Please select your default edition
Your default site has been set

NBA, i Pistons festeggiano la nuova arena e a bordocampo spunta Eminem

NBA

Detroit è famosa come Motown, una città che alla musica ha dato e continua a dare tanto. Ma la presenza di “Slim Shady” alla Little Caesars Arena per la prima stagionale dei Pistons ha un significato anche politico

“Detroit, date il bentornato ai giocatori – per la prima volta in 40 anni – alla nostra città, la mia città, la vostra città! Fatevi sentire, andiamo!”. Con queste parole – e indossando una maglia con il nuovo logo della squadra e una felpa col cappuccio sollevato in testa – Eminem ha arringato la folla della nuova Little Caesars Arena appena terminate le presentazioni delle squadra, prima del via della prima gara stagionale, tra i Pistons e gli Charlotte Hornets (gara poi vinta dai padroni di casa, 102-90). Per la squadra due volte campione NBA a fine anni ’80 e poi di nuovo nel 2004 si è trattato della prima partita di nuovo a downtown dopo 40 stagioni trascorse al Palace di Auburn Hills e prima ancora al Silverdome di Pontiac, nei sobborghi cioè di una città spesso presa a simbolo di degradazione e abbandono – e per l’occasione non sono mancati gli ospiti eccellenti, dal commissioner NBA Adam Silver a Grant Hill, dalle leggende Dave Bing e Bob Lanier a ospiti musicali di grande prestigio (anche Kid Rock e Big Sean oltre a Eminem). È stata però gioco forza la presenza di “Slim Shady” a catalizzare l’attenzione di molti, anche per l’arringa microfono in mano che il rapper di Detroit ha regalato al pubblico di casa sulle note del suo successo Lose Yourself. La seconda occasione, nel giro di poco più di una settimana, in cui Eminem è tornato alla ribalta nazionale, dopo un lungo periodo lontano dai riflettori. La prima? L’attacco frontale al presidente Trump divenuto rapidamente virale nei giorni scorsi, un messaggio passato tutt’altro che inosservato alle orecchie anche di coach Stan Van Gundy, che ha interpretato la presenza del rapper alla prima stagionale in un’ottica più ampia: “Senza fare dichiarazioni ufficiali credo che la franchigia sia stata in grado di far sentire la sua voce [con riguardo alle tematiche sociali/razziali, ndr] anche soltanto avendo un personaggio come Eminem in prima fila”. 

Artisti schierati: chi da una parte, chi dall'altra

Oltre a Eminem e Big Sean, la scena musicale cittadina alla Little Caesars Arena era rappresentata per l’occasione speciale della prima stagionale anche da Skylar Grey (che si è esibita al piano durante l’intervallo in una bella versione di Coming Home) e del produttore Denaun Porter, espressione del gruppo hip hop D12 da cui arriva lo stesso Eminem. Ma ha fatto molto parlare anche la presenza dell’altro musicista "simbolo" della città di Detroit e dei Pistons, quel Kid Rock le cui (espliciti) posizioni politiche – pre-Trump e fortemente conservatori – avevano suscitato più di una polemica quando a settembre proprio sei suoi concerti (capaci di attirare un totale di 90.000 persone) avevano inaugurato la Little Caesars Arena. Con Kid Rock confinato questa volta al ruolo di spettatore passivo ed Eminem invece in prima fila, microfono in mano, i Pistons hanno in qualche modo voluto mandare un messaggio diverso, unendosi a loro modo alla miriade di personaggi sportivi che già hanno scelto di recitare un ruolo forte nel dibattito sociale/razziale che sta dividendo l’America.