In occasione della sfida vinta dai Bulls a Cleveland, l'amico ed ex compagno di squadra Dwyane Wade tesse le lodi del padrone di casa, quel LeBron James che con la conquista del titolo 2016 ha definitivamente consacrato la sua carriera NBA
Si sono incrociati questa notte per la seconda volta in stagione da avversari e ad avere la meglio è stato ancora una volta Dwyane Wade: 94-106 con i suoi Chicago Bulls, anche grazie alle numerose assenze causa infortunio e agli acciacchi vari che hanno decimato il roster dei Cavaliers. In regular season, due a zero a favore di Wade negli incroci stagionali contro LeBron James, mentre la parità alla voce titoli vinti in carriera è stata finalmente ristabilita dopo che il successo dello scorso giugno ha regalato a “King James” il terzo anello da mettere al dito. “È stato un momento speciale, incredibile – commenta Wade prima della palla a due della Quicken Loans Arena -. Avevamo già visto qualche volta una squadra rimontare una serie dopo essere stata sotto sul 1-3, anche se mai nelle Finali NBA e senza avere il fattore campo a favore. È memorabile quello che questi ragazzi sono riusciti a fare, ovviamente guidati da LeBron”. Un attestato di stima che va ben oltre il rapporto professionale, vista l’amicizia che lega i due ex compagni di squadra.
Prescelto... per una ragione - Un'amicizia iniziata già 14 anni fa, approdati assieme in NBA dopo il draft del 2003 e diventati poi inseparabili dopo le stagioni trascorse assieme con la maglia dei Miami Heat: "Tutti i sacrafici che abbiamo fatto avevano un solo obiettivo, quello di vincere dei titoli e noi siamo stati in grado di portarne a casa due giocando quattro Finali in quattro anni. Questa è la ragione per cui giochiamo a basket e io non posso che esserne felice". Soddisfazioni e successi enormi, ma per LeBron nulla a confronto di quanto ottenuto lo scorso anno. Anche a detta dello stesso Wade: “Penso che per la sua carriera è stato il momento che aspettava, quello che lo ha definitivamente consacrato come attendeva da tempo – prosegue l’ex capitano di Miami, approdato in estate ai Bulls -. Quello che tutti sapevano sarebbe successo da quando è stato etichettato come ‘The Chosen One’. È il momento che ha segnato la sua carriera. Per sempre”.