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NBA, i risultati della notte: 47 punti di Walker, ma Charlotte ko. T'wolves terza forza a Ovest

NBA

Kemba Walker segna 47 punti, ma sbaglia il canestro decisivo nel finale a Chicago. Denver a valanga contro New Orleans. Toronto limita Kristaps Porzingis e batte New York grazie alla tripla doppia sfiorata da Kyle Lowry. Minnesota si conferma terza a Ovest

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Chicago Bulls-Charlotte Hornets 123-120

TABELLINO

A Justin Holiday sarebbero serviti solo due punti in più per coronare una serata perfetta: dopo essere diventato padre in settimana, infatti, sono arrivati 27 decisivi punti contro gli Charlotte Hornets, a due soltanto dal suo massimo in carriera. Ma la guardia dei Bulls non può certo lamentarsi, visto che la sua prestazione è stata fondamentale per dare a Chicago il primo successo dopo cinque sconfitte in fila, solo il terzo nelle 13 gare disputate quest’anno. Funzionali anche i 22 punti di Kris Dunn dalla panchina, suo massimo in carriera, i 18 di Denzel Valentine e i 16 con due liberi decisivi nel finale della matricola finlandese Lauri Markkanen, in una serata che ha visto la squadra di coach Hoiberg (ultima nella lega per percentuali dal campo e da tre punti) realizzare il 52% delle proprie conclusioni e chiudere con un ottimo 17/34 dalla grande distanza. Dati che fanno disperare coach Steve Clifford sulla panchina di Charlotte, a cui vanno anche i pensieri di uno strepitoso Kemba Walker, assoluto protagonista della gara con 47 punti (17/27 al tiro, cinque triple a segno, anche 6 rimbalzi e 5 assist nella sua serata, in cui però sbaglia il sottomano della potenziale vittoria a 3 secondi dalla fine): “Mi dispiace per coach Clifford – dice Walker commentando il sesto ko consecutivo degli Hornets – perché si assume sempre la responsabilità di sconfitte che invece sono solo colpa nostra. Mia per primo, perché devo migliorare in difesa”.

Dallas Mavericks-Minnesota Timberwolves 87-111

IL TABELLINO

Due partite in una, totalmente opposte. Il primo tempo è dei Mavericks, che tengono Minnesota sotto il 32% al tiro e a soli 43 punti segnati (il minimo mai concesso quest’anno da Dallas ai propri avversari). Poi però nell’intervallo cambia qualcosa e le squadre che si ripresentano in campo sono irriconoscibili, nel bene (i T’Wolves) e nel male (i Mavs). Minnesota – sotto anche di 14 punti – vince il parziale del secondo tempo 68-32, grazie a due break micidiali, uno nel terzo quarto (27-6) e uno nel quarto (23-2), segnando 11 dei primi 13 tiri presi e chiudendo la ripresa con il 63% al tiro. Per la squadra di coach Thibodeau (ora terza a Ovest) è l’ottava vittoria nelle ultime dieci gare disputate, la prima a Dallas dal 2014, mentre i Mavericks restano inchiodati sul fondo delle classifiche NBA con il peggior record di lega, 2 sole vittorie a fronte di 14 sconfitte. In doppia cifra tutto il quintetto base di Minnesota (con 21 di Jimmy Butler e 19 di Andrew  Wiggins) più Jamal Crawford dalla panchina (12), mentre per i padroni di casa è Harrison Barnes il migliore a quota 18.

