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Speciale NBA 2017-18: Brooklyn Nets, molto mercato per nulla

NBA
Copertina

Tanti volti nuovi al Barclays Center, con D’Angelo Russell pronto a prendere in mano le redini di una squadra che, nonostante la rivoluzione estiva, sa benissimo di non poter andare molto lontano

La NBA è una Lega meritocratica. Per carità, nello sport come nella vita, la fortuna resta una delle principali componenti e nei confronti di quella c’è davvero poco da fare a livello di previsione. Ma per tutto il resto, l’intero meccanismo messo in piedi dalla NBA cerca il più possibile di omologare opportunità, possibilità e soprattutto raggio d’azione, mettendo dei paletti ben chiari e costringendo a una spesa bella salata tutti quelli che provano a prevalicarli in nome di una vittoria che difficilmente coincide semplicemente con un aumento della spesa. Un preambolo necessario questo, per rendere chiaro il perché i Brooklyn Nets (ormai da anni) si ritrovano in una situazione del tutto svuotata di speranze, in una Lega in cui anche arrivare ultimi alle volte può avere una forte connotazione positiva. I Nets, dopo l’acquisizione della franchigia da parte di Michail Prochorov, sono andati all-in, svendendo il proprio futuro a caccia di un’improbabile resa nel presente, tramutatasi in una semifinale di Conference nel 2014 contro gli ultimi Heat di LeBron James, incastonata nel mezzo tra due naufragi al primo turno playoff l’anno prima contro le big balls di Marco Belinelli e l’anno dopo contro Atlanta. Da lì in poi, il buio: Garnett, Pierce e Johnson sono andati via (ormai sul viale del tramonto) e, a fronte dei contratti spropositati elargiti, nessun giocatore del roster ha offerto quella costanza e qualità di rendimento per giustificare quelle cifre. Brooklyn è finita così in una pericolosa trappola, consapevole del fatto di essersi scavata da sola la fossa: niente scelte per lucrare sulle drammatiche stagioni a livello di risultati e allo stesso tempo un cap pieno, che non permetteva di firmare eventuali free agent a disposizione sul mercato (ammesso e non concesso che poi quelli accettassero la proposta dei Nets). Un baratro da cui neanche il mercato movimentato di questa off-season sembra averli tratti d’impaccio: aver lucrato al netto di tutto un D’Angelo Russell dalla partenza di Brook Lopez è stata una buona mossa (nonostante il contrattone di Mozgov incamerato), seguito poi da Allen Crabbe e DeMarre Carrol che sicuramente giocheranno minuti importanti ai Nets, ma che magari oltre a garantire 6-8 vittorie in più (difficile immaginarne di più) toglieranno spazio ai Rondae Hollis-Jefferson e i Caris LeVert di questo mondo; i giocatori da cui passa l’unica flebile speranza di rilancio della squadra.

RECORD 2016-17: 20-62 (5^ nell’Atlantic Division, 15^ nella Eastern Conference, 30° posto della NBA)

PLAYOFF: no

UNDER/OVER 2017-18: 28.5

Roster

D’ANGELO RUSSELL | Isaiah Whitehead, Spencer Dinwiddie

JEREMY LIN | Caris LeVert, Sean Kilpatrick, Joe Harris

ALLAN CRABBE | Rondae Hollis-Jefferson

DEMARRE CARROLL | Trevor Booker, Quincy Acy

TIMOFEY MOZGOV | Tyler Zeller, Jarrett Allen

ALLENATORE: Kenny Atkinson

GM: Sean Marks

Tre domande per raccontare la prossima stagione

D’Angelo Russell: se non ora, quando?

Già, Russell doveva prendersi LA e, dopo non aver convinto del tutto la dirigenza gialloviola, è stato costretto a fare le valigie per lasciare spazio a Lonzo Ball. Adesso invece si ritrova con le chiavi in mano di una delle pochissime squadre NBA che può invidiare il record dei Lakers degli ultimi anni, ma che gli lascia inevitabilmente enorme spazio di manovra. Oltre al fatto che per i Nets fare peggio di quanto già messo in mostra diventa un’impresa ardua. Una win-win situation dunque, in cui le vittorie si spera inizino ad arrivare anche al termine dei 48 minuti trascorsi sul parquet.

Il mercato “degli altri”, con una sola domanda: perché?

Controverse invece sembrano essere le scelte fatte per quel che riguarda le altre pedine del roster. Se Mozgov infatti è stato palesemente lo scotto da pagare per portarsi a casa D’Angelo Russell, di non immediata comprensione sono state le acquisizioni di DeMarre Carroll e Allan Crabbe. Il primo infatti, in netto calo dopo le convincenti prestazioni di due anni fa con gli Hawks, è stato letteralmente scaricato dai Raptors, ma ha quantomeno garantito ai Nets la possibilità di incassare un paio di scelte al Draft (oltre all’essere un giocatore che avrà a disposizione i suoi 30 minuti di media in stagione). La scelta fatta per acquisire il secondo invece è apparsa agli occhi di molti come un favore gratis fatto ai Blazers, che con questa mossa hanno risparmiato quasi 40 milioni di dollari di luxury tax nei prossimi anni. In realtà i Brooklyn Nets si erano già dimostrati interessati a Crabbe in passato, e proprio a seguito della loro spropositato rilancio Portland, pur di trattenere in squadra il secondo miglior tiratore da tre punti per percentuale della passata regular season, pareggiò quella proposta sorprendendo quasi tutti. Entrambi i nuovi arrivi hanno comunque contribuito a riempire il cap - un obbligo da una parte, ma a cui i newyorchesi hanno provato ad adempiere nel miglior modo possibile, portando a casa due titolari: in fondo, senza scelte a disposizione non è mica obbligatorio perdere.

LaVert e gli altri: che futuro per i Nets?

Il più grande punto interrogativo resta proprio questo: quanto potenziale ha al momento questa franchigia? E soprattutto, quanto può puntare a raccoglierne nei prossimi anni, scegliendo al Draft e/o andando a caccia di giovani talenti? Lo scounting in realtà ha fatto un bel po’ difetto negli ultimi anni a Brooklyn, incappati più spesso in false promesse che non in veri e propri talenti. Nel frattempo il gap con il resto della NBA è andato via via allargandosi, diventando una voragine che al momento sembra impossibile da colmare, nonostante questa estate si sia riusciti a fare un mercato finalmente con un senso.

Obiettivi

Credere che una squadra del genere possa ambire ai playoff, nonostante il rivedibile livello a Est,  sarebbe voler caricare inutilmente una squadra che è ben consapevole di navigare in mezzo a un guado di cui ancora non si vede la fine. La speranza passa certamente da Russell, come dai LaVert e Hollis-Jefferson di questo mondo, ma da qui a pensare che possano diventare dei potenziali Big-Three ce ne passa.