Che lotta a Ovest: Thunder e Clippers sono le favorite
NBAL'ANALISI. E' partita col botto la stagione Nba 2013-2014. Nella Western Conference sembra una lotta a due per andare a strappare l'anello agli Heat, ma occhio a Golden State. Sogni di gloria anche per Belinelli e Gallinari. E i Lakers?
di Matteo Veronese
Una roulette. Ecco cos'è diventata la Western Conference, negli ultimi anni. L'anno scorso Utah e Dallas sono rimaste fuori dai playoff, ma i Jazz sarebbero arrivati tranquillamente settimi a Est e i Mavs avrebbero avuto la certezza di disputare la post season con qualche match di anticipo. Mentre sulla costa atlantica Heat e Bulls sembrano destinati a padroneggiare, dall'altra parte degli Stati Uniti regna invece l'equilibrio, rendendo la corsa ai playoff molto più ardua.
Northwest: è la division dei Thunder di Westbrook (che però starà fuori almeno un mese dall'inizio della stagione) e Durant. Difficile pensare a una squadra diversa in testa alla conference al termine delle 82 partite di regular season, anche se i Clippers sembrano cresciuti parecchio. Nella stessa division di Oklahoma City puntano alla post season anche i Denver Nuggets di Gallinari – anche lui salterà la prima parte di stagione – e Nate Robinson, e i Minnesota Timberwolves del trio Rubio-Love-Pekovic, questi ultimi forse la miglior coppia di lunghi della Conference. Qualche chance anche per i Trail Blazers di Lillard (l'anno scorso miglior rookie a mani basse) e Aldrige, nessuna per i Jazz, in piena ricostruzione.
Pacific: il cambio della guardia a Los Angeles sembra ormai una certezza (nonostante il risultato del primo, sorprendente derby stagionale). I Clippers, fino a pochi anni fa "una delle culture più perdenti della storia dello sport americano", possono sognare in grande grazie alla “connection” CP3-Griffin e alla guida di Doc Rivers. Discorso opposto per i Lakers, che dopo anni passati a dominare la scena cittadina si sono risvegliati con qualche acciacco: a partire ovviamente da Kobe Bryant, 35 anni al rientro dall'infortunio al tendine d'achille fino al play 39enne Nash. Occhio a Golden State, che potrebbe migliorare la semifinale di conference di un anno fa: Curry è ormai un All-star e l'arrivo di Iguodala da Denver è un gran colpo. Zero possibilità per i Phoenix Suns, pochissime per i Sacramento Kings, a meno che Ben McLemore (settimo al draft, ma a lungo indicato come prima scelta) e Cousins facciano il miracolo.
Southwest: San Antonio saprà riprendersi dallo shock di gara-6 della Finals 2013? Duncan-Ginobili-Parker hanno talento da vendere, ma l'età avanza. Belinelli ha l'occasione, fin qui, della vita per poter essere protagonista in una squadra che può sempre lottare per il titolo. A sud-ovest occhio di riguardo per i Memphis Grizzlies, che non hanno cambiato quasi nulla e anzi hanno rinforzato la panchina con i tiratori che mancavano (Mike Miller da Miami, su tutti). Anche in Texas possono sognare: i Rockets hanno preso Howard dai Lakers e confermato Harden e Lin, a Dallas oltre al “solito” Nowitzki, Carter e Marion invecchiano. Ellis e Calderon sono le novità, ma potrebbero non bastare. A New Orleans (addio Hornets, che torneranno a Charlotte nel 2014-2015, ora ci sono i Pelicans) aspettano ancora che esploda Davis (prima scelta un anno fa) e che Gordon riesca a giocare una stagione per intero.
Una roulette. Ecco cos'è diventata la Western Conference, negli ultimi anni. L'anno scorso Utah e Dallas sono rimaste fuori dai playoff, ma i Jazz sarebbero arrivati tranquillamente settimi a Est e i Mavs avrebbero avuto la certezza di disputare la post season con qualche match di anticipo. Mentre sulla costa atlantica Heat e Bulls sembrano destinati a padroneggiare, dall'altra parte degli Stati Uniti regna invece l'equilibrio, rendendo la corsa ai playoff molto più ardua.
Northwest: è la division dei Thunder di Westbrook (che però starà fuori almeno un mese dall'inizio della stagione) e Durant. Difficile pensare a una squadra diversa in testa alla conference al termine delle 82 partite di regular season, anche se i Clippers sembrano cresciuti parecchio. Nella stessa division di Oklahoma City puntano alla post season anche i Denver Nuggets di Gallinari – anche lui salterà la prima parte di stagione – e Nate Robinson, e i Minnesota Timberwolves del trio Rubio-Love-Pekovic, questi ultimi forse la miglior coppia di lunghi della Conference. Qualche chance anche per i Trail Blazers di Lillard (l'anno scorso miglior rookie a mani basse) e Aldrige, nessuna per i Jazz, in piena ricostruzione.
Pacific: il cambio della guardia a Los Angeles sembra ormai una certezza (nonostante il risultato del primo, sorprendente derby stagionale). I Clippers, fino a pochi anni fa "una delle culture più perdenti della storia dello sport americano", possono sognare in grande grazie alla “connection” CP3-Griffin e alla guida di Doc Rivers. Discorso opposto per i Lakers, che dopo anni passati a dominare la scena cittadina si sono risvegliati con qualche acciacco: a partire ovviamente da Kobe Bryant, 35 anni al rientro dall'infortunio al tendine d'achille fino al play 39enne Nash. Occhio a Golden State, che potrebbe migliorare la semifinale di conference di un anno fa: Curry è ormai un All-star e l'arrivo di Iguodala da Denver è un gran colpo. Zero possibilità per i Phoenix Suns, pochissime per i Sacramento Kings, a meno che Ben McLemore (settimo al draft, ma a lungo indicato come prima scelta) e Cousins facciano il miracolo.
Southwest: San Antonio saprà riprendersi dallo shock di gara-6 della Finals 2013? Duncan-Ginobili-Parker hanno talento da vendere, ma l'età avanza. Belinelli ha l'occasione, fin qui, della vita per poter essere protagonista in una squadra che può sempre lottare per il titolo. A sud-ovest occhio di riguardo per i Memphis Grizzlies, che non hanno cambiato quasi nulla e anzi hanno rinforzato la panchina con i tiratori che mancavano (Mike Miller da Miami, su tutti). Anche in Texas possono sognare: i Rockets hanno preso Howard dai Lakers e confermato Harden e Lin, a Dallas oltre al “solito” Nowitzki, Carter e Marion invecchiano. Ellis e Calderon sono le novità, ma potrebbero non bastare. A New Orleans (addio Hornets, che torneranno a Charlotte nel 2014-2015, ora ci sono i Pelicans) aspettano ancora che esploda Davis (prima scelta un anno fa) e che Gordon riesca a giocare una stagione per intero.