In vantaggio dal primo secondo all'ultimo, Golden State infligge a San Antonio un durissimo 136-100 in gara-2, portandosi sul 2-0 nella serie, guidati dai 29 punti di Steph Curry. Le critiche di Popovich verso i suoi giocatori.
Un primo quarto da 33-16, segnando 10 dei primi 16 tiri con tre triple di Steph Curry e due di Draymond Green, e altri 39 punti nel secondo quarto, per andare all’intervallo sul 72-44, sul +28, con uno straordinario 11/12 al tiro da parte dei panchinari di coach Mike Brown e già 23 assist di squadra a referto (la miglior prestazione di sempre in un tempo per gli Warriors), che si trasformano in 39 a fine serata, massimo nei playoff 2017 (sono stati assistiti 30 dei primi 38 canestri segnati). Il massacro con cui Golden State maltratta San Antonio (senza Kawhi Leonard e Tony Parker) è tutto in queste cifre, prima ancora che nel 136-100 finale con cui i californiani si portano sul 2-0 nella serie (49-4 il record delle squadre con un vantaggio simile nella storia delle finali di conference) infliggendo a coach Popovich il peggior passivo della propria carriera nei playoff (tanto il -41 sul 127-86 che i 136 punti subiti a fine gara). È una partita dominata dal primo all’ultimo secondo dagli Warriors (quinta volta dall’inizio dei playoff, ci sono state solo altre 5 vittorie wire-to-wire in tutta questa postseason), guidati dai 29 punti con 6/9 da tre di Steph Curry, che aggiunge anche 7 rimbalzi e 7 assist, e da una panchina capace di contribuire con 63 punti, massimo stagionale, con la super prestazione di Patrick McCaw che chiude con 18 punti e 6/8 al tiro con tre triple a segno.
Le critiche di Popovich
“Non abbiamo giocato, tutti, di squadra. Non ci abbiamo mai creduto. Stasera i ragazzi mi hanno deluso. Dicono che la verità renda liberi, no? Ecco, questa è la verità, senza bisogno di addolcire la pillola. Forse ci siamo compatiti troppo, in questi giorni; forse avevamo bisogno di prendere uno schiaffone del genere per tornare noi stessi in gara-3”. Il compatirsi dell’allenatore dei texani fa ovviamente riferimento alla rinuncia forzata degli Spurs tanto a Tony Parker quanto soprattutto a Kawhi Leonard: dalla sua uscita di scena, nel terzo quarto di gara-1, il parziale degli Warriors è stato 194-133 (+61), con disparità ancora maggiori per le percentuali al tiro (57% contro 37%) e per gli assist di squadra (Spurs doppiati, 50-25). Gli unici a salvarsi tra i nero-argento sono Jonathon Simmons tra i titolari, autore di 22 punti con 8/17 al tiro, e Davis Bertans dalla panchina, perfetto al tiro (4/4 dal campo con 3/3 dall’arco) per 13 punti in 17 minuti. Nessun altro Spurs è stato capace di raggiungere la doppia cifra per punti, neppure un LaMarcus Aldridge da soli 8 punti e 4 rimbalzi con 4/11 al tiro.
Warriors imbattibili
Per Golden State (dopo gli spaventi di gara-1) è sembrato tutto facile, nonostante l’assenza di Andre Iguodala, alle prese con dolori al ginocchio (e Zaza Pachulia fuori dopo solo 7 minuti per un guaio al tallone): alla super prestazione di Curry si sono sommate quelle di Kevin Durant (16 punti con 6/10 dal campo) e di Draymond Green, autore della solita gara a tutto tondo (13 punti, 9 rimbalzi, 6 assist, 2 stoppate e altrettanti recuperi). Come successo ai Cleveland Cavs lo scorso anno, gli Warriors diventano la quinta squadra di sempre a vincere consecutivamente le prime 10 partite di playoff (due delle restanti 4 hanno finito per vincere il titolo), e sfoggiano un clamoroso 25-1 il loro record nelle ultime 26 gare disputate. La serie si sposta ora in Texas, dove nella notte tra sabato e domenica andrà in scena gara-3.