Particolare siparietto nella sfida tra Cleveland e Philadelphia: prima James subisce fallo da Justin Anderson e poi a “fare giustizia” ci pensa Kyrie Irving, che lo spintona fuori dal campo e si vede fischiare un flagrant. Non toccategli LeBron, altrimenti diventa una furia…
I campioni NBA avevano bisogno di una scossa nel match contro i Sixers e a dargli il pretesto giusto ci ha pensato Justin Anderson, che dopo poco più di un minuto dall’inizio della partita, ha sgambettato LeBron da dietro facendolo franare a terra dopo un colpo alla schiena. Un gesto “involontario” soltanto in parte, che non passa però inosservato agli occhi di Kyrie Irving, pronto a stretto giro a vendicarsi scaraventandolo in panchina e lanciando un segnale forte e chiaro: non provarci più. Una dimostrazione di come, nonostante il momento difficile, il gruppo resti coeso e attento a tutto ciò che riguarda l’un l’altro. “È come se fossimo fratelli: quando siamo in campo, la nostra chimica di squadra può venire meno, ma non il cameratismo che ci lega”. Queste le parole di James, che a stretto giro trovano la conferma di Irving, che non nasconde le sue intenzioni. “Il problema non è il suo essere ancora convalescente o meno. Ho visto che Justin ha cercato intenzionalmente di colpirlo alla spalla dolorante e buttarlo a terra. Nella mia testa è scattata una molla del tipo: ‘Devo fare qualcosa, devo proteggere il mio fratello’”. Non toccate LeBron, senza se e senza ma. “Lui stava semplicemente cercando di proteggermi”, conferma il numero 23. Il segnale di un gruppo uscito rafforzato dal meeting di squadra tenuto qualche giorno fa, come conferma anche coach Tyroon Lue: “I ragazzi hanno discusso la scorsa notte, un lunga chiacchierata. Adesso però tocca solo giocare e mettere in pratica quello che ci siamo detti: abbiamo parlato abbastanza”. Testa bassa e pedalare, evitando però di farli arrabbiare, altrimenti toccherà sempre vedersela con tutti.