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NBA, in panchina tutto il secondo tempo: c’è un caso Hassan Whiteside a Miami?

NBA

Uno stupido fallo in attacco, seguito da un mancato rientro difensivo: dura solo 73 secondi il secondo tempo di Hassan Whiteside contro Golden State. "È venuto da noi a scusarsi", le parole di Dragic, ma Haslem dice: "Deve ancora imparare molto"

La stagione di Hassan Whiteside era iniziata alla grande: 26 punti e 22 rimbalzi nell’opener contro gli Orlando Magic (meno per suoi Heat, sconfitti nel derby statale). Poi però cinque gare di assenza per il centro di Miami, a seguito di un colpo al ginocchio sinistro ricevuto proprio nella gara di esordio. Vinte le prime due, i suoi compagni avevano perso le restanti tre, chiudendo quindi il mese di ottobre con un record di 2-4. Il ritorno del loro centro a novembre era subito coinciso con una gara in doppia doppia (13 e 14 rimbalzi) e una vittoria contro i Bulls, ma ancora meglio Whiteside aveva fatto nell’ultima gara disputata dagli Heat, domenica sul campo dei Clippers. “Avevo giocato 31 minuti, e mi sembrava anche di averlo fatto molto bene”, le parole del centro n°21 autore di 21 punti e 17 rimbalzi allo Staples Center, dopo la partita persa nella notte contro Golden State. Nella quale, invece, è rimasto in campo solo 16 minuti – e anzi, solo 73 secondi in tutto il secondo tempo. Il perché è presto detto: commesso un fallo in attacco in uno dei possessi iniziale della seconda frazione, Whiteside si è dimenticato di rientrare in difesa, facendosi facilmente battere in transizione da Zaza Pachulia per un facile sottomano. Erik Spoelstra non ha avuto bisogno di vedere altro. Richiamato immediatamente in panchina il suo centro, non lo ha più rimesso in campo per tutta la gara (poi persa da Miami). “Una normale decisione che un allenatore prende nel corso della serata. Niente di più, nient’altro che una decisione che riguarda una singola partita”, le sue parole nel post-partita. Per poi però aggiungere: “Hassan sa benissimo quanto è importante per questa squadra. Deve giocare ad alto livello, deve darci energia. Detto questo, siamo pronti a voltare pagina”. Un po’ meno pronto, forse, il diretto interessato. “Immagino abbia ritenuto che fosse meglio se non rientrassi in campo. Non lo so. Davvero non lo so”, le sue laconiche dichiarazioni negli spogliatoi. “Evidentemente gli andava bene che giocassi 16 minuti. Vediamo ora quanti minuti mi darà a Phoenix”. 

Il veteranissimo Haslem va giù duro

Parole tutt’altro che distensive, specchio di una situazione non certo idilliaca all’interno dello spogliatoio degli Heat. Come testimoniano anche le parole dei compagni di Whiteside, non proprio tenere nei confronti del proprio centro: “I minuti in questa squadra vanno guadagnati – l’opinione di James Johnson, uno che con Goran Dragic e Udonis Haslem condivide i gradi di capitano dei Miami Heat – e dopo la partita ne abbiamo parlato. Ci siamo confrontati, tra capitani, come è giusto che sia. E Hassan ha capito, so che lo ha fatto”. Conferma anche Goran Dragic: “È venuto da noi a scusarsi, consapevole di aver sbagliato”, ha fatto sapere. “Ho fatto un errore, sì, Zaza [Pachulia] mi ha battuto sulla transizione…”, l’ammissione di Whiteside. Che però non è bastata al grande veterano dello spogliatoio degli  Heat, Udonis Haslem: “Hassan sta ancora crescendo, sta imparando, deve ancora capire del tutto cosa ci aspettiamo da lui ogni sera. Più di tutto ci serve la sua energia, da cui ci alimentiamo tutti, perché è il nostro miglior giocatore”. Bastone e carota da parte del veteranissimo: “Vivremo e moriremo con lui, cercheremo di sfruttarlo al meglio, saremo sempre dalla sua parte, gli daremo tutto il nostro supporto. Ma ci aspettiamo che lui faccia lo stesso con noi”. E questa assomiglia quasi a una minaccia.