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NBA: Jusuf Nurkic, l'uomo in più in casa Portland

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Stefano Salerno

L’ex giocatore dei Nuggets sembra rinato da quando è approdato in Oregon e potrebbe rivelarsi decisivo nella corsa all’ottavo posto della Western Conference, proprio a discapito dei suoi ex compagni di squadra

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Denver Nuggets e Portland Trail Blazers sono le due principali pretendenti all’ottavo posto a Ovest, ultima piazza a disposizione per agguantare l’accesso ai playoff. Decisiva sugli equilibri di un testa a testa che per settimane è apparso come un inseguimento al contrario, ossia a chi perdeva meno e non a chi vinceva di più, potrebbe essere la trade che ha portato Jusuf Nurkic in Oregon e Mason Plumlee in Colorado. Una scelta che sta pagando grossi dividendi ai Blazers, rinfrancati dalle quattro vittorie consecutive che hanno riportato Portland a una sola partita e mezza di distanza dai Nuggets. La paura per Danilo Gallinari e compagni è quella di aver servito ai diretti avversari il tassello che mancava per rimettere in moto l’attacco dei Blazers. L'exploit piazzato contro i Philadelphia 76ers è l'ulteriore conferma, protagonista in una gara da "record" per lui che chiude con il massimo in carriera alla voce punti (28), rimbalzi (20), assist (8) e stoppate (6).

I problemi con i Nuggets – Quella fatta dai Nuggets è sembrata sotto molti aspetti una scelta obbligata. A Denver infatti Nurkic ha giocato 18 minuti di media con 8 punti messi a referto. Con un Nikola Jokic del genere in rampa di lancio e data l’incompatibilità evidente a livello cestistico con il centro serbo, la dirigenza del Colorado si è ritrovata costretta a prendere una decisione. Con i due lunghi contemporaneamente sul parquet infatti, il Net Rating dei Nuggets precipitava sul -15.6 in 108 minuti di gioco, con la produzione offensiva crollata a 93.7 - la seconda peggiore prodotta da qualsiasi coppia in maglia Nuggets che in questa stagione abbia calcato il parquet assieme per almeno 100 minuti (fanalino di coda il duo Nurkic-Hernangomez, per la cronaca). La migliore per efficienza offensiva? Faried-Jokic con 121.8 punti prodotti su 100 possessi. Difficile quindi non dire addio a quello che restava sì un asset interessante (e una delle sorprese della scorsa regular season), ma che allo stesso tempo non poteva sottrarre minuti a quello che partita dopo partita è diventato il leader tecnico di Denver. Nurkic è stato totalmente disfunzionale nei primi quattro mesi di regular season, presente in sei delle otto peggiori coppie in quanto a rendimento offensivo, nei cinque peggiori quartetti e nei tre peggiori quintetti. Per questo, anche a fronte della richiesta fatta ai microfoni dei giornalisti da parte del centro bosniaco (“Sono qui per giocare”, aveva precisato dopo l’ennesima esclusione), Denver ha trovato l’accordo con Portland in uno scambio che ha portato in Colorado Mason Plumlee. Una scelta che a livello di funzionalità però non ha risolto di molto il problema. Attualmente il numero 24 infatti ha preso il posto di Nurkic sia in quanto a produzione offensiva (migliorandola sì a 103.6 in queste otto partite, ma restando sempre maglia nera del roster) che a livello di Net Rating (-8.2, meglio soltanto del bosniaco in questa regular season dei Nuggets).

La rinascita a Portland - Qualcosa invece per Portland sembra essere cambiata, come hanno messo in mostra anche i due canestri decisivi nel finale e il rimbalzo più importante della serata catturato a meno di 9 secondi dal termine nella sfida vinta contro i Thunder. Da quando è sbarcato in Oregon Nurkic ha prodotto numeri di tutto rispetto, visti i 15 punti, 8 rimbalzi e 4 assist di media nelle prime sette gare giocate in maglia Blazers. Partite in cui sono arrivate quattro vittorie per Lillard e compagni, tre delle quali giunte una dopo l’altra negli ultimi cinque giorni, anche grazie allo zampino proprio del bosniaco, in campo ben 12 minuti in più di media rispetto a quanto venisse utilizzato a Denver (da 18 a 30 minuti di gioco). I numeri del suo Net Rating, su un campione ancora piccolo di partite, sono emblematici per raccontare il suo impatto sulla squadra: +10.5 nei 204 minuti giocati, -11.7 nei 430 in panchina. Una differenza evidente anche in attacco, dove la produzione offensiva di Portland schizza dal 107.4 senza di lui al 115 quando calca il parquet. L’esatto opposto di quanto succedeva in Colorado. Non solo i numeri sono dalla sua parte, ma anche etica del lavoro, secondo quanto raccontato dal suo nuovo allenatore, impressionato dalla sua applicazione e da quanto spesso capiti che sia l’ultimo a terminare l’allenamento, impegnato in sessioni extra per provare ad accelerare la comprensione dei nuovi schemi. “Ho ancora i soldi per pagare Uber”, si è sentito rispondere coach Terry Stotts dopo aver fatto presente a Nurkic che il bus che doveva riportare la squadra in albergo stava per partire. “Amo allenarmi in palestra”.

Svolta definitiva? - Pronto a dare tutto quindi, sia fuori che dentro il campo. Anche l’ultima goccia di sudore. O due denti, come accaduto nella sfida contro Toronto, in cui nella lotta a rimbalzo contro P.J. Tucker non solo si visto fischiare fallo contro a causa di una spinta, ma perdendo nello scontro successivo anche due denti. Poco importa: dopo qualche secondo trascorso a terra, Nurkic si è rialzato come se niente fosse successo, consegnando i due denti a un membro dello staff e proseguendo il match fino alla sirena finale. “Non c’è discussione sul fatto che stia avendo un enorme impatto – commenta coach Stotts -, e non lo dico per sminuire il suo ruolo. Ha portato una nuova energia e nuove opzioni al nostro gioco. È ovviamente un giocatore diverso rispetto a Mason, ma quello che più mi ha sorpreso è stata la sua capacità di adattarsi al nostro gioco su entrambi i lati del campo”. Merito della predisposizione a imparare in ogni occasione, come accaduto anche nella sfida vinta contro OKC. “Ho parlato con Dame per tutto il tempo – racconta Nurkic a fine gara -. Mi stava spiegando cosa avrei dovuto fare e io sono d’accordo con lui. Il mio impatto tra primo e secondo tempo è totalmente cambiato”. Dieci dei suoi 17 punti infatti sono arrivati nella seconda parte di gara, sei dei quali realizzati nel momento più importante del match. Un’investitura, il modo migliore per trasformare l’ennesima sconfitta nel finale in una delle vittorie più pesanti nella stagione dei Blazers. “Questi ragazzi credono in me, vedono quanto impegno ci sto mettendo e sanno cosa sono in grado di fare. Adesso devo solo pensare a fare il meglio possibile”. Per ora l’obiettivo sembra ampliamente raggiunto.