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NBA, nel time-out arriva la proposta di matrimonio: e la cheerleader dice sì

NBA

In un time-out sul finire del primo quarto tra Charlotte e San Antonio una delle cheerleader del gruppo di ballo degli Hornets riceve a sorpresa la proposta di matrimonio da parte del suo fidanzato: "And she says yes!"

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Per 18.597 persone, quelle presenti sugli spalti dello Spectrum Center, il primo quarto di Charlotte-San Antonio non resterà certo un ricordo indelebile, con le due squadre a combinare per un gran totale di 29 punti dopo i primi dodici minuti (15-14 per i padroni di casa). Ma a meno di centoventi secondi dalla fine, quando coach Steve Clifford decide di chiamare un time-out e sul parquet di Charlotte entrano in scena le Honey Bee, per una delle ragazze del dance team quei pochi secondi di esibizione resteranno indimenticabili. Brittany T, al terzo anno nel corpo di ballo della squadra di Kemba Walker, è impegnata con le sue compagne in una delle classiche routine di danza, che per l’occasione le vede ballare bendate. Si lascia cadere convinta che a sorreggerla sia una delle sue compagne, ma poi – quando si gira sfilandosi la benda dagli occhi – scopre con sorpresa che al posto di una delle sue colleghe c’è il suo fidanzato. Che nel giro di pochi secondi non esita a buttarsi in ginocchio davanti alla bella Brittany estraendo il fatidico anello. “Sembra che il tuo ragazzo abbia una domanda da farti”, dice la voce dello speaker al palazzo. “And she says YES!”, l’entusiasta conclusione quando Brittany, in un mix di sorrisi e lacrime, accetta la proposta di matrimonio del suo fidanzato. Ragazza del posto, nata a Raleigh, la capitale del North Carolina, Brittany è titolare di un master in Business Administration e una volta chiusa la parentesi artistica/sportiva con le Honey Bee sogna di poter lavorare nel settore immobiliare. Intanto però ce la mette tutta per rendere ogni pausa delle gare degli Hornets un momento speciale, grazie alla determinazione presa a prestito dal suo motto preferito: “Good, better, best: non fermarti finché il tuo good non diventa better e il tuo better diventa best”. Ma meglio di com’è andata in quei due minuti scarsi del time-out sul finire del primo quarto, verrebbe da dire, non potrà mai andare (con buona pace di chi via Twitter ha tentato poi di convincerla a rinunciare...).