In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

NBA, super rimonta dei Celtics: 16° successo in fila grazie ai 47 punti di Irving

NBA

Boston recupera 13 punti di svantaggio negli ultimi otto minuti, forza l'overtime e vince grazie alla migliore prestazione in maglia Celtics di Irving, che segna 10 dei suoi 47 punti nel tempo supplementare. I bianco-verdi allungano così a 16 la loro striscia di successi

Non hai Sky? Guarda lo Sport che ami subito e senza contratto su NOW TV! Clicca qui

Condividi:

A immaginarla alla vigilia, sembrava una passeggiata di salute o poco più. La migliore squadra della Eastern Conference e di gran lunga quella più in forma in questo primo mese che fa visita a una delle peggiori franchigie della Western Conference. Non c’era storia, sulla carta. Sul parquet invece gli equilibri si sono totalmente capovolti e per portare a casa il successo, i Boston Celtics hanno dovuto chiedere aiuto al miglior Kyrie Irving visto in maglia Celtics: 47 punti (10 dei quali arrivati nell’overtime) con 16/22 al tiro, 5/7 da tre, 10/11 ai liberi e 6 assist. Il primo giocatore di Boston a mettere a referto 45+ punti con il 70% negli ultimi 28 anni, unico a riuscirci nel post Larry Bird. Una super prestazione resa necessaria dalla situazione in cui la miglior squadra della NBA si era andata a invischiare: i Mavericks infatti erano in controllo del match, avanti di 13 punti a meno di otto minuti dal termine, guidati dai 31 punti di Harrison Barnes (che chiude però stranamente con -21, il peggior plus/minus di squadra) e dalla doppia doppia da 14 +12 di Dirk Nowitzki. A rimettere definitivamente in parità la sfida poi è la tripla di chi non ti aspetti: Marcus Smart, che in stagione sta tirando con il 27% dal campo (il peggiore tra tutti i giocatori con dieci tentativi di media), trova i tre punti del 96-96 a sessanta secondi dalla sirena nel momento più importante del match. Da lì in poi, ci ha pensato Irving durante l’overtime a mettere le cose in discesa per Boston: “Come gruppo stiamo dimostrando di poter uscire più uniti da qualsiasi avversità, problema o difficoltà – racconta il numero 11 nel post partita -; non sento realmente la pressione, si tratta soltanto di giocare a pallacanestro. È come essere sul 7-7 durante una partita al parco e a te tocca segnare il canestro che ti riporta in vantaggio”. I Celtics allungano così a sedici il numero di vittorie consecutive, diventando la 23esima squadra a mettere assieme così tanti successi in fila; dodici di quelle franchigie hanno poi raggiunto le Finali NBA. Un buon auspicio, certo, ma non è ancora il momento di guardare così in avanti.

E Danny Ainge scherza: "Forse la Terra è piatta"

“Avevamo bisogno di piazzare un altro paio di giocate decisive negli ultimi cinque minuti; probabilmente anche una soltanto negli ultimi 90 secondi: questo è ciò che ha fatto la differenza nel punteggio”. Un particolare, un aspetto, un dettaglio che coach Carlisle sa bene quanto possa incidere sul risultato finale. Situazioni in cui i Celtics di questo primo mese hanno dimostrato di trovarsi a loro agio: all’interno della striscia da 16 successi, ben sette volte infatti Boston si è ritrovata a essere sotto nel quarto periodo. Il +36 di plus/minus raccolto nei 40 minuti di clutch time (la parte finale di una sfida in cui ci sono meno di cinque punti di distanza tra le squadre) è emblematico del sangue freddo di un gruppo sempre più sicuro dei propri mezzi. In questo primo mese di regular season è la quinta rimonta partendo da una doppia cifra di svantaggio completata dalla squadra del Massachussets, la più importante per dimensioni e distacco recuperato. “Irving è il più difficile da marcare di tutta la NBA quando ha la palla tra le mani. Nel mondo, in questa Lega, soltanto un altro paio di giocatori possono vantare capacità simili alle sue”; il coach dei Mavericks sa che i suoi hanno fatto davvero il possibile, nonostante il referto racconti chiaramente del dominio del numero 11. Un investimento rischioso, ma un’offerta irrinunciabile a cui Danny Ainge in estate non ha saputo dire di no; anche a costo di rinunciare a pezzi importanti di una squadra che lo scorso anno aveva chiuso tra le migliori quattro della Lega. Un vero e proprio atto di fede, una scelta che può portarti a vedere le cose sotto un’altra prospettiva. O a credere anche alle teorie più assurde: “Forse la Terra è piatta”, ha commentato ironico il GM dei Celtics dopo la super prestazione di Irving e abbracciandone la strampalata teoria di cui tanto si discusse sei mesi fa. Di fronte a 47 punti del genere, è lecito credere a qualsiasi cosa.