NBA, andata e ritorno dall'inferno dei Kings
NBADai bassifondi della lega, i Sacramento Kings di DeMarcus Cousins sono ora ottavi nella Western Conference e hanno una striscia aperta di quattro vittorie. Viaggio nel loro momento d'oro
Nel 2015, quando George Karl venne assunto dai Sacramento Kings per sedersi sulla panchina della squadra, Rudy Gay lo accolse con un più che eloquente: “Benvenuto nell’inferno del basket”. Quell’aneddoto era stato raccontato in una prima stesura di Furious George, il memoriale dell’ex allenatore dei Kings in uscita nelle librerie statunitensi il prossimo mese, ma è stato successivamente tolto dalla versione finale – così come molte altre parti raccontate nel libro sull’esperienza a Sacramento – a seguito di un accordo legale tra le due parti in occasione del licenziamento dello scorso febbraio. Sarebbe stato divertente conoscere il dietro le quinte di quella che negli ultimi anni è stata la franchigia più disfunzionale della NBA, ma in questo momento il motivo per cui i Kings fanno notizia è tutt’altro. I ragazzi di coach Dave Joerger hanno la striscia aperta di vittorie più lunga della lega insieme ai Toronto Raptors e, pur avendo un record negativo (14 vittorie e 17 sconfitte), complice il crollo dei Portland Trail Blazers, sono ora proprietari dell’ottavo posto nella Western Conference. Un risultato sorprendente e inaspettato, che ha ovviamente come uomo copertina DeMarcus Cousins.
Run DMC – Che Cousins sia uno dei giocatori più talentuosi di tutta la NBA è noto ormai a tutti. Che sia intrattabile, irascibile e frustrante per chi gli sta intorno, anche. Ma ci sono momenti, per quanto brevi e fin troppo sporadici, in cui sembra mettere assieme tutte le parti del suo gioco – e pur facendo tutto sempre e comunque a modo suo, è in grado di decidere ogni partita in cui scende in campo. Nelle ultime quattro vittorie il centro dei Kings sta viaggiando a una media di 34.5 punti col 50% dal campo e il 52% da tre (2.8 triple su 5.3 tentativi), 8.8 rimbalzi, 4 assist, 2 recuperi e 2 stoppate. Tra tutte le statistiche, quelle più interessanti sono le ultime due, soprattutto per i momenti delle partite in cui sono arrivate le stoppate. Sono state infatti due sue giocate difensive a decidere le gare con Portland (stoppata in recupero su Damian Lillard) e Philadelphia (tocco sull’ultimo tentativo di Joel Embiid), tanto da meritarsi i complimenti del suo allenatore: “Ha fatto un grande lavoro difensivo, comunicando bene con i compagni e aiutando arrivando dalla linea di fondo” ha commentato Dave Joerger. “È sempre difficile per un lungo perché è coinvolto in tanti pick and roll, alla lunga finisce per stancarti ma è stato grandioso nei finali di partita. Sta giocando a un livello incredibilmente alto e si sta comportando come un grande compagno. È una delle principali ragioni per cui stiamo avendo successo”.
Cousins contro tutti – Il fatto che queste prestazioni siano arrivate a seguito dei ben noti problemi con i media (dalle minacce al giornalista del Sacramento Bee alla richiesta di far uscire un blogger dallo spogliatoio) o ancor più ben noti problemi con gli arbitri (contro Portland si era preso un secondo tecnico per aver sputato il paradenti verso la panchina dei Blazers, prima che gli arbitri tornassero sui loro passi e lo richiamassero in campo ritenendolo “involontario”) rende il tutto ancora più “Boogie”, se così si può dire. Così come le dichiarazioni post-partita – dalle parole contro i lunghi di Portland “che li hanno pompati come stopper e sono stati riportati alla realtà” alle dichiarazioni su Joel Embiid, che “diventerà il miglior lungo della NBA… dopo che mi sarò ritirato” – hanno contribuito a rendere ancor più memorabile il momento dei Kings, che per loro fortuna vanno oltre Cousins.
L’attacco batte la difesa – Il vero salto di qualità di Sacramento sta nella prolificità offensiva e nella capacità di vincere i finali tirati. Nelle ultime quattro la squadra di Joerger ha prodotto 114.1 punti su 100 possessi, dato buono per il terzo miglior attacco della NBA in questo lasso di tempo. In particolare Sacramento sta tirando molto bene da tre (42.9%) e ha ritrovato un Ty Lawson da 15.5 punti e il 58% al tiro come non si vedeva da quasi due anni, oltre a un eccellente Anthony Tolliver dalle mani infuocate (61% da tre nelle ultime quattro). Certo, il lato oscuro della medaglia li vede anche subire 111 punti (24esimi nella lega) da quattro squadre – Portland, Utah, Minnesota e Philadelphia – non esattamente appartenenti all’élite, e il calendario ha sicuramente dato una mano alla striscia dei Kings. Ma recuperare per quattro volte uno svantaggio nell’ultimo quarto (+14 di Net Rating nei cinque minuti finali di partita con punteggio tirato) non è risultato da sottovalutare, specialmente per una squadra che in passato è sempre stata mentalmente fragile – e che anzi, aveva dimostrato una certa porosità non più tardi di dieci giorni fa nella sconfitta di 20 sul campo dei Dallas Mavericks. “I ragazzi stanno iniziando a capire cosa ci può far vincere delle partite e non è chi segna più punti. Dobbiamo difendere, forzare recuperi in fila. Ma stiamo dando tutti il massimo e stiamo andando nella giusta direzione” ha commentato Cousins. Parole da leader, chissà se dureranno o si perderanno nel vento. A volte anche nell’inferno del basket splende un po’ di sole.