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NBA, la stagione di Belinelli e degli Hornets

NBA

Stefano Salerno

Marco Belinelli sta vivendo la sua migliore stagione al tiro, viaggiando con il 44.6% con i piedi oltre l'arco (Foto Getty)
Marco_Belinelli_contro_Cleveland

L'azzurro ha ritrovato la tranquillità persa per strada nelle ultime due stagioni e i risultati suoi e di squadra sono lì a testimoniarlo. L'obiettivo adesso è quello di confermarsi su questi livelli fino ad aprile inoltrato

Da quando è sbarcato nella NBA, Marco Belinelli ha sempre vissuto con la valigia in mano. Il ragazzo di San Giovanni in Persiceto ha cambiato ben sette squadre dal momento in cui ha sentito pronunciare il suo nome da David Stern alla chiamata numero 18 del Draft 2007. Un coast to coast alla rovescia, partito dalla baia di San Francisco e che - dopo tappe intemedie a Toronto, New Orleans, Chicago, San Antonio e Sacramento - lo ha ha riportato verso Est, alla corte di Michael Jordan, uno a cui è davvero difficile dire di no. Un cambio d’aria necessario dopo la stagione complessa vissuta ai Kings, chiusa con la peggior percentuale dal campo e da tre dell’intera carriera NBA del Beli.

Road to Charlotte – Gli Hornets, già competitivi la scorsa stagione e usciti soltanto alla settima gara contro Miami al primo turno dei playoff, hanno in parte ridisegnato il loro roster durante l'estate, ripartendo dalle certezze Kemba Walker e Nicolas Batum, fresco di un rinnova da 120 milioni di dollari che lo legherà alla squadra del North Carolina per i prossimi cinque anni. A salutare invece è stato Al Jefferson, riferimento sotto le plance e perno offensivo attorno a cui per anni ha ruotato il non sempre armonico attacco di Charlotte. Il compito di farne le veci è stato affidato al nuovo arrivato Roy Hibbert (deludente in questo avvio) ma ancora di più a un pacchetto di lunghi intercambiabile composto dai vari Cody Zeller, Frank Kaminsky e Spencer Hawes. In questo contesto Belinelli si inserisce come il giocatore scelto da coach Clifford per portare alla causa tanti punti in pochi minuti, esaltandone quelle doti da tiratore che non abbondano nel resto del roster.

Belinelli on fire – Marco sta assolvendo al meglio il compito, in una prima parte di stagione che lo ha visto ritrovare la mira dei giorni migliori. Mai nelle sue precedenti nove annate NBA aveva messo a referto percentuali così elevate: i suoi 11.1 punti di media, terzo miglior dato di squadra, sono frutto del 45.5% da tre e dell’88.9% ai liberi (entrambi massimi in carriera). Il numero 21 è il giocatore più impiegato tra quelli che non partono in quintetto: 25.4 minuti in cui gli Hornets sacrificano magari in parte la loro granitica solidità difensiva (102.1 di Defensive Rating, il settimo miglior dato della lega) per avere un’alternativa dal perimetro alle prime opzioni offensive Kemba Walker (sempre in doppia cifra nelle 26 gare giocate) e Nicolas Batum (two-way player decisivo per le sorti della squadra).

Maestri del terzo quarto – I due giocatori schierati più a lungo da coach Clifford sono i trascinatori di un gruppo che sta comunque rendendo al di sopra delle aspettative. Il record di 14 vittorie e 12 sconfitte (le ultime tre consecutive, a preoccupare un po' i tifosi del North Carolina) consolida Charlotte come quinta forza a Est, alle spalle delle due ultime finaliste di conference, Cleveland Cavaliers e Toronto Raptors e in piena lotta nel calderone di outsider di cui è piena zeppa la Eastern Conference. Un risultato frutto soprattutto di quello che sta diventando il loro marchio di fabbrica: la capacità di spaccare la gara in proprio favore nel terzo quarto. Gli Hornets sono infatti per distacco la miglior squadra NBA nei terzi parziali di gioco: col primo dato difensivo di lega - e seconda soltanto a Golden State in attacco - Charlotte riesce a raccogliere un incredibile +16.2 di Net Rating nel periodo in considerazione. Dati non casuali, ma frutto della capacità di adeguarsi all'avversario rispetto a quanto visto nel primo tempo. Uno schema tattico degno del miglior pugile: due quarti per prendere le misure all'avversario, il resto del match per sferrare i colpi decisivi. E in molti, non solo i pesi piuma della Eastern Conference, stanno finendo ko.

Obiettivi – Lo 0-3 racimolato nelle sfide contro Cavaliers e Raptors è il sintomo di come i limiti di talento del roster a disposizione di coach Clifford restino evidenti. Questo, però, non ha impedito a Charlotte di diventare una delle squadre più ostiche da affrontare nonostante lo Spectrum Center non rappresenti un fortino inespugnabile (solo 8-6 il record casalingo). Migliorare soprattutto tra le mura amiche è quindi conditio sine qua non per pensare di fare un ulteriore passo avanti. Arrivare terzi a metà aprile sarebbe un'impresa tutt'altro che scontata da raggiungere; discorso valido anche per Marco Belinelli, che cercherà di proseguire lungo l'ottima strada intrapresa in questo primo quarto abbondante di stagione cercando di far raffreddare la mano il meno possibile. Con queste percentuali al tiro non è da escludere un invito alla gara del tiro da tre punti dell'All-Star Weekend, già vinta nel 2014 dall'azzurro. Ad aprile poi, l'obiettivo è quello di tornare a respirare l'aria rarefatta dei playoff. La più bella vittoria della stagione di Marco e degli Hornets sarebbe certamente quella.