Becky Hammon, la signora Nba: coach degli Spurs per l'estate
NBADa giocatrice la chiamavano "Big Shot Becky" per l'abilità nel segnare i canestri decisivi. Ora sta scrivendo un pezzo di storia negli Usa: vice allenatore dei texani, li guida nella Summer League al posto di Popovich
Rebecca Lynn Hammon fa la storia della Nba. L'ex cestista è stata infatti nominata allenatrice dei San Antonio Spurs. Si tratta 'solo' della Summer League ma è pur sempre la prima volta in assoluto per una donna in un settore dominato da uomini. La Hammon - 38 anni, nata a Rapid City in South Dakota ma che ha giocato per la Russia alle Olimpiadi del 2008 e del 2012 grazie all'acquisizione della doppia cittadinanza, soprannominata quando giocava "Big Shot Becky" per la sua abilità di mettere a segno i canestri decisivi - era già assistente di Gregg Popovich, l'osannato coach di San Antonio che ha portato gli Spurs a vincere il titolo Nba nel 2014, rompendo il dominio dei Miami Heat di LeBron James.
Nella stagione da poco conclusasi con il successo di Golden State e' diventata la prima donna assistente a tempo pieno in Nba, ovviamente agli Spurs, e ora è la prima donna head coach in Summer League, la lega estiva in cui molte squadre provano i loro prospetti. Nelle funzioni di allenatrice in prima Becky ha già guidato la squadra in cinque partite vincendone quattro. "Mi sento un po' come gettata nel fuoco - ha detto - puoi bruciarti oppure diventare più dura e più forte come loro. Popovich mi ha dato questo lavoro per quella che sono, per il mio cervello, le mie conoscenze, la mia personalità. Non cerco di strafare. e non parlo solo per dimostrare ai miei interlocutori quanto sono preparata. Altrimenti 'Pop' mi direbbe di stare zitta".
L'inizio della carriera non fu facile, non avendo superato diverse prove e inizialmente scartata dalle squadre della WNba, la lega femminile professionistica del basket americano. Alla fine pero' per Becky arrivo' l'occasione con le New York Liberty, e da li e' iniziata l'ascesa, fino ad essere introdotta nel 2004 nella Colorado State University Sports Hall of Fame per i risultati raggiunti nelle Colorado State Rams. Ha giocato anche in Italia nel 2001 e 2002 nelle fila della Trentino Rovereto Basket e in Russia, chiudendo la carriera nel 2014 proprio a San Antonio, nella squadra delle Stars dove ha militato per sette anni. E a San Antonio e' cominciata la sua carriera in panchina. "Ora - spiega Hammon - la più grande soddisfazione per me sarebbe che le persone abbandonassero l'etichetta 'prima donna allenatrice' e semplicemente mi chiamassero coach".
Nella stagione da poco conclusasi con il successo di Golden State e' diventata la prima donna assistente a tempo pieno in Nba, ovviamente agli Spurs, e ora è la prima donna head coach in Summer League, la lega estiva in cui molte squadre provano i loro prospetti. Nelle funzioni di allenatrice in prima Becky ha già guidato la squadra in cinque partite vincendone quattro. "Mi sento un po' come gettata nel fuoco - ha detto - puoi bruciarti oppure diventare più dura e più forte come loro. Popovich mi ha dato questo lavoro per quella che sono, per il mio cervello, le mie conoscenze, la mia personalità. Non cerco di strafare. e non parlo solo per dimostrare ai miei interlocutori quanto sono preparata. Altrimenti 'Pop' mi direbbe di stare zitta".
L'inizio della carriera non fu facile, non avendo superato diverse prove e inizialmente scartata dalle squadre della WNba, la lega femminile professionistica del basket americano. Alla fine pero' per Becky arrivo' l'occasione con le New York Liberty, e da li e' iniziata l'ascesa, fino ad essere introdotta nel 2004 nella Colorado State University Sports Hall of Fame per i risultati raggiunti nelle Colorado State Rams. Ha giocato anche in Italia nel 2001 e 2002 nelle fila della Trentino Rovereto Basket e in Russia, chiudendo la carriera nel 2014 proprio a San Antonio, nella squadra delle Stars dove ha militato per sette anni. E a San Antonio e' cominciata la sua carriera in panchina. "Ora - spiega Hammon - la più grande soddisfazione per me sarebbe che le persone abbandonassero l'etichetta 'prima donna allenatrice' e semplicemente mi chiamassero coach".