Brooklyn Nets-Utah Jazz 118-107

IL TABELLINO

Senza Jeremy Lin e senza D’Angelo Russell (operato al ginocchio, non si sa quando potrà tornare) i Nets trovano un protagonista inaspettato in Spencer Dinwiddie, che proprio al suo sfortunato compagno dedica vittoria e massimo in carriera (25 punti e 8 assist, con 9/14 al tiro e sei triple a bersaglio). Brooklyn segna 39 punti nel primo quarto, 65 all’intervallo (entrambi massimi stagionali) e nel terzo periodo si ritrova sopra di 22 (vantaggio mai avuto prima in tutta la stagione). Utah riesce a rientrare fino al -9 ma non ha le forze per completare una rimonta utile a evitare la settima sconfitta nelle ultimi otto gare. Ci provano Raul Neto (22), Rodney Hood (17) e Joe Ingles (15 con 5/5 da tre) ma troppe e troppo importanti le assenze in casa Jazz, che per un motivo o per l’altro devono fare a meno di Ricky Rubio, Thabo Sefolosha, Joe Johnson, Dante Exum e soprattutto Rudy Gobert. Per i Nets, che tornano al successo dopo due ko in fila, da segnalare anche i 18 punti di Allen Crabbe e i 17 di DeMarre Carroll.

Washington Wizards-Miami Heat 88-91

IL TABELLINO

Quando Hassan Whiteside ha rispedito al mittente il tentativo di John Wall di arrivare in penetrazione al ferro, tutta Washington è come se fosse rimbalzata contro il muro di una serata no. A una manciata di secondi dalla fine del primo tempo il tabellone era impietoso: 25 Washington - 50 Miami, con soli 12 punti segnati nel secondo quarto dai padroni di casa e un Wall da 0/5 al tiro e 0 punti; il 7° primo tempo in carriera chiuso senza punti a referto. Sembrava già finita, ma lentamente nella ripresa Washington ha rosicchiato margine, ritrovandosi a contatto nel momento decisivo della sfida, tanto da avere con Bradley Beal (26 punti, il migliore dei suoi) il tiro in palleggio-arresto-tiro dalla media dell’ipotetico aggancio a quota 90 a pochi istanti dal termine. Primo ferro e prima sconfitta per gli Wizards dopo quattro successi, l’ultimo arrivato due giorni fa proprio contro Miami. Dall’altra parte Whiteside chiude il match con 22 punti e 16 rimbalzi, la terza partita in questo primo mese di regular season da 20+ e 15+: soltanto DeMarcus Cousins (5) e Anthony Davis (4) hanno fatto meglio di lui.

Indiana Pacers-Detroit Pistons 107-100

IL TABELLINO

E se agli Wizards la rimonta non è riuscita, destino migliore è toccato agli Indiana Pacers, scivolati malamente sul -22 a metà terzo quarto. A un passo dall’alzare bandiera bianca, i padroni di casa hanno trovato un insperato condottiero nel quarto periodo: Lance Stephenson. “Volevo soltanto vincere a tutti i costi”, ha commentato a fine gara ripensando ai 13 punti arrivati tutti nell’ultima frazione, con tanto di tripla del +4 a due minuti dal termine. “È stato enorme il suo contributo”, aggiunge un Victor Oladipo da 21 punti e 15 rimbalzi (suo massimo in carriera”. Il terzo successo nelle ultime quattro gare giocate arriva dunque nel momento più inatteso per i Pacers, travolti a inizio ripresa da un parziale da 20-2 con cui i Pistons sembravano aver dato il colpo di grazia all’avversario. Sedici punti a testa per Reggie Jackson e Avery Bradley, uno in meno per Tobias Harris e Ish Smith; a questo si aggiunge un Drummond con altri 15 rimbalzi a referto: il secondo, dopo Drummond, negli ultimi 27 anni a superare i 400 rimbalzi dopo 13 partite. La solita cooperativa del basket che tanto bene ha fatto quest’anno sembrava lanciata verso un altro successo: “Non abbiamo giocato bene nel finale; l’intera partita ha cambiato volto negli ultimi 18 minuti”. Molto diplomatico ai microfoni coach Van Gundy. Nello spogliatoio le cose saranno andate in maniera leggermente diversa.

Toronto Raptors-New York Knicks 107-84

IL TABELLINO

Non c’è partita al Air Canada Center per i Knicks, già sotto in doppia cifra al termine del primo quarto e poi costretti a percorrere un binario parallelo e ben distanza da quello percorso dai Raptors: Kyle Lowry è il protagonista con i suoi 22 punti (massimo in stagione eguagliato), 10 assist e 8 rimbalzi contro una squadra che continua a faticare nel trovare un giocatore presentabile da schierare nel ruolo di point guard. A questo Toronto ha poi aggiunto una difesa efficace su Kristaps Porzingis (13 punti e 3/13 al tiro) e Tim Hardaway Jr. (13 anche per lui, con 5/11), uscito poi per un problema al piede. Con entrambi resi molto meno pericolosi dall’ottimo lavoro dei canadesi a protezione del ferro, per i Knicks era impossibile pensare di evitare la quarta sconfitta in cinque trasferte. In fondo, contro una squadra così pronto e attrezzata, era difficile di interrompere la tendenza negativa a Toronto.

