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NBA, i risultati della notte: Miami non si ferma

NBA

Gli Heat battono i Pelicans e vincono la 22^ gara dele ultime 27 disputate, grazie al rientrante Goran Dragic. James Harden chiude con la 17^ tripla doppia stagionale nel facile successo contro i Lakers. Colpaccio Dallas sul campo di Washington

Miami Heat-New Orleans Pelicans 120-112 — Non bastasse l’occhio tumefatto e una visione non ottimale, Goran Dragic nel corso della partita coi Pelicans ha dovuto convivere anche un graffio all’avambraccio e del sangue in bocca. Il risultato? 33 punti con 11/18 dal campo e 5 bombe al suo rientro in campo, coinciso ovviamente con l’ennesima vittoria dei Miami Heat, la 22^ nelle ultime 27. Nonostante la presenza in campo di due lunghi come Davis (27 con 8 rimbalzi) e Cousins (19 e 9, ma anche il 19° fallo tecnico della sua stagione) a fare la voce grossa è stato soprattutto Hassan Whiteside, che ha chiuso con 20+17 e 9/11 dal campo, aiutato anche dalle 16 triple di squadra segnate da Miami (con 5/8 da tre di Wayne Ellington). Sono state le tre consecutive mandate a segno da Josh Richardson e James Johnson a scavare il parziale di 9-0 sul 102 pari che ha permesso a coach Spoelstra di vincere la 14^ nelle ultime 15 in casa.

Chicago Bulls-Memphis Grizzlies 91-98 – “Fortunatamente sembra essere meno peggio di quello che ho immaginato appena ho provato dolore”, racconta Dwyane Wade a fine gara, uscito a meno di nove minuti dal termine a causa di un infortunio al gomito destro, una delle decine di pessime notizie nell’ennesima serata da dimenticare in casa Bulls. Contro Memphis infatti arriva la settima sconfitta nelle ultime nove gare; una striscia negativa che ha fatto scivolare al decimo posto i Bulls, con la partecipazione ai playoff via via sempre più difficile da acciuffare. I Grizzlies invece fanno un altro passettino in avanti per avvicinare i Thunder al sesto posto, distanti adesso soltanto mezza partita, grazie a un match vinto nel finale con il decisivo contributo di Marco Gasol e Mike Conley. I due infatti combinano per 18 dei 24 punti realizzati nel quarto periodo dagli ospiti, al termine di una gara da 27 punti a testa. “Abbiamo bisogno di loro”, è il commento negli spogliatoi di Tony Allen. Messaggio ricevuto.

Washington Wizards-Dallas Mavericks 107-112 — I Dallas Mavericks non avrebbero potuto scegliere momento più azzeccato per realizzare il miglior quarto della loro stagione. Sotto di 7 punti all’inizio dell’ultima frazione di gioco, l’attacco di Dallas è esploso segnando 39 punti negli ultimi 12 minuti, grazie ai 10 a testa di Dirk Nowitzki e Seth Curry (rispettivamente 19 e 20 a fine gara) e 8 degli 11 di Nicolas Brussino, che ha aggiunto anche 9 rimbalzi per i suoi due nuovi massimi in carriera. “Avevamo disperatamente bisogno di questa vittoria” ha dichiarato coach Carlisle, dopo due sconfitte in fila che avevano frenato la loro rincorsa all’ottavo posto, distante ora tre partite. Tre (e mezzo) sono anche le partite di distanza che separano Washington dal primo posto occupato da Cleveland, ma la preoccupazione principale per gli Wizards sono le condizioni del piede di John Wall, uscito brevemente nel secondo quarto: pur rientrando e segnando gli ultimi 9 punti dei suoi — 26 e 11 assist alla fine, accompagnato dai 24 di Bradley Beal e i 19 di Bojan Bogdanovic —, la stella dei capitolini ha dichiarato che il piede gli fa ancora male e non sa se giocherà la prossima partita contro i Bulls.

Boston Celtics-Minnesota Timberwolves 117-104 — Sono passati ormai diversi mesi di regular season, ma certe abitudini sono difficili da cancellare: ancora una volta è il terzo quarto a condannare alla sconfitta i T’Wolves, che dopo un primo tempo equilibrato hanno perso 27-17 la terza frazione con 14 dei 27 punti di serata di Isaiah Thomas, miglior realizzatore della partita. I Celtics hanno avuto anche 20 punti, 9 rimbalzi e 8 assist da Al Horford, che ha vinto la sfida domenicana contro un Karl-Anthony Towns ancora in doppia-doppia (17+14, la 51^ della sua stagione). A Minnesota non è bastato il massimo stagionale da 23 di Ricky Rubio e i 21 a testa di Andrew Wiggins e Shabazz Muhammad per evitare l’undicesima sconfitta consecutiva sul campo dei Celtics, e devono anche fare i conti con le condizioni fisiche di Nemanja Bjelica (uscito in stampelle per un problema al piede) e Lance Stephenson (portato a braccia negli spogliatoi): verranno rivalutati nelle prossime ore.

