I Cavaliers vincono in rimonta in casa dei Lakers 125-120, trascinati dai 46 punti di Kyrie Irving, i 34 di LeBron James e i 21 di Kevin Love. Non bastano ai padroni di casa i 40 punti di D'Angelo Russell, il più giovane giocatore nella storia dei gialloviola a riuscirci
Dopo aver scontentato i tifosi dei Clippers, 24 ore dopo i Cleveland Cavaliers fanno felici quelli dei Lakers, regalando al pubblico losangelino la partita più spettacolare della notte NBA. Merito anche dei ragazzi di coach Luke Walton, agguerriti e in partita fino alla fine nel 125-120 in favore dei campioni NBA, nonostante il record dica che questa è la 13^ sconfitta nelle ultime 14 gare – definitiva condanna alla quarta regular season consecutiva ben lontano dalla zona playoff. I campioni NBA invece conquistano così la matematica certezza di partecipare alla post-season, visto che Detroit distante ormai 12 partite e mezzo in classifica non ha più la possibilità di recuperarle tutte nelle prossime tre settimane. Per i Cavs inoltre quella contro i Lakers è la prima vittoria nella seconda gara di un back-to-back giocata in trasferta, ennesimo segnale di come le cose che fino a oggi non hanno funzionato in questa regular season sono più di una.
Big-3 non per caso – Tyronn Lue aveva dichiarato dopo la sconfitta di ieri sempre allo Staples Center che la scelta di tenere fuori i Big-3 era dettata dal fatto che i suoi ragazzi necessitavano di riposo per evitare ricadute e soprattutto per ricaricare le batterie. La cura (e la notte trascorsa a L.A.) funziona e Kyrie, LeBron e Kevin si caricano come mai era successo prima la squadra sulle spalle. Dopo i 78 punti totali messi a referto dai Cavs contro i Clippers, le tre star rispondono con una partita da 101 punti, il massimo mai realizzato in combinata da quando sono approdati a Cleveland. Irving veste i panni del miglior realizzatore con i suoi 46 punti con 15/21 dal campo, 6/10 dall’arco e 10/10 ai liberi. Una sentenza, una tassa da pagare ogni volta che il numero 2 alza la mano per tirare. LeBron ne aggiunge 34, con 7 assist, 6 rimbalzi e soprattutto con 10 punti negli ultimi 5 minuti di gioco, decisivi nella rimonta da -11 nel quarto periodo. Love invece si ferma a 21 con 15 rimbalzi, ma soprattutto si ferma a 26 minuti di utilizzo, ancora in fase di rodaggio dopo il mese di assenza. Chi invece si spera non resti fuori a lungo è Tristan Thompson, lo stakanovista dei Cavaliers costretto a uscire durante il terzo quarto a causa di una botta tanto involontaria quanto forte beccata sulla bocca da Julius Randle.
D’Angelo Russell, 40 anche per lui - “Se questo è l’effetto che gli fanno tre panchine di fila, devo lasciarlo fuori più spesso”, avrà pensato Luke Walton vedendo la prestazione di D’Angelo Russell, ritornato titolare dopo una settimana e diventato 48 minuti dopo il più giovane giocatore della storia dei Lakers ad aver realizzato 40 punti (21 anni e 24 giorni), al suo massimo in carriera anche alla voce canestri dal campo con i 14 messi a referto. Nick Young è fuori a causa di problemi gastrointestinali e quindi l’ex assistente allenatore degli Warriors decide di riproporre nuovamente Russell nella mischia dall’inizio. Il numero 1 risponde con un primo quarto da 18 punti e 4/5 da tre; canestri decisivi nel regalare anche nove punti di vantaggio nel primo tempo ai padroni di casa. Un buon bottino, almeno prima che si scatenasse Kyrie Irving. “Ci sarà un motivo se lui è una delle migliori guardie dell’NBA”, commenta Russell. “È un realizzatore, e tu non puoi fare molto contro la sua natura. Devi solo provare a rendergli il tiro più complesso possibile”.
Vittoria meno scontata del previsto - Cleveland però ha dovuto davvero sudarla fino alla fine, piazzando un quarto periodo da 43 punti per essere sicura di conquistare il successo. “Noi non eravamo del tutto in sincronia, è vero, ma loro hanno giocato un’ottima gara e tirato in maniera fantastica – commenta LeBron James a fine gara -. Dovevamo soltanto trovare il modo di placare la tempesta, anche perché loro non sono sembrati una squadra da sole 20 vittorie in stagione”. Coach Lue tende poi a sottolineare l’approccio: “Ci siamo subito resi conto che non sarebbe stato uno show, ma una vera e propria competizione. Alle volte succede che quando si arriva su palcoscenici come quello di L.A. si è portati a pensare che questo sia più uno spettacolo che una partita di basket. Ecco, questa è stata una vera competizione, soprattutto perché loro ci hanno messo a dura prova all’inizio e noi siamo stati bravi ad andarci a prendere la vittoria”.