Di Giannantonio: "L'obiettivo un giorno è correre in rosso con la Ducati"

Ciao Diggia. 'Riders' è lo spazio dedicato ai piloti che fanno un po' la differenza. Tu l'hai fatta ultimamente in un paio di occasioni: Austin, Mugello. Sei stato bravo... "Ci stiamo provando. Cerchiamo di fare un bel lavoro ". Voto alla stagione al giro di boa estivo? Come a scuola. "Penso di poter dare un otto, nonostante i tanti episodi un po' particolari durante l'anno. L'inizio di stagione è stato diverso da come previsto: abbiamo affrontato l'inverno con l'idea di arrivare alla prima gara in attacco, per cercare di dare il massimo fin da subito, invece siamo dovuti partire decisamente in difesa perché non stavo bene. Le prime gare 'remavo' tanto, ma siamo riusciti comunque a fare bene: seconda gara in top five, terza già a podio, pur non essendo mai stati al 100% nella prima parte di stagione. La velocità c'è, i risultati anche, è il nostro primo anno con il pacchetto Factory. Stiamo crescendo". Hai parlato di pacchetto Factory. Come ti stai trovando con questa moto? "Io bene. Cambia tantissimo da essere un pilota in un team privato, con una moto privata, a essere un pilota con supporto Factory. Quasi tutto. Non basta più arrivare al weekend di gara e dare gas, ci sono tanti altri fattori extra pista. Perché quando produce una moto nuova la casa cerca di farla al meglio, ma va poi appunto sviluppata e capita. Un po' come quando compri un nuovo smartphone, ci devi 'smanettare' per capire tutte le funzioni, anche a rischio di trovarsi inizialmente peggio. Con la GP25 è successo lo stesso: all'inizio abbiamo tribolato, ma io ero convinto da subito che il pacchetto fosse ottimo e che ci fossero tutte le potenzialità per fare veramente bene. Ci stiamo arrivando". Sei a metà strada tra un pilota che con questa moto si trova benissimo e vince sempre come Marquez, e un pilota un po' in difficoltà come Bagnaia. A quale dei due ti senti più vicino? "Sono vicino a Diggia, di base. La moto va bene. Non mi piace comparare le sensazioni con Marc e Pecco. Ovviamente ci si confronta per cercare di migliorare la moto, o me stesso. Però non mi sento di essere più vicino a uno dei due: ognuno ha il proprio stile di guida, abbiamo altezze, leve e pesi diversi, e ciò ci porta a essere posizionati sulla moto in maniera differente l'uno dall'altro. Da casa sembra facile, invece fare un paragone preciso con un altro pilota è molto complesso: Pecco basa la sua forza sulla frenata, Marc ha un gran controllo dell'angolo di piega, io invece gestisco molto bene le gomme". Ti fanno provare cose nuove? "Ne abbiamo provate un bel po' quest'anno. Io poi cerco di essere il più preciso possibile nei miei feedback, a Gigi e ai ragazzi del team piace questo aspetto, quindi mi chiedono sempre di fare qualche test in più. E non può che darmi un pizzico di orgoglio". Quando sei arrivato ti si faceva presente che non sei un pilota dell'Academy di Valentino Rossi. Ormai questa cosa è alle spalle no? "Si tratta sempre di rapporti no? Le prime impressioni alle volte possono essere riconfermate, altre volte modificate. Quando sono arrivato l'ho fatto con tutta l'umiltà del mondo e grande voglia di imparare, perché ho sempre stimato il lavoro e la struttura dell'Academy e di conseguenza anche il team: hanno vinto molto e fatto podi, arrivando terzi nel Mondiale con Bezzecchi. Sono un team forte, io mi sono trovato benissimo dal primo giorno. Mi hanno trasmesso di nuovo la serenità di correre, posso solo che essergliene grato". Essere romano è un vantaggio o uno svantaggio? "Io sono romano, non lo posso cambiare". Sei maturato rispetto al pilotino di Moto3 a cui ho fatto le prime interviste. "Mi sono divertito tanto a inizio carriera. Crescendo inizi ad avere più responsabilità, è inevitabile. Si matura". Le persone irrinunciabili che hanno caratterizzato la tua carriera e ti hanno portato fin qui? "Parto dall'inizio. Mio papà, perché senza di lui non sarei mai salito su una moto. Poi 'Cecco', Fabrizio Cecchini. Ci siamo conosciuti al Civ Misano, io ero andato in pista, poi una volta sceso dalla moto ci siamo incontrati nel retrobox e mi ha detto: "Tu vai forte. Guidi bene. Da adesso ti seguirò". Lì mi sono sciolto, l'ho guardato con gli occhi a forma di cuore, perché ovviamente sapevo chi fosse. Diego Tavano, il mio manager, con cui abbiamo costruito delle cose bellissime. Frankie