LA FOTOGALLERY. Ieri notte, in occasione della partita interna con i Los Angeles Lakers, i Miami Heat hanno ritirato la maglia numero 32 appartenuta per tre anni e mezzo a Shaquille O'Neal. Godiamoci le migliori foto e le dichiarazioni più significative della serata
Quella di Shaq è la terza maglia ritirata nella storia dei Miami Heat dopo quella di Alonzo Mourning (numero 33), Tim Hardaway (10). Per precisa volontà di Pat Riley gli Heat hanno ritirato anche la 23 in onore di Michael Jordan e la 13 in onore di Dan Marino
Oggi Shaq, 44 anni, è uno dei volti del network televisivo TNT, per cui ha commentato la partita di stanotte coi Lakers. I gialloviola qualche giorno fa hanno annunciato che ci sarà una statua dedicata a lui allo Staples Center.
Shaq ha ringraziato tutti durante il suo discorso, ricordando che quando scelse di lasciare Los Angeles nel 2004 aveva un solo pensiero: “Dissi, ‘Se devo giocare da qualche altra parte, voglio che sia a Miami’” e promettendo, alla sua presentazione, che non se ne sarebbe andato prima di aver vinto il primo titolo della storia della franchigia.
Il titolo è poi effettivamente arrivato nel 2006, il quarto della sua carriera e il suo secondo preferito dopo quello del 2000. “Eravamo una squadra di scappati di casa che nel corso delle loro carriere erano stati i leader delle loro squadre” ha ricordato Shaq. “La cosa migliore che ha fatto Riley è stata spostare spostare gli allenamenti dalle 10 a mezzogiorno, perché uscivamo tutti ogni sera in spiaggia. Andai da lui e gli dissi: ‘Pat, se li facciamo alle 12, uno può tornare alle 4 e avere comunque 6-7 ore di sonno”.
Udonis Haslem ha raccontato che sta ancora aspettando la Bentley che Shaq aveva promesso se avessero vinto il titolo NBA. “Io le ho comprate” ha scherzato O’Neal, “Solo che mi hanno scambiato prima che potessi firmare le ricevute. Ma sono tutte là alla concessionaria della Rolls Royce a Palm Beach”.
Anche Pat Riley ha preso parola durante la cerimonia, definendolo un giocatore che passa una volta nella vita. “ Ha cambiato tutto il nostro mondo. Abbiamo passato 10 anni a sbattere contro i muri con Alonzo, Tim Hardaway, Brian Grant, Eddie Jones, Dwyane [Wade], Lamar Odom, Caron Butler, Udonis [Haslem], chiunque. Lo abbiamo corteggiato tantissimo, lo abbiamo preso e in due anni siamo diventati campioni del mondo. È semplicemente uno dei più grandi di sempre. Ha cambiato la percezione di questa città. È stato una superstar iconica e globale”.
Nello scorso settembre Shaq è stato introdotto nella Hall of Fame di Springfield insieme a Allen Iverson e Yao Ming. Ieri sera ne ha fatto sfoggio con questo “discreto” anello all’anulare sinistro.
Diesel Power – Nel 2004 Shaq si presentò a Miami su un truck griffato “Diesel Power”, riprendendo uno dei suoi tanto soprannomi (“The Diesel”, per la potenza e la durata del suo “motore”, ma anche perché ci metteva un po’ a carburare nella stagione). Ieri sera sua madre lo ha sorpreso comparendo sul parquet dell’AmericanAirlines Arena guidando proprio un mini-truck griffato “Diesel Power”.
O’Neal non ha mancato di citare Dywane Wade. “Il titolo qui è stato speciale per due motivi: il primo è che nessuno pensava che ce l’avremmo fatta; il secondo è che non ho avuto la tipica finale ‘da Shaq’. È stato D-Wade a caricarsi tutto sulle sue spalle. Per la prima volta nella mia carriera avevo una superstar che potesse trascinare la mia squadra”.
Il ruolo fondamentale nella storia della franchigia è testimoniato anche dal fatto che la sua immagine appare nei corridoi dell’American Airlines Arena. Shaq ha confessato di essersi sorpreso quando gli Heat gli hanno comunicato l’idea di ritirare la sua maglia (“Pensavo fosse un pesce d’Aprile”), visto che le due parti si erano lasciate male nel 2008 all’epoca della trade con Phoenix. Riley però ha dichiarato che la squadra aveva iniziato a pensato di ritirare la sua maglia immediatamente dopo lo scambio, e che “abbiamo avuto 3 anni e mezzo straordinari, alla faccia di tutte le storie su come è finita”.