I Grizzlies in estate hanno detto addio a Zach Randolph e Tony Allen, intenzionati a rivoluzionare dopo anni anche il loro modo di giocare: Gasol e compagni sono pronti a iniziare a correre? Questa squadra può confermare nei prossimi mesi di essere da playoff?
“Lui è stato uno dei pezzi chiave di ogni singola vittoria che i Grizzlies hanno conquistato ai playoff; letteralmente non c’è mai stata un successo in post-season di questa squadra senza di lui. È arrivato da noi con in dote una pessima reputazione, in buona parte meritata dopo quanto fatto in NBA, ma qui da noi ha riabilitato se stesso. (..) In un momento storico in cui tutti vanno a caccia dei grandi mercati per stare sotto i riflettori, per incassare tanti soldi e puntare a vincere un titolo, lui non ha mai pensato a tutto questo. Una volta a fine gara disse a Boris Burke: ‘Amo questa città e questa gente si è affezionata a me. Memphis è una realtà operaia e io sono un giocatore operaio. Uno che lavora duro. Nulla è mai stato facile nella mia vita e nulla è dato per scontato nelle vite dei nostri tifosi. È da qui che nasce il nostro legame’. Per questo la maggior parte dei tifosi non se la prenderà con lui per aver scelto di firmare un contratto da 24 milioni di dollari, così come non si arrabbierà con la dirigenza per il fatto che quei soldi fossero troppi da offrire a un giocatore del genere in una fase calante della sua carriera. Non è mai andato dietro ai soldi, ma questa volta giustamente non è stato disposto a rinunciare per l’ennesima volta”. Queste le parole che Gary Parrish, uno dei più importanti cronisti di Memphis, ha scritto per raccontare l’addio di Zach Randolph volato a Sacramento; la notizia dell’estate in casa Grizzlies che sembrano aver detto addio assieme a lui e a Tony Allen anche a tutto ciò che ha rappresentato per la loro identità negli ultimi anni. Certo, i vari Ben McLemore e Tyreke Evans uniti alla conferma di JaMychal Green vanno nella direzione di preservare in parte quello stile di gioco, ma i tempi sembrano essere maturi per un’evoluzione anche a livello di proposta di gioco. Per questo, l’acquisto migliore potrebbe essere Chandler Parsons, ricoperto di soldi la scorsa stagione dopo aver firmato un quadriennale a cifre vertiginose e che nei primi 12 mesi a Memphis (soprattutto a causa di infortuni ampliamente pronosticabili), non ha garantito quanto sperato. I Grizzlies vanno così a caccia di una stagione in cui provare a cambiare pelle, ben consapevoli di quanto sia rischioso un processo del genere. Mal che vada ci sono sempre Mike Conley e Marc Gasol a cui affidarsi: loro ricordano molto bene cosa fare per vincere.
RECORD 2016-17: 43-39 (3^ nella Southwest Division, 7^Western Conference, 11° NBA)
PLAYOFF: Primo turno (2-4 vs. San Antonio Spurs)
UNDER/OVER 2017-18: 37.5
Roster
MIKE CONLEY | Andrew Harrison, Wade Baldwin IV, Mario Chalmers
BEN MCLEMORE | Wayne Selden, Tyreke Evans, Troy Daniels
CHANDLER PARSONS | James Ennis III, Dillon Brooks, Rade Zagorac
JAMYCHAL GREEN | Brandan Wright, Jarell Martin
MARC GASOL | Deyonta Davis
Allenatore: David Fizdale
GM: Chris Wallace
Tre domande per raccontare la prossima stagione
Senza Randolph e Allen, è definitivamente alle spalle in Grit-and-Grind?
