David Almansa ha un grande talento. Ma non chiamatelo Salamanca

Ci sono eventi sportivi in cui non si celebra per forza il vincitore, ma magari l'impresa, o la quasi-impresa, di uno sconfitto. È quello che si può fare con la gara Moto3 di Motegi, stravinta da David Muñoz, che ha aperto un match point per l'Indonesia per José Antonio Rueda, ma che è stata arricchita nella sua spettacolarità da un attore non protagonista che ha finito la sua corsa nella ghiaia: David Almansa. Partiamo dal motivo della quasi-impresa non compiuta. Almansa è caduto per un problema tecnico che ha interrotto la sua grande rimonta. Rimonta dall'ultimo posto in griglia, dovuto a una penalità provocata dal solito atteggiamento in qualifica che spesso, attraverso la punizione dello steward panel, stravolge posizioni di partenza e risultati di gara: settori troppo lenti, nell'attesa di una scia. Ma la reazione di Almansa è stata una risalita formidabile, che lo ha messo in lotta innanzitutto col suo compagno di squadra Fernández, con cui si gioca anche la permanenza nel team Leopard per il 2026, e poi anche per il podio. Prevedere questa trasformazione di Almansa in Giappone era difficile come prevedere quella da pilota nella media a riferimento, insieme ovviamente ad altri che hanno fatto meglio di lui finora, della Moto3. La stagione da rookie di Almansa con Snipers non era stata infatti brillantissima. Ma le cause vanno ricercate a ritroso nel campionato Mondiale junior di due anni fa, quando in un incidente da lui innescato ad Aragón Almansa si procurò una serie di fratture molto complicate alla mano sinistra. Il recupero venne cancellato da una apparentemente banale scivolata nel primo weekend di gara del 2024, in Qatar. La mano e le inserzioni per tenerla insieme dopo il primo infortunio non resistettero, Almansa si ruppe di nuovo, e pur riuscendo a tornare in pista in tempi ragionevolmente brevi, la guida e le prestazioni risentirono pesantemente di questo doppio shock. Almansa non è certo il pilota più espansivo del paddock, è un ragazzino piuttosto timido, l'opposto della sua aggressività in gara. Aiutato da scout italiani, come quelli di Rotek che lo misero su una Moto4 a inizio carriera, avrebbe probabilmente interrotto il suo percorso verso il motomondiale senza l'aiuto degli investitori di Finetwork. Lo portarono anche a fare una sostituzione infortunio in Argentina, e anche lì, partendo dal fondo ma con la pioggia, Almansa fu l'attore non protagonista della gara, terminata dopo un contatto con Ogden dopo che tutti i "senior" della Moto3 avevano un po' preso di mira l'ultimo arrivato col potenziale per star davanti. Con Leopard Almansa ha fatto un passo avanti nella maturità, ma non ancora sufficiente da garantirgli il primo podio della carriera. Velocissimo nelle prove, spesso quest'anno si è lasciato risucchiare dal gruppo quando la lucidità deve battere la velocità pura, nelle fasi finali di gara Moto3, sempre caotiche. Il talento per arrivarci non gli manca, al punto che Norman Rank, capotecnico di Ogura in Moto2 nel trionfale 2024, quest'anno a Jerez è stato impressionato dal modo in cui Almansa interpretava una determinata parte della pista. Al punto da correre entusiasta nel box Leopard a dire: "Il vostro pilota, Salamanca, in quelle curve è fortissimo!". La risposta collettiva è stata un bel... "Chiiii?". Già, chi diavolo era Salamanca? Solo Almansa, storpiato nel nome di una nota città spagnola, e vittima da quel giorno del simpatico ludibrio dei membri della sua squadra che lo fanno arrabbiare chiamandolo "Salamanca". "No me gusta", dice David. Ma c'è un modo, un patto, perché non sia più chiamato così nel box e lo sia, invece, per una volta sola, nel racconto tv: raggiungere il podio, meglio se nel mezzo. Sperando che non ci siano penalità o problemi che ostacolino la cancellazione dell'alter ego di scarso successo di David Almansa: Salamanca.

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David Almansa ha un grande talento. Ma non chiamatelo Salamanca

Rosario Triolo