A partire dalle ore 18 del 6 luglio possono diventare ufficiali i movimenti di mercato fin qui annunciati: sembra una cifra enorme il miliardo e settecento milioni di dollari fin qui investito, ma impallidisce di fronte al totale speso la scorsa estate. Facciamo i conti in tasca alla NBA
Non è paragonabile a quello della scorsa estate (e il totale dei soldi spesi dovrebbe restare inferiore anche a quello del 2015) ma come ogni anno le cifre a cui vengono chiusi gli accordi tra i free agent e le squadre NBA nel corso dei primissimi giorni di luglio, al via del mercato dei free agent, fanno girare la testa. Un conteggio approssimativo dei dollari movimentati nella serie di accordi – che dalle 18 italiane del 6 luglio possono finalmente venire ufficializzati – parla di quasi un miliardo e settecento milioni di dollari, investiti dalle 30 franchigie NBA in nuovi contratti (restano escluse tutte le trade – a partire da quella di Chris Paul dai Clippers ai Rockets – che hanno movimentato giocatori di grande valore ma con contratti firmati in precedenti annate). A far notizia più di tutti è stato sicuramente il primo contratto dall’importo totale superiore ai 200 milioni di dollari mai firmato nella storia della lega, quello che ha unito i destini di Steph Curry a quelli dei Golden State Warriors per i prossimi cinque anni ("In un mercato libero, senza cap, sarebbero 400", ha twittato "King" James), ma con esso molti altri accordi hanno gonfiato il totale a cifre magari inferiori all’ultimo biennio ma comunque astronomiche. Ci sono stati i 175 milioni di dollari accordati dai Clippers a Blake Griffin, i 126 del rinnovo di Jrue Holiday con New Orleans, i 128 incassati da Gordon Hayward da Boston o i 100 necessari per tenere Kyle Lowry a Toronto. Ovvio, sommando gli importi totali di ciascuno di questi contratti si ottiene una sorta di importo cumulativo di quanto investito dalle squadre, nel senso che il volume totale di 1.7 miliardi di dollari di questa estate 2017 andrebbe in realtà spalmato sugli anni di durata dei vari accordi sottoscritti. Conteggiando solo la frazione di investimenti relativa alla stagione 2017-18 è stato calcolato che le trenta squadre NBA potevano investire per il prossimo campionato un totale di 400 milioni di dollari restando all’interno del loro cap, una cifra che neppure si avvicina al folle importo di un miliardo di dollari dell’estate 2016 (quando entrò in vigore il nuovo contratto televisivo che porterà 24 miliardi di dollari nelle casse della lega per i prossimi 9 anni).
L'anomalia dell'estate 2016
Ecco allora che, tornando alle cifre lorde, a quelle conteggiate cioè tenendo in considerazione i totali pluriennali degli accordi sottoscritti, il mercato NBA 2016 aveva generato quasi 4 miliardi di dollari, più del doppio rispetto a quello attuale (e superiore anche – di più di un miliardo – ai contratti firmati nel 2015). La scorsa estate è infatti stata quelle delle firme di Mike Conley (153 milioni di dollari, al tempo il contratto più ricco di sempre), di DeMar DeRozan e Anthony Davis (145 a testa), di Andre Drummond (130) e Bradley Beal (128), di LeBron James (100 per tre anni) ma anche di un Ian Mihainmi a 64 milioni di dollari. Improbabile che cifre del genere – figlie appunto dalla maggior liquidità dovuta al nuovo contratto televisivo – possano ripetersi nelle prossime estati, ma comunque anche i nomi dei free agent 2018 già si annunciano appetitosi per chi avrà modo e voglia di spendere ancora: sarà il turno di Isaiah Thomas e DeMarcus Cousins, di Carmelo Anthony e LaMarcus Aldridge, di Avery Bradley e Jabari Parker, così come torneranno sul mercato Paul George e, volendo, anche Russell Westbrook (se scegliesse di rifiutare un’estensione con i Thunder). Un’altra pioggia di dollari è attesa per la prossima estate, ma prima occorre aspettare gli ultimi colpi di questa: e non è ancora finita…