La postseason raggiunta in extremis lo scorso aprile rimane l’obiettivo della squadra dell’Oregon, dopo un’estate che ha visto i Blazers cambiare poco (attenzione però ai rookie Collins e Swanigan) ma la Western Conference rinforzarsi. Nurkic può essere il giocatore in più?
Data la scarsissima possibilità di muoversi sul mercato (122 milioni garantiti già a roster, ben oltre il cap, in territorio tassa di lusso) non sono molte le novità dei Blazers rispetto all’anno scorso, una stagione conclusa con la quarta partecipazione consecutiva ai playoff ma anche con la secca eliminazione al primo turno (0-4 dagli Warriors). Detto addio ad Allen Crabbe (per disfarsi del suo contratto da 75 milioni di dollari), si è dato il benvenuto a due rookie molto interessanti, Caleb Swanigan (una dei giocatori messosi più in luce durante le summer league) e Zach Collins. La partenza di Crabbe lascia un vuoto in ala piccola, spot dove Stotts potrebbe promuovere Maurice Harkless oppure scegliere di affidarsi a Evan Turner. Giocatori dalle caratteristiche diverse, perché il 44.4% da tre di Crabbe (terzo miglior dato NBA) era fondamentale per aprire il campo nell’attacco dei Blazers e né Harkless (35% dall’arco) né tantomeno Turner (appena sopra il 26%) possono garantire quel tipo di pericolosità dal perimetro. Diverso il discorso per le due matricole: Swanigan in ala grande e Collins nei due ruoli sotto canestro sembrano avere talento e fiducia abbastanza per inserirsi da subito in rotazione. Maturando minuti ed esperienza durante la regular season, potrebbero entrambi essere un plus importante per spingere i Blazers di nuovo ai playoff e possibilmente oltre. Se Lillard-McCollum sono le certezze di coach Stotts, Portland ha bisogno di passi avanti significativi da almeno un giocatore tra Harkless, Al Farouq Aminu e Turner: tutti importanti per la loro versatilità, tutti però ancora troppo incostanti per dare garanzie di un certo tipo, soprattutto ad alto livello. A meno che la spalla ideale dei due fenomeni dietro di Portland non vada cercata invece in mezzo all’area, dove Nurkic a disposizione fin dal via potrebbe cambiare la faccia dei Blazers (lo aveva già fatto l’anno scorso, 14-5 il record con lui in quintetto).
RECORD 2016-17: 41-41
(3° Northwest Division, 8° Western Conference, 15° NBA)
PLAYOFF: eliminati al primo turno
(0-4 vs. Golden State Warriors)
OVER/UNDER 2017-18: 42.5 (14°)
Roster
DAMIAN LILLARD | Shabazz Napier
C.J. McCOLLUM | Pat Connaughton, Anthony Morrow
MAURICE HARKLESS | Evan Turner, Jake Layman
AL-FAROUQ AMINU | Ed Davis, Noah Vonleh, Caleb Swanigan
JUSUF NURKIC | Meyers Leonard, Zach Collins
ALLENATORE: Terry Stotts
GM: Neil Olshey
Tre domande per raccontare la stagione dei Portland Trail Blazers
Rinforzati o indeboliti rispetto al roster dello scorso anno?
Certo, la pericolosità dall’arco di Crabbe faceva molto comodo ai Blazers, per allargare il campo e permettere anche alle due stelle – Lillard e McCollum – di trovare spazi in penetrazione. Visto però il peso del suo contratto, se i due rookie dovessero progredire in fretta Portland potrebbe compensare da subito – in valore – assoluto la sua dipartita. Swanigan ha fatto alzare più di un sopracciglio durante la Summer League di Las Vegas, chiudendo in doppia doppia di media (16.1 punti e 10.6 rimbalzi) e meritandosi minuti anche in prestagione, perché Stotts vuole capire da subito se può contare su di lui in ala forte, dove dovrà fare a meno almeno all’inizio di Noah Vonleh. Collins è ancora più intrigante: viene da una scuola di pallacanestro importante come quella di Gonzaga, e il suo impatto nella lega potrebbe assomigliare a quello di un altro Zag come Domantas Sabonis, dando ai Blazers un altro lungo versatile da gettare nella mischia. Portland perde qualcosa nell’immediato per assicurarsi più futuro, sperando che il resto del roster cresca come conseguenza di una stagione in più assieme.
Quale impatto può avere Jusuf Nurkic?
La vera differenza per la squadra dell’Oregon potrebbe farla il centro bosniaco, che nelle poche gare disputate a Portland la scorsa stagione (proveniente da Denver) ha fatto già innamorare i Blazers Maniacs. Il net rating di squadra (+9.6) con lui in campo fa davvero ben sperare, così come l’intesa dimostrata da subito sia con Lillard che con McCollum sui giochi a due. Non è un giocatore verticale, sicuramente non si può definire esplosivo, ma è un lungo capace di coprire spazio orizzontalmente – sui roll a canestro, ad esempio, dalla lunetta al ferro – con sorprendente velocità. Molto dipenderà anche dalla sua condizione fisica: viene annunciato in gran forma (addirittura 15 chili in meno, giurano a Portland), e questo potrebbe davvero condizionare positivamente il rendimento di tutta la squadra.
Lillard-McCollum troppo soli per fare dei Blazers una squadra d’élite a Ovest?
In campo assieme sfoggiano un net rating positivo (+3.7), frutto ovviamente più della loro intesa offensiva (111.8 l’offensive rating dei Blazers con la coppia protagonista, il secondo dato di tutta la lega, dietro solo a quello di Golden State) che del valore difensivo. Hanno dimostrato, anche sul palcoscenico dei playoff, di poter rispondere colpo su colpo, giocata dopo giocata, ai Curry e Thompson di questa lega, ma è in difesa dove invece il loro livello non è all’altezza dei migliori – e se i leader di squadra non danno l’esempio, difficile pensare che la squadra possa seguirli. È qui che Lillard e McCollum sono chiamati a fare il salto di qualità: il supporting cast potrebbe essere migliore (e non a caso i due hanno fatto di tutto per reclutare Carmelo Anthony durante l'estate) ma non è neppure da disprezzare: se i Blazers di squadra vogliono migliorare, parte tutto dalle due superstar.
Obiettivi
Difficile pensare che Portland possa fare meglio dell'anno scorso, in una Western Conference che appare ulteriormente rafforzata. Si punta ai playoff (per il quinto anno di fila) e poi ci si affida al talento delle superstar Lillard-McCollum, capaci in singola partita di poter battere chiunque. Se Nurkic dovesse dare una dimensione nuova ai Blazers, si potrebbero anche nutrire ambizioni differenti, ma se si considerano Golden State, Houston, San Antonio e OKC un passo avanti, il vantaggio campo al primo turno appare già fuori portata.