Denver Nuggets-New Orleans Pelicans 146-114

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Pronti, via ed è subito 25-4 di parziale in favore dei Nuggets in meno di sei minuti contro i Pelicans, evidentemente storditi dall’altitudine di Denver e arrivati impreparati a una partita che sostanzialmente non hanno giocato. Alla sirena finale è record per i padroni di casa, che fissano a 146 il nuovo massimo in stagione per punti realizzati in una singola partita: 31 di Jamal Murray, 22 per Gary Harris, 20 per Paul Millsap, 13 con 11 rimbalzi e 6 assist per Nikola Jokic (e la lista dei giocatori in doppia cifra potrebbe allungarsi ancora un bel po’). Ma visto che le brutte notizie non vengono mai da sole, a preoccupare (non poco) lo staff medico di New Orleans è Anthony Davis, uscito dal campo a inizio terzo quarto dopo una botta alla testa subìta mentre stava difendendo contro Nikola Jokic: immediata sostituzione e viaggio negli spogliatoi per fare tutti gli esami di rito previsti dalla NBA dopo un sospetto trauma cranico. Adesso bisognerà capire i tempi di recupero e l’entità del problema di Davis; una preoccupazione ben più grave di una semplice partita andata storta.

Los Angeles Lakers-Phoenix Suns 113-122

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Una sera dopo aver concesso 142 punti agli Houston Rockets, i Phoenix Suns ne rifilano 122 a domicilio ai Lakers, nonostante il massimo in carriera a quota 30 punti (di cui 28 segnati nel secondo tempo) del rookie gialloviola Kyle Kuzma. Ancora meglio di lui fa Devin Booker, autore di 33 punti con sei triple a segno (dopo i 36 segnati sempre ai Lakers lunedì solo quattro giorni prima), regalando così ai Suns solo la seconda vittoria nelle ultime otto gare ma soprattutto infliggendo a Los Angeles il quinto ko delle ultime sei. Per i Suns, che mandano a tabellone 27 punti in contropiede, ci sono 16 punti del piccolo Tyler Ulis e un’ottima doppia doppia da 17 con 18 rimbalzi del centro Alex Len. In doppia doppia tra i padroni di casa anche Brook Lopez con 19 punti e 10 rimbalzi, mentre Lonzo Ball resta in campo 38 minuti e chiude con 6 punti, 6 assist e 6 rimbalzi.

Sacramento Kings-Portland Trail Blazers 86-82

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Dave Joerger cambia quintetto, promuove Zach Randolph nei cinque e retrocede Willie Cauley-Stein in panchina. Risultato: a decidere la gara è proprio il lungo ex Kentucky, che nel ruolo di riserva (e giocando prevalentemente da 4, invece che da centro) segna 10 dei primi 12 punti mandati a bersaglio dai Kings nell’ultimo periodo e 13 dei suoi 22 nello stesso periodo conclusivo, regalando così ai Kings la prima vittoria dopo tre sconfitte in fila. Portland ha la palla per vincere l’incontro nel finale ma questa volta Damian Lillard fallisce da tre punti, in una serata da 29 punti ma solo 9/25 al tiro. Altri 19 li aggiunge C.J. McCollum ma i Blazers buttano via 18 palloni e fanno registrare il loro minimo stagionale in attacco, chiudendo con soli 82 punti segnati (e il 37% al tiro). Le due squadre si ritrovano di fronte a campi invertiti sabato notte: “Sono contento di potermi giocare subito la rivincita – le parole di Jusuf Nurkic, deludente con 4 punti e 2/7 al tiro – gli faremo vedere di cosa siamo capaci”.