Negli ultimi giorni Nowitzki, Durant e altri giocatori hanno ricevuto per posta delle patate con immagini e messaggi: cosa c’è dietro, e soprattutto cosa c’entra Mark Cuban?
C’è un mistero che avvolge gli ultimi giorni della stagione NBA, specialmente sui social: perché campioni del calibro di Dirk Nowitzki e Kevin Durant, oltre a altri giocatori come Hassan Whiteside, Frank Kaminsky e C.J. Miles, hanno iniziato a condividere foto di patate personalizzate con immagini e scritte? L’origine della storia è molto semplice: dopo aver superato quota 30.000 punti, Dirk Nowitzki ha ricevuto via posta un tubero con la sua immagine appiccicata sopra, che per qualche motivo ha provocato la sua ilarità e lo ha portato a condividerlo sul suo profilo Twitter con il messaggio “Chiunque mi abbia mandato questa PATATA!!! È stata molto apprezzata…”. Da lì in poi lo hanno seguito la moglie di C.J. Miles, i lunghi di Miami e Charlotte e infine Kevin Durant sul lettino della fisioterapista, ringraziando per il messaggio scritto sul tubero: “Ti auguriamo una pronta guarigione KD! Speriamo che questa stupida patata possa lenire il dolore”.
Start up — Il sito For The Win, affiliato a USA Today, ha teorizzato che i mittenti delle misteriose patate siano due protagonisti di una delle puntate della scorsa stagione di Shark Tank, il famoso reality show in cui Mark Cuban — insieme ad altri quattro “squali” — accoglie e valuta possibili business in cui investire. Proprio l’anno passato due ragazzi, Alex Craig e Riad Bekhit, si erano presentati chiedendo 50.000 dollari per acquistare il 10% della loro azienda chiamata Potato Parcel. Il modello di business è molto semplice: i clienti possono pagare 9.99$, 12.99$ o 14.99$ e spedire delle patate con un messaggio personalizzato a un indirizzo di propria scelta. Sembra un’idea stupida — tanto che lo stesso Cuban l’aveva definita nel corso del programma “Stupid on a stick” (e i due soci avevano risposto dicendo “in realtà è stupid on a potato”) — invece per qualche motivo funziona: nel corso del programma i due avevano parlato di vendite per 215.000 dollari in 13 mesi, con margine tra il 75 e l’80%, tanto che uno dei due aveva rilevato la quota dell’altro per 42mila dollari. A quel punto Cuban aveva risposto dicendo solo “Seriamente, avete fatto 215mila dollari e invece di pensare ‘Ci siamo riusciti come dei banditi’, avete continuato a investire pensando che il business continuerà a crescere?”. A differenza di altri due “squali”, il proprietario dei Mavs aveva comunque detto che l’idea non era totalmente fuori di testa pur tirandosene fuori, lasciando che un altro Shark, Kevin O’Leary, raggiungesse un accordo con loro per entrare in società come finanziatore. Ora quei due stessi ragazzi sono riusciti a raggiungere perfino la stella della sua franchigia NBA: fino a dove potrà spingersi il business dei messaggi sulle patate?