Detroit Pistons-Utah Jazz 83-97 — È come sempre la difesa la grande protagonista della vittoria di Utah sul campo dei Pistons. Gli ospiti impongono subito la loro legge tenendo gli avversari a 35 punti in tutto il primo tempo con 4 stoppate di Rudy Gobert, sfruttando dall’altra parte i 25 punti con 8 rimbalzi e 6 assist di Gordon Hayward. L’unica cattiva notizia della sesta vittoria nelle ultime sette per i Jazz, oltre all’uscita per un problema al ginocchio di Rodney Hood, è stato il parziale finale dei Pistons che ha costretto coach Snyder a reinserire i suoi titolari, dopo che i padroni di casa grazie alla panchina erano rientrati fino al -9. Nel post-partita Stan Van Gundy come sempre non è stato tenero nei confronti della sua squadra: “Ho lasciato in campo i giocatori che stavano dando tutto e meritavano di essere là fuori. Reggie [Jackson] era assolutamente esausto dopo tre minuti del secondo tempo, perciò l’ho lasciato in panchina. Aron [Baynes] stava andando bene e Andre [Drummond] non ci stava dando niente, perciò ho scelto Boban [Marjanovic] come riserva. Siamo andati male in tutti i back-to-back di questa stagione, ma questo è stato il peggiore di tutti: non abbiamo avuto un singolo momento in cui abbiamo giocato bene, né stasera né con i Cavs”.

Houston Rockets-Los Angeles Lakers 139-100 – Gli Houston Rockets vincono senza troppe difficoltà il match mai in discussione contro i Los Angeles Lakers, in vantaggio per 8-7 dopo tre minuti di gioco e poi incapaci di ritornare una singola volta avanti. I texani aprono con un quarto da 37 punti e chiudono con una frazione da 46; nel mezzo, la 17^ tripla doppia di James Harden (18 punti, 12 rimbalzi e 13 assist) e i 30 punti in uscita dalla panchina del grande ex Lou Williams, al primo incrocio contro la sua ex squadra dopo la trade di tre settimane fa. L’ex Lakers tira 11/19 dal campo e soprattutto 7/9 da tre con 7 assist. Dall’altra parte invece è arrivato Corey Brewer, autore di 4 punti in 22 minuti di gioco e un eloquente -28 di plus/minus. Ecco, se cercate delle immagini che rappresentino i momenti delle due squadre, le avete trovate.

Phoenix Suns-Sacramento Kings 101-107 – Nella sfida in cui tutte e due le squadre hanno tutto da perdere, hanno la peggio i Sacramento Kings che vincono in trasferta la sfida contro i Suns, trascinati dai 21 punti nel solo quarto periodo di uno Skal Labissiere da massimo in carriera: alla sirana finale sono 32, con 11 rimbalzi, 11/15 dal campo e 9/11 ai liberi. “Sin da quando sono arrivato a Sacramento ho lavorato al meglio. Sinceramente non sono sorpreso da questa prestazione”, racconta a fine gara il lungo originario di Haiti, per lo più impegnato con i Reno Bighorns in D-League in questa regular season. Basta il suo acuto a rendere interessante il match nel finale e inutili i cinque giocatori in doppia cifra guidati dai 24 di Warren in casa Suns.

L.A. Clippers-Milwaukee Bucks 96-97 – Finale al cardiopalma quello tra Bucks e Clippers allo Staples Center, deciso più dagli errori che da canestri allo scadere. Milwaukee infatti grazie alla tripla di un Dellavedova da 12 punti in uscita dalla panchina, si porta sul 97-91 a 90 secondi dal termine. A quel punto si rifanno sotto i padroni di casa, con DeAndre Jordan che approfitta della distrazione difensiva avversaria e porta a casa il gioco (molto) potenziale da tre punti. Per una volta però diventa realtà e quando Antetokounmpo sbaglia il jumper del +3, ai Clippers resta la palla in mano e soprattutto cinque secondi per vincere il match. Doc Rivers disegna per Blake Griffin spalle a canestro, ma il suo tentativo si spegne soltanto sul primo ferro. Milwaukee allunga in solitaria così al settimo posto a Est, mentre i Clippers perdono contatto dai Jazz e devono guardarsi le spalle dalla risalita di OKC.