Il 6 dicembre 1994 nasceva ad Atene Giannis Antetokounmpo, il prototipo di giocatore pronto a rivoluzionare la concezione dei cinque ruoli nel basket e a prendere in mano l'intera Nba.
Ventidue anni fa Giannis Antetokounmpo non avrebbe mai lontanamente immaginato di firmare un contratto da 100 milioni di dollari, né tantomeno di diventare uno dei giocatori più decisivi e spettacolari dell’intera Nba. Il suo volto ormai è sempre più ricorrente negli highlights e nelle cronache della gare della notte, in cui spesso è protagonista con prestazioni sempre più eccezionali. Votato giocatore della settimana della Eastern Conference, Giannis è soprattutto uomo squadra e sempre più trascinatore di una franchigia che ha saputo riconoscere in quel fisico che sembra uno scherzo della natura (da qui il soprannome “The Greek Freak”) il futuro verso cui la lega si sta muovendo a grandi passi.
Crescita esponenziale – Una progressione certificata anche dalle cifre. La stats line di Antetokounmpo è lunga quanto il suo cognome e merita di essere letta con la stessa attenzione: 22.4 punti, 8.7 rimbalzi, 5.8 assist, 2.2 rubate e altrettante stoppate. Numeri che cambiano il volto di una squadra che senza di lui vede crollare la sua produzione offensiva di quasi 10 punti: si passa infatti dai 106.3 punti su 100 possessi con lui in campo ai 97.9 realizzati quando si ferma a rifiatare. Con Giannis sul parquet, il net rating dei Bucks è di +6.3, paragonabile a quello dei Rockets quando schierano James Harden e dei Thunder con Russell Westbrook. Un uomo franchigia a tutti gli effetti e un atleta in grado di giocare realmente tutti e cinque i ruoli, da point guard come da centro. “È tremendamente lungo”, ha commentato un impotente Isaiah Whitehead di Brooklyn, ritrovatoselo di fronte per due volte nell’arco di tre giorni.
Evoluzione della specie - Antetokounmpo sembra sempre un passo avanti rispetto ai suoi avversari in quanto a combinazione di skills fisiche e atletiche, anche quando si ritrova a fronteggiare chi in Nba, proprio attraverso le doti fisiche, riesce a fare la differenza. Basta guardare la stoppata rifilata con irrisoria facilità a un Kawhi Leonard lanciato al ferro. Una sequenza che mette in mostra tutto il repertorio: prima lo scivolamento laterale da guardia, poi la capacità di reggere il contatto contro il numero 2 e infine le braccia lunghe a oscurare il canestro all'avversario. Inutile il tentativo di Leonard di creare separazione buttandosi indietro o alzando la parabola: il risultato è sempre lo stesso, palla spedita in quarta fila.
Perdere aiuta a vincere - Giannis contro San Antonio ha chiuso a quota 22 punti e 11 rimbalzi (con una tripla realizzata, che resta il vero tallone d'Achille del greco), senza riuscire a regalare ai suoi l'undicesima vittoria stagionale e la quinta in fila. “Possiamo crescere molto anche attraverso le sconfitte. Dobbiamo imparare dai nostri errori”, ha commentato Jason Kidd al termine dell'incontro. Se Antetokounmpo dovesse davvero riuscire a trovare continuità nei risultati e nel tiro da fuori, l’Nba dovrà definitivamente fare i conti anche con lui.