Carchedi: il pilota di MotoGp che sono oggi è grazie a lui, mi ha insegnato tantissimo nella tecnica di guida. E poi Uccio Salucci. Quando ero in un periodo senza scuderia sono andato a parlargli da uomo a uomo: mi ha cambiato la vita, mi ha dato l'opportunità di venire in questo team, si è esposto per me, sposando la mia causa. Mi ha cambiato la vita". Quando sei in griglia e arriva Valentino Rossi, che effetto ti fa? Come la gestisci? "In griglia tutto bene, il problema è quando entra nel box. Mi fa ancora tantissimo effetto. Ovviamente in quei momenti cerco di comportarmi da 'Fabio', da professionista, in modo che possa prendere il massimo da quello che ci diciamo. Mi sforzo per non comportarmi da fan in quelle occasioni. In griglia invece sono talmente in un momento di concentrazione che mi riesce più facile fare il pilota. Post gara però è sempre bellissimo quando entra nel box e ci facciamo due chiacchiere guardando i dati". Quando le cose vanno bene certe volte dici "abbiamo fatto come quelli veri". Tu però sei già uno 'vero'. "Ho in testa alcuni piloti che, secondo me, sono stati grandi e hanno fatto cose meravigliose in questo sport. Più che "fare una cosa vera", preferisco pensare che l'idea di diventare un grande pilota sia ancora lontana e che devo ancora lavorare tanto per raggiungerla. È un obiettivo che mi stimola". Marquez è battibile? "Sto lavorando tutti i giorni per cercare di avvicinarmi a lui. Come tutti noi in certi aspetti è meno forte, sarebbe figo riuscire a batterlo in quei momenti". Bagnaia lo ritroveremo tra i protagonisti? "Lo è già. Per quanto stia facendo fatica in questo momento va spesso a podio ed è terzo in campionato. Per me è già un super protagonista". Quanto questa stagione sarà importante per la tua carriera in MotoGp? Dove vorresti arrivare? "Ho fatto un bel percorso in MotoGp, ma finalmente in questa stagione posso costruire anche per la prossima: stessa squadra, stessa moto, stesso gruppo di lavoro. Quando hai due anni di fila lo stesso pacchetto i margini di crescita sono enormi. Pecco è da 6 anni nello stesso team. Martin ci ha impiegato 4/5 stagioni per diventare il campione del mondo che conosciamo. Finalmente ho l'opportunità per costuire". E se un giorno dovessero chiamarti in rosso? "L'obiettivo di qualsiasi pilota è arrivare a correre con la moto ufficiale. Sarebbe bellissimo. Correre con il rosso della Ducati sarebbe romatico. È uno dei miei obiettivi". L'arrivo al tuo fianco un giorno di un pilota come Acosta di infastidisce o ti stimola? Visto il talento che ha. "Acosta è un pilota incredibile. È arrivato in MotoGp da ragazzino, ha uno stile di guida pazzesco. Va fortissimo. Ha anche un carattere particolare. È un pilota giovanissimo, e ho notato che la nuova generazione sta imparando in fretta. Io a casa per esempio mi alleno con Luca Lunetta, che corre in Moto3. Si potrebbe pensare che sia ancora un ragazzino, invece fa già tante cose meglio di me. Anche io imparo molto da lui, non solo il contrario. E se penso ad Acosta, che è più vicino perché già in MotoGp, vorrei imparare tantissimo da lui". La passione per la Roma c'è ancora? "Sempre. Sono un super tifoso, mi piace seguirla e andare allo stadio. Speriamo di fare una grande stagione". E su Cobolli? "Sta diventando un giocatore pazzesco. La sua partita contro Djokovic mi ha sorpreso, è fortissimo". Raccontami il podio di Austin e quello del Mugello. "Austin è stato bellissimo. Arrivando dal lunghissimo infortunio patito in inverno, su una pista tra le più impegnative da un punto di vista fisico. Primo podio tra l'altro con il team VR46. Super emozionante. Il Mugello invece è quello che sogni da bambino no? Sono stato l'unico italiano sul podio, il pubblico era un po' tutto dalla mia parte. Pazzesco. Quando mi sono messo in piedi sul muretto del box con tutti i tifosi sotto è stato un momento da pelle d'oca, lo volevo fare fin da piccolo. Nella top 3 dei momenti più belli della mia vita". Abbiamo anche intervistato la tua fidanzata, sempre più spesso alle gare. "Le piace, si sta appassionando. Come con la moto, anche con lei stiamo costruendo ". La cosa più trash che fai quando torni a Roma? "C'è questo ristorante a Trastevere che è un punto fisso. Si chiama 'Il Ciak'. Lì sono Fabio al 100%, mi presente sempre in pantaloncini".

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Sandro Donato Grosso