Buona parte dei Celtics che vinsero il titolo nel 2008 sono stati i protagonisti della puntata di "Area 21", la trasmissione condotta da Kevin Garnett. Unico assente Ray Allen, ormai fuori dalla “cricca”: “Quando è andato a Miami, ha deciso di lasciarsi tutto alle spalle”. E Rajon Rondo lancia la stoccata ai suoi Bulls...
Nel salotto televisivo di Kevin Garnett c’erano davvero tutti ieri sera, tranne uno. Ospiti della trasmissione “Area 21”, l'appuntamento settimanale condotto in questa stagione dall’ex n°5 dei Celtics, sono stati Paul Pierce, Kendrick Perkins, Glen Davis e Rajon Rondo, “l’unico che ancora ha la forza per stare in campo”, come ironicamente sottolineato da coach Doc Rivers, intervenuto a sorpresa in collegamento video scatenando le risate e gli aneddoti di un gruppo chiaramente speciale, vincitore del titolo NBA del 2008 e ancora legato da un’amicizia che va ben oltre i rapporti tra ex compagni. Il convitato di pietra era Ray Allen, fuori dal gruppo da un bel po’ di tempo, una storia diventata di dominio pubblico già quando qualche settimana fa era venuto fuori che non avrebbe partecipato al viaggio organizzato da Rajon Rondo perché avevano preferito non invitarlo. A parlare del rapporto con Allen ci hanno pensato nel corso della puntata gli altri due Big Three: “La gente non capisce che questa per noi è la vita reale, non è una finzione. Si parla di rapporti veri. La situazione con Ray era molto sensibile e quando abbiamo pensato di organizzare la reunion volevamo mettere insieme soltanto quegli amici che possiamo considerare leali. Per essere onesti: quando ha deciso di andare a Miami, è come se fosse si fosse lasciato tutto alle spalle. Lo ha fatto per dare la caccia a un altro anello, è riuscito a vincerlo – tanto di cappello. Ma questo è… la nostra è una riunione tra giocatori che possono considerarsi totalmente dei Celtics”.
“Allen non ci ha avvisato del passaggio agli Heat”
Sulla stessa lunghezza d’onda Paul Pierce, che tiene a sottolineare come a deluderlo non sia stata la scelta fatta da Allen, ma il modo in cui la stessa è stata presa: “Io ero convinto che ci fosse un rapporto di fratellanza tra di noi. In quell’estate della free agenc ci confrontavamo e ascoltavamo tutti l’un l’altro di continuo, per quello sono rimasto a lungo meravigliato e deluso dal fatto che lui non ci avesse mai avvisato del fatto che stava per andare a Miami”. Alla fine però sono andati tutti via, chi a Washington, chi ai Nets e chi come Rondo ai Bulls, che dopo una stagione travagliata si erano ritrovati ad avere la grande opportunità di portare a termine un upset che avrebbe avuto del clamoroso: battere come ottava classificata i Boston Celtics testa di serie n°1 a Est. Un’impresa impossibile ai nastri di partenza, diventata probabile dopo le prime due sfide al TD Garden vinte da Chicago: “Eravamo riusciti a fare click nella post-season, facendo andare tutte le cose al loro posto”, racconta Rondo, autore nelle due sfide di 11.5 punti, 10 assist, 8.5 rimbalzi e 3.5 rubate; giocate trascinanti a cui i Bulls hanno dovuto rinunciare da gara-3 in poi a causa dell’infortunio al pollice, coinciso con il riacutizzarsi dei problemi al polso che lo hanno costretto a osservare dalla panchina il tracollo in campo dei suoi compagni, spazzati via in quattro partite e sconfitti 4-2 dalla sua ex squadra. “Quanto è stato frustrante per te essere dominante in quelle due sfide, prima di dover abbandonare per forza di cose la sfida?”, chiede Charles Barkley in collegamento con la trasmissione. “Oh, è stato molto spiacevole, avevamo creato la giusta chimica…”. “Li avreste battuti in quattro partite, vero?”, intervengo all’unisono sia Paul Pierce che Kevin Garnett. “In tutta onestà, sì. Avremmo vinto noi”. Più chiaro di così.