Domenica notte è stato nuovamente fotografato dopo essere collassato in un locale di Los Angeles e adesso fonti vicine all'ex giocatore dei Lakers raccontano che i suoi problemi personali sono tutt'altro che risolti: "La situazione è precipitata, siamo tutti molto preoccupati"
Dopo il collasso di domenica scorsa in un locale di Los Angeles, tante sono state le domande che in molti si sono posti riguardo le condizioni fisiche e psicologiche di Lamar Odom, storico giocatore dei Lakers da anni alle prese con enorme problemi di depressione, droga e alcol, il cui mix lo ha portato più volte a rischiare seriamente di perdere la vita. Nel weekend le immagini dell’ennesima crisi avevano fatto in poco tempo il giro del mondo, seguite poi da parole di smentita e dal tono molto più tranquillizzante: “Lamar sta molto meglio, era disidrato e aveva compiuto uno sforzo importante durante tutto il giorno. In più la temperatura all’interno del club era davvero molto alta”. Un racconto che alle orecchie di molti era suonato come una scusa e nulla più, prima che alcune fonti confermassero il fatto che in realtà la situazione sta nuovamente volgendo al peggio. “È completamente fuori controllo, di nuovo. Le cose erano migliorate la scorsa primavera, ma in estate è ripiombato nuovamente in una spirale molto pericolosa. Tutti sono molto preoccupati per le sue condizioni”, racconta questa non specificata fonte al magazine People, prima di essere rilanciata da Sports Illustrated e da tutti i principali media sportivi americani. Non è la prima volta che si torna a parlare delle problematiche vicende del due volte campione NBA: la figlia Destiny di 18 anni, assieme al fratello Lamar Jr., aveva provato lo scorso giugno a rendere pubblici alcuni dettagli per sensibilizzare in qualche modo le persone che attraversano momenti difficili come quelli vissuti dal padre. “Gli ho dato un vero e proprio ultimatum, costringendolo a seguire il percorso di riabilitazione e disintossicazione, proponendogli come alternativa il fatto che non gli avrei mai più rivolto la parola se avesse rifiutato. Quando tuo padre ha una dipendenza e riesce a venirne fuori, a uscirne pulito, ti rendi conto che diventa una persona completamente diversa. È incredibile il lavoro che un centro di riabilitazione può fare”. Parole incoraggianti, arrivate dopo che nell’ottobre 2015 si era toccato il fondo a seguito dell’ennesimo collasso: in quella circostanza Odom rischiò seriamente di perdere la vita, accompagnato di corsa in ospedale in Nevada e rimasto per quattro lunghissimi giorni in coma prima di riprendere lentamente le forze. Sembra essere stato l’ultimo colpo di testa, l’ultimo momento di difficoltà. Ma a quanto sembra l’ex giocatore dei Lakers non è ancora riuscito a sconfiggere i suoi demoni.