Il Re trascina i Cavs alla vittoria contro i Bulls con 34 punti e 13 assist, ricoprendo nominalmente il ruolo di playmaker titolare. Massimo in carriera per Aaron Gordon, decisivo contro Brooklyn. Portland allunga una striscia storica battendo New Orleans, che perde Anthony Davis per infortunio. Boston vince facilmente su New York, Indiana sbanca il campo di Minnesota segnando 130 punti
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Cleveland Cavaliers – Chicago Bulls 119-112
IL TABELLINO
Ci sono due novità e mezza nel quintetto base dei Cavs: le prime sono i rientri di J.R. Smith e Tristan Thompson da titolari; la mezza è lo spostamento di LeBron James come playmaker nominale, visto che José Calderon viene tenuto fuori per scelta tecnica da coach Lue. Diciamo “mezza” perché di fatto James è sempre stato il playmaker delle sue squadre, ma il nuovo ruolo ha fatto impennare le sue statistiche: alla fine sono 34 i suoi punti a cui aggiunge anche 13 assist e 3 recuperi con sole 2 palle perse, guidando i suoi alla vittoria su dei combattivi Chicago Bulls. Un successo tutt’altro che scontato, visto che ancora una volta i padroni di casa sono andati sotto anche di 14 punti nel primo quarto prima di rimettere a posto le cose nella ripresa, vanificando le grandi prestazioni di Justin Holiday (miglior realizzatore degli ospiti con 25 punti) e altri sei giocatori in doppia cifra, tra cui il rookie Lauri Markkanen (19 e 8 rimbalzi) pubblicamente elogiato da King James (“Indossava le mie scarpe retro ad Arizona, stavo in piedi fino a tardi per seguirlo”). Alla fine la nuova strutturazione dei Cavs ha funzionato solo per la panchina, che è riuscita a battere quella dei Bulls 46-34 grazie ai 16 punti di Jeff Green e gli 11 a testa di Kyle Korver e Dwyane Wade (nettamente alla sua miglior prestazione in maglia Cavs), oltre alla classica doppia doppia da 20+12 di Kevin Love, a cui sono stati risparmiati i gomiti e la fisicità di Robin Lopez e che tornerà da “4” almeno per le prossime due gare. “Grazie a Dio c’è stata la nostra panchina” ha commentato coach Lue, infuriato con i suoi all’intervallo. “Ancora una volta abbiamo concesso 17 triple. Ci eravamo detti di far mettere palla per terra ai nostri avversari ma non abbiamo imparato la lezione. Non vinceremo molte partite giocando in questo modo”.
Orlando Magic – Brooklyn Nets 125-121
IL TABELLINO
C’è un grande protagonista nella vittoria dei Magic coi Nets e si chiama Aaron Gordon: sono i suoi 41 punti (massimo in carriera) e i suoi 14 rimbalzi (miglior prestazione della partita) a indirizzare la sfida, ma è soprattutto la sua quinta tripla di serata a 36 secondi dalla fine a deciderla definitivamente dopo che i Nets erano riusciti a riportarsi in vantaggio nell'ultimo minuto di gioco. L’ala dei Magic chiude con una prestazione al tiro straordinaria: 14/18 dal campo, 5/5 da tre e 8/10 ai liberi in oltre 36 minuti, venendo ben supportato da un Evan Fournier da 28 e un D.J. Augustin da 19 con 6 assist, permettendo a Orlando di recuperare il -12 a cui erano scesi nel corso del terzo quarto sotto i colpi di un D’Angelo Russell da 29 punti in 29 minuti. Gordon è rientrato in quintetto dopo due gare di assenza per un problema alla caviglia e i Magic avevano comunque mostrato una discreta circolazione del pallone nelle partite precedenti contro gli stessi Nets e i Cavs, mentre stanotte hanno chiuso con soli 20 assist – cosa che ha fatto storcere il naso a Fournier: “Sono contento per la vittoria, ma c’è una lezione che dobbiamo imparare: abbiamo smesso di muovere il pallone per tre quarti e non possiamo permettercelo”.
