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NBA, Harden da record: 56 punti nel successo contro gli Utah Jazz

NBA

Partita mostruosa del numero 13 dei Rockets che chiude con 56 punti e 13 assist la sfida vinta 137-110 contro gli Utah Jazz, tirando con il 76% dal campo e ritoccando il suo massimo in carriera

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Gli Houston Astos che sfilano sul parquet del Toyota Center con in mano il trofeo delle World Series di baseball appena conquistato non sono certo gli unici campioni della città texana. James Harden infatti nella sfida stravinta e mai in discussione contro i Jazz, fa letteralmente di tutto per ricordarlo al pubblico dei Rockets, giocando la miglior partita a livello realizzativo della sua carriera e chiudendo il match con 56 punti (e 13 assist), suo massimo in carriera e a un punto soltanto di distanza dai 57 di Calvin Murphy, che nel lontano 18 marzo 1978 contro i Nets fissò il record di franchigia in casa Rockets. Uscito dal campo con ancora 7:32 da giocare, Harden ha fatto chiari cenni dalla panchina di non pensare minimamente a dover raggiungere a tutti i costi quel traguardo, mentre la folla continuava ad acclamarlo: “Abbiamo vinto, o sbaglio?”, è stato l’unico commento a fine gara rispetto a una questione verso cui ha mostrato poi totale disinteresse. “Ho semplicemente continuato a tirare, non sono stato lì a fare i calcoli su quanti ne avessi segnati. Ho solo pensato a prendere buoni tiri e soprattutto fare scelte giuste in attacco. Continuerò a sbagliare, a commettere qualche errore, ma fino a quando il mio focus e la predisposizione mentale restano queste, le cose andranno per il meglio”. Di scelte non ne ha sbagliate poi molte il Barba, in un match da record anche per le percentuali realizzative che è riuscito a tenere durante tutto la gara. Harden ha segnato 22 punti nel solo primo quarto, tirando con un perfetto 8/8 dal campo e chiudendo alla sirena finale con 19/25 con 7/8 da tre punti (con l'unico errore arrivato in emergenza dopo una conclusione alla scadere dei 24 secondi), sbagliando praticamente nulla. Un match perfetto. Il numero 13 dei Rockets infatti è il primo giocatore dal 1987 a oggi a mettere a referto così tanti punti con 25 o meno tiri; prima di lui a riuscirci era stato soltanto Michael Jordan che ne aveva realizzati 58 in una partita contro i Nets nel febbraio di quell'anno. Anche per percentuale dal campo Harden è secondo a pochissimi: il suo 76% al tiro associato a così tanti punti non si vedeva dai 61 messi a referto da Karl Malone contro i Bucks nel lontano 26 gennaio 1990, in una gara in cui tirò 21/26 dal campo. Con tutto il rispetto però, nulla a che vedere con il Barba, le cui conclusioni spesso raggiungono una difficoltà vertiginosa.

Il Barba e l'abitudine nel mettere a referto 50 punti

“Devo soltanto continuare a essere aggressivo. Se attacchi con convinzione, succede sempre qualcosa di buono”. Per Harden quella di stanotte è stata la sesta partita nelle ultime quattro stagioni con almeno 50 punti a referto, la terza con almeno 50 e 10 assist, tutte arrivate dall’inizio della scorsa regular season a oggi, eguagliando Russell Westbrook in questo lasso di tempo e facendo registrare il massimo mai raggiunto da chiunque negli ultimi 30 anni. Pensare di contenere un giocatore che parte tirando 19/22 dal campo diventa davvero difficile, anche per una delle migliori difese NBA come quella dei Jazz: “Non penso potesse esistere stanotte un modo per fermarlo, punto. Quando è così in ritmo, cosa devi fare? Neanche in due sono in grado di rallentarlo in una serata del genere”, racconta Trevor Ariza, che ne ha aggiunti 14 a quelli realizzati da Harden assieme ad altri 20 messi a referto da Eric Gordon; buona parte mandati a bersaglio grazie agli assist della point guard dei Rockets, che chiude così la terza partita ogni epoca per punti segnati e assistiti in totale dopo i 104 di Wilt Chamberlain nella storica notte del 1962 e alle spalle della sua stessa prestazione piazzata la sera di Capodanno, in cui ne accumulò ben 95. Quelli di stanotte sono 91, un bel bottino: "Ho subito pensato che fosse una grande notte per lui da come ricadeva con facilità all'indietro e dal fatto che ha trovato sin dalla palla a due il ritmo con i piedi oltre l'arco", racconta coach D'Antoni, consapevole che un Harden così rende dimenticabile anche la prolungata assenza di Chris Paul.