La metamorfosi di Valentino Rossi

“Non smettere mai di sognare”, questo è il messaggio contenuto in quello che Valentino Rossi fa. Sono passati 11 anni dall’ultima volta di Valentino a Indianapolis, all’epoca il Dottore correva con la Yamaha in MotoGP. Come finì? Con una vittoria grazie a un’interruzione della gara dovuta a delle condizioni meteo, che rendevano pericoloso continuare a correre. Sabato 18 ottobre, alla 8 Ore di Indianapolis, Valentino si è presentato in America con la sua BMW M4 GT3 Evo numero 46 per l’ultimo round dell’Intercontinental GT Challenge. Com’è finita? Come quella volta, con una vittoria storica grazie a un’interruzione della gara dovuta a un nubifragio che ha reso la pista impraticabile per la seconda metà della competizione. Di similitudini ce ne sono sempre tante, specialmente quando si parla di un pilastro del motorsport che ha fatto della sua vita un racconto unico da tramandare ai posteri. Un racconto di passione e di amore verso il motorsport, visto sempre con gli stessi occhi di ragazzo, verso un qualcosa che non ha mai smesso di essere ragione di vita: la velocità. La carta d'identità dice anno di nascita 1979 e per dire la verità potrebbe, in teoria, andare contro quello che il '46' sta facendo negli ultimi anni, ovvero buttarsi a capofitto nell’ennesima sfida professionale provando, dopo 26 anni di carriera e 9 titoli mondiali su due ruote, ad arrivare al top di uno sport mondiale come il GT racing. Una categoria difficile, estrema, intensa e super competitiva, dove anche il più piccolo dettaglio fa la differenza. Una competizione dove i migliori piloti al mondo di prototipi e GT3 sono chiamati a lottare sui millesimi e dove, più volte, anche ex piloti di Formula 1, considerati l'eccellenza dei motori, hanno dimostrato di fare fatica. L’effetto è stato, grazie proprio a Rossi, travolgente. Tanto da far innamorare moltissime persone di una categoria che sembrava vivere in un ingiusto anonimato, ma che invece racchiude una competizione divertente e complicata, ma soprattutto estremamente appagante per chi da casa si trova ora a guardarla. Max Verstappen ha confessato in più occasioni il suo amore e la sua ambizione verso le corse di durata, dove per altro ha già dimostrato di saperci fare . Il quattro volte campione del mondo F1, infatti, è proprietario di un team nel GT World Challenge, e ha dichiarato di voler prendere parte a tutte le 24 Ore più importanti al mondo al più presto. La stagione di Valentino Rossi quest’anno è stata il culmine di un lavoro che va avanti da quattro anni, passato per tantissimi chilometri e tantissimi round. Una stagione che lo ha visto conquistare il 2° posto di Bathurst nella leggendaria 12 ore australiana, vincere a Misano per il terzo anno di fila davanti al suo pubblico e infine tornare sul gradino più alto del podio in quel di Indianapolis. Una stagione che per altro è passata per il WEC per il secondo anno di fila e che ha portato Rossi a un livello di competitività che nessuno si aspettava quando 'il Dottore' scelse di intraprendere una carriera nel campionato GT più difficile del mondo. Perché nel GT non conta solo vincere. A volte può succedere di non essere competitivi e di essere 'nascosti' da un compagno di squadra più efficace, ma molti addetti ai lavori si sono accorti, dati alla mano, di come Rossi abbia alzato il livello delle sue prestazioni personali in macchina, raggiungendo con il duro lavoro il livello da professionista che tanto ambiva. L’esempio più chiaro è stato durante la 24 Ore di Spa del 2025, la gara GT più importante al mondo, dove 'il Dottore', in squadra con Magnussen e Rast, ha stupito tutti, riuscendo a essere più incisivo e veloce di entrambi. Un livello che forse nessuno si aspettava, e al quale nessuno credeva potesse arrivare. Nessuno, solo lui. Il 'Peter Pan' del motorsport è riuscito a creare una nuova storia meravigliosa, capace di far sognare i suoi fan ancora una volta e che oggi lo portano a essere un esempio di qualità e longevità per tutti quelli che amano il motorsport. Un testimonial grazie al quale si è data visibilità a un universo meraviglioso come quello del GT e un modello che molti piloti stanno cominciando a seguire.

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Ivan Nesta