I Celtics vincono senza troppo affanno la classica contro i Lakers, allungando a dieci la striscia di risultati positivi. I Knicks senza il lungo lettone, fermato da un problema alla caviglia, perdono contro i Magic. Gli Heat battono i Suns trascinati da Dragic, i Pistons si confermano seconda forza a Est contro i Pacers
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Boston Celtics-Los Angeles Lakers 107-96
IL TABELLINO
Non è più la rivalità di una volta (e se il miglior marcatore della sfida è Aron Baynes diventa presto evidente…) ma Celtics-Lakers ha sempre un fascino particolare, e lo ricorda anche Paul Pierce, inquadrato dal jumbotron e osannato dal pubblico del TD Garden. È lo scontro n°151 tra le due franchigie e finora ci sono state 76 vittorie per i Lakers contro 74 dei Celtics e un solo punto a dividere i totali delle due squadre (16.058 quelli segnati da Boston, 16.057 da Los Angeles). I gialloviola segnano il primo canestro ma rimane anche l’unico loro vantaggio di tutta la serata, e le 12 perse nel primo quarto (33-16 il parziale per i biancoverdi) complicano subito la vita agli ospiti. Che vanno sotto di 20 punti nel secondo quarto, quando Boston perde la matricola Jayson Tatum, uscito con la caviglia destra dolorante. I 61 punti segnati dai Celtics all’intervallo sono il loro massimo stagionale, ma qualcosa si inceppa nel terzo quarto e i Lakers si rifanno sotto, fino al -2, prima a loro volta di tirare solo 5/18 negli ultimi dodici minuti commettendo anche 6 palle perse. Detto dei 21 punti di Baynes (suo massimo in carriera eguagliato, diventa così il quarto Celtic diverso a chiudere come top scorer nella striscia di 10 vittorie), Boston ha 19 punti da Kyrie Irving e 18 da Marcus Morris, nonostante la squadra di coach Stevens tiri sotto il 39% dal campo e col 24% da tre, dovendo fare a meno di Al Horford, inserito dalla lega nel protocollo per le commozioni cerebrali. Il migliore per i Lakers è Brandon Ingram, autore di 18 punti con 7/11 al tiro e 7 rimbalzi, ma altri 18 li aggiunge anche Jordan Clarkson dalla panchina, in coppia con Julius Randle a quota 16. Per Lonzo Ball, fischiatissimo dal pubblico di Boston, 9 punti, 6 assist e 5 rimbalzi ma i soliti problemi al tiro, testimoniati dal suo 4/15. Per i Celtics si tratta della decima vittoria in fila, la striscia più lunga di franchigia dal lontano 1972, che consolida il ruolo dei biancoverdi in vetta alla NBA.
Orlando Magic-New York Knicks 112-99
IL TABELLINO
No Porzingis, no party. Non che ci volesse la controprova, ma era già chiaro a molti, se non a tutti, quanto sia fondamentale la presenza sul parquet del lungo lettone per i Knicks. Senza di lui anche gli altalenanti Orlando Magic di questo inizio diventano un ostacolo insormontabile. Se a questo poi si aggiunge il fatto che la squadra californiana ritrovava Elfrid Payton, il metronomo dell’attacco dei Magic, diventa più semplice raccontare la facilità con cui i padroni di casa hanno condotto il match nell’ultimo quarto d’ora. Ventiquattro punti per Nikola Vucevic, 23 di Evan Fournier e 21 di Aaron Gordon dopo, la pratica era ormai archiviata nonostante i 26 punti messi a referto da Tim Hardaway Jr.: “La grande differenza l’hanno fatta le palle perse”, racconta Jeff Hornacek, puntando il dito sulla stat line del referto dove campeggiano i 23 palloni che i suoi giocatori hanno malamente sprecato, quasi il doppio rispetto ai 12 persi dai Magic. Ancora più pesanti considerando il 52% abbondante con i newyorchesi hanno tirato dal campo di squadra: si, sarebbero potuti essere dei canestri importanti, quelli per dimostrare che nonostante gli acciacchi di Porzingis la squadra può farcela. Evidentemente non è così.
Detroit Pistons-Indiana Pacers 114-97
IL TABELLINO
I Detroit Pistons vincono anche contro i Pacers, raccogliendo il sesto successo nelle ultime sette partite e andando così a prendersi il secondo posto della Eastern Conference, alle spalle soltanto dei lanciatissimi Boston Celtics. Dopo una partenza lenta nel match, figlia anche dei problemi di falli che nel primo quarto costringono Andre Drummond e Avery Bradley a restare fuori più del previsto, Detroit piazza il parziale da 33-22 per rientrare e poi allunga nell’ultimo quarto, senza lasciare eventuali possibilità di rimettere il naso avanti ai Pacers. Una delle chiavi del successo della squadra del Michigan è certamente Drummond, nonostante il centro dei Pistons sia tornato per la prima volta in questa regular season a faticare dalla lunetta: allo 0/7 a cronometro fermo però, il numero 0 ha aggiunto 14 punti, 21 rimbalzi, 4 assist e un eloquente +28 di plus/minus; fattore dominante contro cui nulla ha potuto la difesa dei Pacers, a cui il solito convincente Victor Oladipo da 21 punti non è bastato: “Tutto questo è parte del processo di crescita dei miei ragazzi, sapevamo che saremmo andati incontro a tante avversità nel corso della stagione. Le cose cambiano in fretta e se vogliamo possiamo ricominciare a vincere anche da subito”. Beh, non proprio un risultato così facile da ottenere, a maggior ragione per una squadra alla quarta sconfitta consecutiva e alle prime difficoltà dopo una partenza incoraggiante. Molti in pre-stagione consideravano i Pacers come una delle peggiori squadre NBA. L’importante sarà evitare di dar seguito con i fatti a quelle parole.
Phoenix Suns-Miami Heat 115-126
IL TABELLINO
Miami va avanti subito di 14 punti nel primo quarto e all’intervallo ha già 69 punti a tabellone, suo massimo stagionale per un tempo di gioco. Goran Dragic segna 10 dei suoi 29 punti (massimo stagionale) nel terzo periodo che gli Heat chiudono sul 94-86 prima di aprire l’ultima frazione con un parziale di 7-0 che porta il vantaggio sul +15 e sostanzialmente chiude la gara. Dopo le polemiche dell’ultima gara, Hassan Whiteside risponde alla grande chiudendo con 23 punti, 10 rimbalzi e 4 stoppate, mentre 16 punti li aggiunge Dion Waiter, di ritorno in squadra dopo la nascita della figlia che l’aveva tenuto lontano dalla squadra. Per gli Heat serata molto positiva al tiro, con 12 triple a segno (su 30, il 40%) e più del 53% dal campo. Il migliore per Phoenix è Devin Booker, autore di 30 punti, mentre il suo compagno di backcourt Mike James ne mette 18 e T.J. Warren 16, ma i Suns perdono la quarta gara consecutiva dopo la striscia positiva coincisa con l’arrivo in panchina di Jay Triano. Ancora fuori roster il nuovo arrivo da Milwaukee Greg Monroe.