Portland Trail Blazers – New Orleans Pelicans 103-93
IL TABELLINO
Continua la striscia di imbattibilità dei Portland Trail Blazers, che per il 17esimo anno consecutivo – un record NBA – vincono la prima partita casalinga della stagione. A regalare il successo alla squadra di coach Stotts è C.J. McCollum, decisivo con 16 dei suoi 23 punti nell’ultimo quarto. Per i Pelicans, però, la brutta notizia è un’altra: Anthony Davis è uscito dal campo dopo soli cinque minuti a seguito di uno scontro ginocchio-contro-ginocchio con Damian Lillard. La prima risonanza magnetica fortunatamente ha dato esito negativo e per questo le sue condizioni verranno valutate giorno per giorno, ma è ovvio che senza l’All-Star neanche un DeMarcus Cousins da 39 punti, 13 rimbalzi, 3 assist e 3 stoppate (ma anche 8 palle perse) sia bastato per evitare la sconfitta. New Orleans era riuscita a riportarsi a contatto a 4 minuti dalla fine grazie a un parziale di 10-0, ma un fallo su tiro da tre punti su Lillard (13 punti in una brutta serata da 3/16 al tiro) ha ridato ossigeno a Portland, capace quindi di allungare il proprio record casalingo per un altro anno.
Boston Celtics – New York Knicks 110-89
IL TABELLINO
Nessun problema per i Celtics, che con quattro giorni di riposo alle spalle sono pieni di energie e volano sul +25 già nel secondo quarto grazie alle grandi prestazioni dei propri giovani, Jaylen Brown e Jayson Tatum. Il primo, nel giorno del suo 21esimo compleanno, si regala una prestazione da 23 punti; il secondo lo segue con appena un punto in meno, a cui aggiunge 4 recuperi e 2 stoppate. Mai nella storia della franchigia due giocatori con 21 anni o meno avevano segnato 20 o più punti nella stessa partita prima di loro due, con coach Stevens che ha potuto godersi anche 20 punti e 7 assist da Kyrie Irving e la doppia-doppia da 13+13 di Al Horford. “Le due stelle attirano un sacco di attenzioni, perciò io devo fare delle giocate quando succede” ha dichiarato il “Birthday Boy” Brown. “Io e Jayson dobbiamo fare in modo che le squadre ci marchino”. Quella squadra non sono i New York Knicks, arrivati alla terza sconfitta in altrettante partite con solo quattro giocatori in doppia cifra guidati dai 16+19 di Enes Kanter in una serata desolante con 1/12 da tre punti.
Minnesota Timberwolves – Indiana Pacers 107-130
IL TABELLINO
Tutto facile, troppo facile, per Indiana contro una versione dei Minnesota Timberwolves che di certo non farà felice il loro allenatore, Tom Thibodeau. I Timberwolves, in casa, concedono 130 punti ai Pacers, che chiudono con uno storico 66.7% al tiro, la miglior percentuale dal campo mai fatta registrare nella storia della franchigia (e anche la migliore contro una squadra allenata da coach Thibs). Domantas Sabonis segna tutti i 7 tiri della sua gara (15 punti, 11 rimbalzi e 5 assist per lui), Victor Oladipo i primi 6 della sua gara (chiude come top scorer a quota 28, con 11/16 dal campo), ma ci sono anche 19 punti di Bojan Bogdanovic e 16 assist (con 15 punti) di Darren Collison. Indiana manda a referto 31 assist e domina sia a rimbalzo (42-27 il conto finale) che in contropiede, ottenendo 18 punti contro i soli 6 di Minnesota. Per i padroni di casa, Wiggins (3/9 per 7 punti) manda a libri la sua peggior prestazione dallo scorso novembre, e a salvarsi sono soltanto Karl-Anthony Towns a quota 28 (12/17 al tiro) e Jamal Crawford dalla panchina, che non tira bene (solo 5/15) ma termina con 18 punti (gli stessi di un redivivo Nemanja Bjelica) e 9 assist. Decisivo il parziale del secondo tempo, 69-46 per gli ospiti.