L’enorme capacità di identificazione e simbiosi che il roster dei Grizzlies è riuscito a creare con il pubblico di Memphis (non tra i più calorosi e presenti tra quelli NBA, per usare un eufemismo) è stato di certo uno dei punti di forza per la franchigia che negli ultimi sette anni è riuscita sempre a garantirsi un posto ai playoff, facendo dello spirito di sacrificio (difensivo, e non solo) il suo marchio di fabbrica. Il simbolo di una città operaia anche nella vita di tutti i giorni, che in Tony Allen rivedeva tutti i suoi limiti, i suoi difetti e soprattutto la possibilità di farcela nonostante tutto. Da quest’anno però, con la contemporanea partenza di due pilastri come Randolph e lo stesso Allen, sembra davvero essere giunto il momento di voltare pagina, correndo un rischio non da poco anche dal punto di vista dei risultati. Dopo aver alzato al soffitto del Fexed Forum la maglia n° 50 di Zach, toccherà iniziare a trovare nuovi leader tecnici e soprattutto vocali all’interno dello spogliatoio.
Questo roster è pronto per iniziare a correre?
No, e forse accelerare i tempi di questo processo evolutivo potrebbe risultare controproducente. Costringere Gasol a improbabili coast-to-coast attaccando nei primi secondi dell’azione, piuttosto che tentare di aprire il più possibile il campo tirando tanto dall’arco non sembra essere nelle corde di questo roster. Il 38.8% da tre punti messo a referto dal lungo spagnolo unito alle sue doti da passatore garantiscono grandi spaziature a un attacco che fisiologicamente svuoterà ancora di più l’area avendo rinunciato al gioco in post di Randolph. Il ritmo però è sempre stato un’arma utile ai Grizzlies (al 28° posto per Pace la passata stagione), soprattutto in difesa: abbassare il numero dei possessi infatti riduce fisiologicamente la possibilità di far canestro per gli avversari e questo è stato spesso un passaggio tanto logico quanto sottovalutato. Memphis ha l’atletismo e le individualità per avere una difesa arcigna nonostante la mancanza di Allen. Correre un po’ di più potrebbe quindi essere un’opzione, ma senza abbandonare in maniera netta la strada che ha regalato così tante soddisfazioni in passato.
Che Chandler Parsons avrà a disposizione coach Fizdale?
L’ago della bilancia in casa Grizzlies sembra dunque essere sempre più l’ex giocatore dei Rockets, inutile se non addirittura dannoso nella passata stagione e a caccia di un riscatto troppe volte rimandato a causa degli infortuni. Un Parsons terzo violino potrebbe rappresentare la svolta a prescindere dalle scelte tattiche che farà coach Fizdale; un realizzatore che deve ritrovare confidenza con il canestro e soprattutto continuità in campo. Da quanto raccontato in un meraviglioso articolo su ESPN, il numero 25 dei Grizzlies ha raccontato quanto sia stato delicato il suo processo di riabilitazione, fatto di ore di risveglio muscolare, pilates e in generale esercizi a bassissimo impatto a livello di sforzo. Un lungo avvicinamento che lo ha portato a riattivare un corpo ormai da troppo tempo frenato dai problemi, cambiando la meccanica di tiro, il modo di distribuire il peso e quello di muoversi sul parquet: “Nessuno può controllare gli infortuni, ma io ho fatto di tutto per limitare la possibilità che ricapitino. Io sono tranquillo perché davvero non avrei potuto fare di più per presentarmi al training camp nel migliore dei modi”.
Obiettivi
Sette anni consecutivi ai playoff hanno creato una maturità che rappresenta un valore aggiunto in termini di capacità di portare a casa il risultato da non trascurare (basti pensare a quante volte i Grizzlies sono riusciti a vincere partite in bilico negli ultimi minuti di gioco negli anni passati). Nonostante questo però, l’aumento della competitività della Western Conference ha spinto molti a domandarsi: c’è spazio per Memphis ai playoff? A detta dei diretti interessati non c’è dubbio; toccherà ad altre otto di dimostrare di essere migliori dei Grizzlies. In bocca al lupo.