I Miami Heat vincono grazie al buzzer beater di Hassan Whiteside contro Detroit. Tre liberi di Ricky Rubio regalano il successo ai T'wolves a Indianapolis. Washington batte i Lakers e conquista il titolo della Southeast Division dopo 38 anni
Detroit Pistons-Miami Heat 96-97 - Il racconto, come gli highlights del match, possono partite direttamente dagli ultimi 30 secondi. Miami è sotto di quattro (dopo essere stata in vantaggio anche di dieci) e deve effettuare una rimessa: Stanley Johnson prova in tutti i modi a ostacolarla, saltando come un pazzo su ogni potenziale linea di passaggio. Il suo piede però, finisce sulla linea laterale e l’arbitro fischia il tecnico prima ancora che la palla venga rimessa in campo dagli ospiti. Al -3 dalla lunetta, segue a stretto giro il -1 di un Goran Dragic da 28 punti. Gli Heat allora decidono di non fare fallo e allungano il pressing in difesa che li porta a conquistare una palla contesa a 14 secondi dal termine. Vinta anche quella, resta il tempo a James Johnson di prendersi l’ultimo tiro dalla media. Primo ferro. Rimbalzo di Dragic, che ci riprova da sotto. Ancora ferro. La difesa dei Pistons continua a dimenticare di fare taglia-fuori a rimbalzo e allora Hassan Whiteside può appoggiare con il tap-in i due punti del sorpasso sulla sirena. Un canestro che per gli Heat ha il profumo intenso di playoff.
Indiana Pacers-Minnesota Timberwolves 114-115 - La prima vittoria in trasferta dei T’wolves dal 1 marzo interrompe una striscia di sei sconfitte consecutive (la più lunga in stagione) e soprattutto arriva nel modo più rocambolesco e contestato. Alla sirena infatti gli arbitri escono tra i fischi del pubblico di Indianapolis, indignato a causa del fallo concesso a Ricky Rubio a 3.4 secondi dal termine. Tre liberi che portano gli ospiti dal -2 al+1, quanto basta per vincere una gara che al momento sarebbe servita molto di più ai Pacers. “Ho provato a passare sul blocco e appena ho sentito il contatto di Teague sulle mie braccia, ho cercato di tirare e gli arbitri hanno visto quello che hanno fischiato”, racconta Rubio, a differenza del suo compagno Karl-Anthony Towns che prende una posizione netta. E controcorrente. “Cosa volete che vi dica, è stata una chiamata sbagliata”, commenta il lungo di Minnesota al temine di una gara da 37 punti e 12 rimbalzi. Trentasette sono anche quelli di Paul George dall’altra parte; non abbastanza per conservare il vantaggio a inizio quarto periodo: di solito una garanzia per i Pacers a Indianapolis, che non venivano battuti in una situazione di punteggio del genere dal febbraio 2016.
Los Angeles Lakers-Washington Wizards 108-119 – A un quarto d’ora dalla fine, non sembrava vero agli Wizards di dover rinunciare a una vittoria gratis allo Staples Center, dopo gli enormi sforzi fatti per portare a casa contro i Cavs la terza consecutiva. Sotto di 16 contro i giallo-viola guidati dai 28 di D’Angelo Russell e i 22 di Jordan Clarkson, John Wall e compagni hanno dovuto fare gli straordinari nel finale, chiudendo con un quarto periodo da 37-13 che avrebbe steso resistenze ben più valide di quella dei Lakers. Alla sirena finale sono 34 punti e 14 assist per la point guard numero 2, a cui si aggiungono i 16 a testa di Bradley Beal e di Otto Porter. Washington torna così a vincere il titolo della Southeast Division dopo 38 anni dall’ultima volta, quando nel 1979 persero in finale contro i Seattle Supersonics. Da lì in poi i capitolini hanno collezionato una dei record peggiori dell’intera lega, sono arrivate soltanto 14 qualificazioni ai playoff e non si è mai andati oltre il secondo turno. Beh, questa sembra la volta buona per sfatare anche altri miti.
Atlanta Hawks-Phoenix Suns 95-91 – Il 30-12 a inizio secondo quarto lasciava presagire una serata più semplice di quanto poi non si sia rivelata per gli Atlanta Hawks, reduci da sette sconfitte consecutive e ripiombati nel calderone della lotta playoff. Serviva una vittoria e per acciuffarla c’è voluto un Dennis Schroder da 27 punti chiamato a fare gli straordinari e a mettere una pezza sul 6/22 nel tiro dalla lunga distanza di squadra, in una partita in cui i Suns sono scesi in campo ridotti ai minimi termini, orfani anche di “mister 70 punti” Devin Booker. La differenza il playmaker tedesco l’ha fatta proprio mandando a bersaglio due triple consecutive all’interno di un parziale da 17-1 che ha spaccato in due la gara: “Appena mi sono reso conto di avere lo spazio per provarci, non c’ho pensato e ho tentato la conclusione. Per fortuna è andata bene”.
Brooklyn Nets-Philadelphia 76ers 101-106 – T.J. McConnell contro le squadre di New York aveva già dimostrato di saperci fare nei finali di partita, tanto da meritarsi il tiro a 100 secondi dal termine della gara combattuta del Barclays Center. Il suo però è poco più di un cross su cui si sarebbe potuto lanciare al massimo un bomber d’area di fine anni ’90. L’attaccante dei Sixers porta il nome di Robert Covington, che raccolto l’involontario invito segna i punti 20 e 21 della sua partita, quelli decisivi del sorpasso. Non bastano quindi ai Nets i 26 con 9 rimbalzi e 6 assist di Brook Lopez, che a 32 secondi dalla fine sbaglia la tripla del possibile pareggio in una serata da 3/7 dall’arco. Non può davvero fare tutto lui.