Borgo Panigale sul campionato: occupa le prime quattro posizioni della classifica, va a podio da 73 Gran Premi consecutivi e a Le Mans, con il successo di Zarco, ha perso la possibilità di fare il record ogni epoca di 23 vittorie di fila. C’è un ‘però’ da tenere in considerazione. Se Quartararo, che stava facendo una gara fenomenale, non fosse stato costretto al ritiro a Silverstone dalla rottura dell’abbassatore posteriore, sul podio non avremmo avuto nessuna Ducati. E non accadeva da esattamente quattro anni, dal GP di Silverstone del 2021. Come è stato possibile che una moto così competitiva, che può contare sui piloti più forti e titolati del lotto, ha rischiato questa debacle? A prima vista la spiegazione più logica è quella legata alle condizioni del meteo: il vento ma soprattutto il freddo intenso della domenica hanno infatti condizionato la scelta dello pneumatico anteriore. Mentre le altre scuderie si sono potute permettere di usare uno pneumatico con mescola morbida, le Ducati hanno dovuto usare le gomme con mescola media, per via dell’eccessiva usura all’anteriore . La gomma M, esposta al freddo inglese, non lavorava bene, e le altre case ne hanno tratto beneficio: su questo non c’è molto da imputare alla Ducati. Ma non è strano veder soffrire due campioni del livello di Bagnaia e Marquez contro piloti sì talentuosi, ma che guidano delle Ducati non ufficiali? Già, perché sabato la sprint è stata vinta da una Ducati, ma da una dello scorso anno, guidata da Alex Marquez. Marc ha terminato secondo, staccato di 3 secondi dal fratello, mentre Pecco, dopo essere andato in crisi con il posteriore, è uscito addirittura dalle posizioni del podio. Non che sia andata meglio nella gara lunga: Marc, in volata, ha strappato il terzo posto a Morbidelli, mentre Pecco addirittura è caduto al quarto giro mentre era 12°. Proprio Bagnaia sta avendo delle difficoltà – più del suo compagno di squadra che ha un setup e uno stile di guida diverso – a trovare la sintonia con la Ducati del 2025: il modello di questa stagione sembra avere delle complicazioni a trasmettere il feeling della gomma anteriore, soprattutto nella fase di staccata, quando si entra in curva con il freno in mano. Piloti come Bagnaia, o come Di Giannantonio , che hanno uno stile di guida più ‘rotondo’ patiscono molto questa caratteristica della moto, perché non avendo pieno controllo della ruota davanti rischiano di scivolare non appena vanno a spingere. Guardiamo agli ultimi precedenti. A Jerez la pole position è stata conquistata dalla Yamaha di Fabio Quartararo, mentre la gara è stata vinta da Alex Marquez con la Ducati del 2024. Pecco terzo, ma con stento e fatica, Marc addirittura caduto. Discorso simile a Le Mans: ancora Quartararo in pole, con Zarco a dominare sotto la pioggia francese, mentre Marc Marquez si è dovuto accontentare di un secondo posto pur non mostrando mai un passo vagamente competitivo pur essendo molto forte sul bagnato, tanto che il rookie Aldeguer , nella sua rimonta dalle retrovie, aveva molto più ritmo. Ora, il team Ducati Factory rimane la scuderia con i due piloti più forti in assoluto: Pecco Bagnaia ha vinto due titoli consecutivi nel 2022 e nel 2023, con quello del 2024 sfuggito per una manciata di punti nonostante le 11 vittorie stagionali; Marc Marquez invece non ha nemmeno bisogno di presentazioni, tra gli otto titoli, le tantissime vittorie e numerosi record. Mai però avrei pensato di vederli lottare così duramente con delle Ducati non ufficiali o contro il modello del ’24. Pecco, pilota super veloce, sta vivendo una stagione opaca, alla ricerca di un feeling con l'anteriore che non arriva e non riesce a trovare. Marc, di contro, grazie al suo stile di guida sta ottenendo più risultati, ma alle volte è costretto ad arrendersi a piloti che sulla carta dovrebbero essere inferiori per prestazioni. La Ducati del 2025 è una moto di livello, su questo non ci sono dubbi, anche perché ricalca in molte cose il modello dello scorso campionato. Le poche modifiche fatte – da quanto riferiscono gli ingegneri – potrebbero a questo punto aver avuto un grosso effetto sull’equilibrio del mezzo, che ora pare molto ‘appuntita’ e che ha iniziato a mettere in difficoltà i suoi piloti. La concorrenza sta arrivando a grandi falcate: Aprilia, Honda e soprattutto Yamaha sono sulla buona strada per colmare il divario tecnico. In casa Ducati, al netto di una supremazia ancora non in discussione, per la prima volta dopo diversi anni comincia a circolare qualche pensiero, serve adesso capire come riprendere lo slancio.

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Le prime spine della ros(s)a Ducati

Mauro Sanchini