MotoGP, quando un Mondiale si decide all'ultima gara c'è sempre Bagnaia protagonista

Anch'io ho già visto un Mondiale decidersi all'ultima gara. Per la verità, più di uno. E nel mezzo per quelle due volte, che stanno per diventare tre, c'è sempre stato Pecco Bagnaia. È difficile storicizzare il presente, probabilmente sarà tutto più chiaro tra una trentina d'anni. Ma nel 2022 è successo qualcosa di eccezionale nel motociclismo, Bagnaia ha completato una rimonta impossibile da oltre 90 punti di distacco su Quartararo, e ancora non si correvano le sprint, quindi i punti a disposizione per ogni weekend erano 25 e non 37. Addirittura è arrivato con un tale slancio da avere il primo match point alla penultima gara e possibilità di chiudere con un risultato di seconda fascia all'ultima a Valencia, dove effettivamente Pecco non è stato brillante, ma ha fatto ampiamente il suo dovere non tanto per aver portato a casa il compito, quanto per aver praticamente cancellato ogni rischio di sconfitta con un duello nelle prime curve che ha subito fatto perdere tempo al suo rivale, Quartararo. E visto che la competitività della moto di Fabio è venuta meno, costringendoci ad aspettare e rinviando a data da destinarsi un nuovo sbocciare di questa rivalità che era già nata nell'anno precedente, quando a Bagnaia il miracolo della rimonta non era riuscito, nel 2023 e nel 2024 è spuntato Jorge Martín a creare un dualismo che diventerà icona delle due ruote. Non può che essere così, perché come è ormai noto a tutti Martín e Bagnaia conoscono ogni punto forte e debole l'uno dell'altro per aver condiviso box e stanza da letto nel team Aspar in Moto3; perché sono stati campioni del mondo per la prima volta nello stesso giorno, a Sepang, uno in Moto3 e uno in Moto2; perché sono stati due volte a un passo dal ricongiungersi nella stessa squadra, nel team Ducati ufficiale, che poi ha scelto prima Bastianini e poi Márquez; perché hanno sì avuto la stessa moto, ma in strutture diverse, Martín con l'idea di aver subìto una sorta di ingiustizia, Bagnaia con quella che forse sarebbe stato più facile se la differenza tra team ufficiale e team satellite fosse stata anche tecnica, come succedeva fino a non più di 15-20 anni fa. Fortissimi, sempre al limite, addirittura ‘rimproverati’ dagli osservatori per aver commesso troppi errori, l'uno e l'altro. Ma il tempo racconterà che quegli errori sono il conto da pagare per aver raggiunto un livello divino, di insuperabilità sostanziale, che però si scontra con l'umana realtà che al divino si può aspirare senza toccarlo veramente, pena finire con le ali bruciate inseguendo il sole, o più prosaicamente con la tuta sporca di ghiaia inseguendo la vittoria. Non ho le conoscenze, l'esperienza, la testimonianza diretta di imprese di epoche mitologiche che possiede Paolo Beltramo. Ma come riempie di felicità il suo cuore, oggi, raccontare quello che ha vissuto ieri, sono sicuro che domani, che sia su un sito, su uno schermo o intorno a un albero di Natale con i nipotini, anch'io avrò mani tremanti, occhi lucidi e voce incerta nel condividere la mia fortuna di aver visto due così, che non ne bastano dieci di vittorie per essere world champion, che non ne bastano tanti di punti da superare ampiamente il conto dell'anno precedente per averla chiusa in anticipo, non basta essere Bagnaia per battere Martín e neanche Martín per battere Bagnaia, comunque vada questa rivincita del 2023, perché questo biennio, chiuso idealmente con i giri matti carena contro carena in Malesia, li renderà eterni. Bagnaia è già un pilota leggendario, lo dicono i tre mondiali già vinti, le sue statistiche, i suoi traguardi. Come l'ultimo, quello di essere diventato il sesto di sempre a vincere almeno dieci gare in una stagione in top class dopo Agostini, Doohan, Rossi, Stoner e Márquez. Martín è vicino a entrare nel mito non solo per aver sconfitto l'antagonista, e neanche perché lo farebbe con un team satellite, ma perché lo farebbe con una squadra in procinto di passare a Yamaha mentre lui in persona sta per accogliere la complicatissima sfida di rimanere così veloce anche su una moto diversa, l'Aprilia. La speranza è che con il team ufficiale che tanto desiderava e che troverà comunque in Italia, ma su un'altra moto, Martín si adatti in fretta per proseguire questo dualismo con Bagnaia. Perché questa è la loro epoca, ed è la loro epica. E benché forse sia meno chiaro di vari ‘instant classics’ rapidamente decifrati, il tempo ci ricorderà di quanto saremo stati privilegiati a poter assistere allo spettacolo messo insieme da questi piloti, in attesa che a rendere ancora più grandi le loro imprese arrivino altri attori che oggi non sono protagonisti come Márquez, Quartararo, Mir, Acosta, Bastianini, Bezzecchi, Di Giannantonio, Morbidelli, Marini...

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