NBA, Spurs vincenti alla festa di Tim Duncan
NBANella sera in cui gli Spurs ritirano la maglia numero 21 di Tim Duncan, finisce in secondo piano la vittoria 113-100, la quarta consecutiva, contro i New Orleans Pelicans, con 22 di LaMarcus Aldridge e 17 di Manu Ginobili
C’era da vincere una partita, prima – e gli Spurs hanno diligentemente eseguito il compito (113-100 il finale contro New Orleans) – ma l’attesa all’AT&T Center di San Antonio era tutta per la cerimonia post-gara che avrebbe visto la maglia numero 21 di Tim Duncan ritirata tra quelle leggendarie della franchigia. Solo l’ottavo campione a ricevere questo onore nella storia degli Spurs, Duncan ha preso il microfono in mezzo al campo e ha parlato per la bellezza di 4 minuti e 18 secondi, quando tutte le previsioni dei suoi ex compagni – da Bruce Bowen a David Robinson – non andavano oltre il minuto. “Credo di aver vinto parecchie scommesse, stasera: non ho indossato un paio di jeans, ho addosso una giacca e ho parlato per più di 30 secondi”, ha scherzato lo stesso Duncan. Che poi, più seriamente, ha voluto ringraziare tutti i suoi compagni (“quelli con cui ho condiviso un’intera carriera e quelli che magari hanno giocato con me solo un anno o due, ma si sono fatti vivi lo stesso in questi giorni”) e i tifosi texani (“che mi hanno dato molto più di quanto io ho dato loro”).
Ricordi e aneddoti - A far da contorno alla cerimonia per onorare il cinque volte campione NBA tutte le persone più importanti della vita e della carriera del caraibico, dal suo allenatore a Wake Forest Dave Odom al general manager dei Brooklyn Nets Sean Marks e all’allenatore di Atlanta Mike Budenholzer, entrambi ex Spurs, oltre ovviamente a molti vecchi compagni (da David Robinson a Sean Elliott) e alla sua famiglia. Una serata speciale soprattutto per coach Popovich, che ha allenato Duncan per tutta la carriera, e per Manu Ginobili e Tony Parker, che con il numero 21 hanno formato per anni i Big Three nero-argento. “Tim è stato l’unico giocatore che non mi ha mai chiesto di passargli la palla. Gli bastava guardarmi: per un ragazzino francese di 19 anni, il suo sguardo era abbastanza intimidatorio”. Di una vecchia partita di playoff contro Sacramento, persa per via di un errore dell’argentino nel finale, l’aneddoto raccontato invece da Manu Ginobili: “Quella sera ero distrutto, volevo solo scomparire. Invece Tim mi chiamò in albergo cinque volte, finché mi trovò e mi invitò a cena. Parlammo per ore, di tutto: auto, computer, programmi tv. Alla fine mi era tornato il buonumore. Ecco chi era Tim Duncan”.
La partita – C’era anche una partita da giocare (e vincere, in stile Spurs) e così è stato, con i Pelicans a offrire poca resistenza complice anche la serata sotto tono di Anthony Davis, autore di solo 12 punti alla fine. La panchina degli Spurs ne ha messi invece 50, guidata proprio dai 17 in 18 minuti di Manu Ginobili. Miglior marcatore tra i texani LaMarcus Aldridge (22 con 10/10 dalla lunetta e 7 rimbalzi), in una prestazione corale che ha visto dieci Spurs giocare 17 o più minuti e sei giocatori chiudere in doppia cifra. Tra questi non si trova il nome di Pau Gasol, fermo a 7 punti ma miglior rimbalzista di serata a quota 14. Tutti gli Spurs sono scesi in campo indossando un paio di calze speciali che riportavano il numero 21 di Duncan, e hanno poi omaggiato l’ex compagno con vari messaggi su Twitter, tutti chiusi dall’hashtag #ThankYouTD. Un grazie, per una volta, davvero sincero e sentito.