
LA FOTOGALLERY. Dal coach visionario al giocatore che inventò il tiro in sospensione: uomini speciali che hanno saputo trasformare la pallacanestro "in bianco e nero". Le loro storie sono raccolte in "Basket R-Evolution", il nuovo libro di Flavio Tranquillo

L'evoluzione del basket, o meglio le sue "rivoluzioni", tracciata attraverso 5 storie. Lo ha fatto Flavio Tranquillo, che in "Basket R-Evolution" racconta cinque uomini, un ideale quintetto di rivoluzionari del Gioco made in Usa: l’allenatore-uomo-d’affari, il giocatore all’avanguardia, lo scommettitore incallito, l’arbitro tutto d’un pezzo e il coach visionario. Accanto a loro, abbiamo messo un altro quintetto di rivoluzionari "moderni". Ecco le loro storie -
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BOB DOUGLAS. Il "padre della pallacanestro nera": nel 1922 fonda i New York Rens, squadra interamente composta da giocatori afroamericani. Una rivoluzione, per l'epoca. "I Rens sono stati pionieri che parlavano tramite il basket a persone che spesso non gradivano quel che avevano da dire", ha detto Richard Lapchick, direttore del Northeastern University's Center per lo studio dello Sport nella Società -
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KENNY SAILORS. Vi siete mai chiesti chi per primo inventò il tiro in sospensione? Quel gesto tecnico che oggi ci sembra naturale e quasi banale, nasce in realtà nel 1934 in una fattoria del Wyoming, dove il piccolo Kenny (era alto 1.67), stanco di essere sempre stoppato dai 195 cm del fratello Bud con cui ingaggiava lunghissimi uno-contro-uno, si inventa questo nuovo modo di tirare: saltando -
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Dovranno passare oltre 10 anni perché questa foto, pubblicata su Life Magazine che all'epoca tirava oltre 5 milioni di copie, possa diffondere la sua invenzione su tutto il territorio americano. Per arrivare fino ai giorni nostri, esaltata dalle magie degli Splash Brothers -
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JACK MOLINAS. Un fantastico atleta, carismatico, intelligente. Se non fosse che "è stato un Premio Nobel delle scommesse truccate". «I miei cosiddetti crimini non hanno danneggiato alcuno, salvo qualche scommettitore e un po’ di allibratori» dichiarò in aula, facendo capire che la dimensione etica per lui non esisteva. Una figura controversa che "ha buttato al vento una vita e una carriera da prima pagina per aver ceduto a un’ossessione compulsiva" -
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EARL STROM. C'è anche un arbitro, tra i 5 rivoluzionari scelti da Flavio Tranquillo. E che arbitro. Una personalità senza limiti, che lo portò ad aggredire allenatori, tifosi e persino una mascotte. Non pensate a lui, però, come a una macchietta: fu un ottimo arbitro, che rivoluzionò il modo di intendere questo ruolo -
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PETE NEWELL. Un genio in panchina. "Ha perfezionato pressing, aiuto dal lato debole, uso delle guardie sul perimetro e ball movement, cos'altro vi serve?" -
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MAGIC JOHNSON. Accanto ai 5 raccontati nel libro, abbiamo chiesto a Flavio Tranquillo di schierare un quintetto ideale di "rivoluzionari" moderni. Si parte con Magic Johnson, e la motivazione è semplice: "E' stato il primo a cambiare il concetto del playmaker: da normolineo a dominante fisicamente, senza perdere in visione di gioco -
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MICHAEL JORDAN. Poteva forse mancare MJ? "Perché lo scelgo? Perché sì: basta la parola, come il confetto Falqui", dice Tranquillo -
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STEPH CURRY. Attingiamo anche dai giorni nostri. Con il fenomeno di Golden State stiamo assistendo a qualcosa di rivoluzionario, dobbiamo esserne consapevoli. "Prima di lui - spiega Tranquillo - non sarebbe stato pensabile di marcare uno a 10 metri dal canestro" -
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ARVYDAS SABONIS. "Il Magic Johnson dei lunghi - spiega Tranquillo - 2 metri e 20 come un playmaker prima degli infortuni" -
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DRAZEN PETROVIC. La sua "rivoluzione"? "Per primo ha imposto all'NBA la necessità di guardare al di fuori dei confini americani" -
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