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NBA, i risultati della notte: Simmons guida i 76ers, Houston continua a vincere. Altro ko per OKC

NBA

Ben Simmons segna 31 punti (nonostante il 15/29 ai liberi) e guida al successo i 76ers contro gli Wizards. Houston non arresta la sua corsa e passa in casa contro Indiana (29-8-10 di Harden), chiudendo così un mese da record. I Thunder perdono anche contro i Magic e aggravano il loro momento di difficoltà

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Philadelphia 76ers-Washington Wizards 118-113 

IL TABELLINO

Ben Simmons è l’uomo copertina della sfida vinta dai Philadelphia 76ers contro i rimaneggiati Washington Wizards. Nel bene e nel male, visto che il rookie chiude il match con 31 punti a referto, fissando il proprio massimo in carriera alla voce rimbalzi a quota 18, ma allo stesso tempo diventando un problema per i suoi nel quarto periodo. Coach Brooks infatti non lesina i falli intenzionali su di lui, che lo costringono per bene 24 volte nella sola ultima frazione (29 totali) ad andare in lunetta. Una tattica vecchia come il mondo, ma che porta i suoi frutti per i capitolini: Washington infatti risale così la china, rientra nella partita dopo essere stata sotto anche di 24 punti nel terzo quarto e si riporta a un solo possesso di distanza dai padroni di casa. Nel finale però sono sempre le giocate dei due rookie All-Star (Embiid chiude con 25, 14 rimbalzi e 4 assist), unite a quelle di un Dario Saric da 24 punti a garantire il successo a Philadelphia - il 12° stagionale in quella che è di gran lunga la miglior partenza degli ultimi anni. Gli Wizards perdono così l’ennesima gara decisa in volata (per una volta però, senza subire rimonte), scendono a una partita e mezza di distanza in classifica proprio dal 5° posto a Est dei Sixers, ma tirano un sospiro di sollievo quando Bradley Beal ritorna sul parquet nel secondo tempo. Il numero 3 infatti era rimasto fuori a lungo dopo aver incassato un colpo involontario al volto da parte di Bayless. Per lui sono 21 punti con quattro triple, anche se il miglior realizzatore di serata per gli ospiti (vista l’assenza di John Wall causa infortunio) è Kelly Oubre Jr., un giocatore decisamente maturato rispetto alla passata regular season: per lui 22 punti, 7 rimbalzi, 4 assist e un impatto importante in uscita dalla panchina. Un’arma della quale a Washington sperano di poter disporre a lungo; quel passo in avanti che potrebbe, in futuro, permetterti di evitare di perdere partite del genere. Simmons&Embiid permettendo.

Houston Rockets-Indiana Pacers 118-97

IL TABELLINO

Mettiamo in chiaro un concetto, qualora fosse sfuggito ai più disattenti: James Harden sta giocando con un’efficienza mai vista prima in carriera, dominando in questo inizio di stagione e facendo sì che Houston sia con merito la miglior squadra della Western Conference. E nella sfida casalinga contro i Pacers non ha fatto eccezione: per il Barba alla sirena finale sono 29 punti, 10 assist e 8 rimbalzi, abbastanza da garantirgli di chiudere il mese di novembre con 34.9 punti e 10.1 assist di media - a un solo punto di distanza dal diventare il terzo giocatore nella storia NBA a chiudere un mese con 35 punti e 10 rimbalzi di media (Oscar Robertson e Tiny Archibald sono gli unici due ad esserci riusciti). Quello che i Rockets si lasciano alle spalle infatti, è un novembre da record: 12-1 quello raccolto, con un sola sconfitta arrivata contro i Raptors proprio a metà mese; il migliore fatto registrare dai texani dal febbraio 2008 a oggi, quando in quell’occasione Houston chiuse sul 13-0 all’interno della striscia da 22 successi. Lo strappo decisivo nella gara vinta contro Indiana è arrivato nel secondo tempo: 35-22 nel terzo quarto, veicolato come al solito grazie al 18/40 dalla lunga distanza messo a referto di squadra. A questo poi si è aggiunto un Victor Oladipo non nelle migliori condizioni (ancora alle prese con il problema al ginocchio) e in generale l’attacco degli ospiti che è stato poco efficace nei momenti cruciali del match.Thaddeus Young chiude con 23 punti e 11/15 al tiro, avendo alle spalle altri quattro giocatori in doppia cifra. Una buona prova per restare in corsa per 30 minuti, non abbastanza per mettere seriamente in difficoltà questi Rockets.

Detroit Pistons-Phoenix Suns 131-107

IL TABELLINO

Turno di riposo casalingo per i Pistons, chiamati a portare a termine un compito alla loro portata: battere alla Little Caesar Arena (come al solito, più vuota che piena) gli altalenanti Phoenix Suns di questi primi 40 giorni di regular season; apparsi in questa circostanza molto simili a quelli delle prime tre gare di ottobre (quelle che sono costate il posto a coach Watson, per intenderci). Il gruppo infatti resta disfunzionale, incapace di trovare soluzioni efficaci contro un attacco dalle tante alternative: ai ventelli di Harris, Bradley e Jackson, seguono i 13 con 7 rimbalzi e 7 assist di Andre Drummond, sempre più il perno attorno a cui ruotano i destini dei Pistons. Dopo meno di due quarti Detroit doppia gli avversari nel punteggio. Sul tabellone il dato è impietoso: 64-32 in una partita non già finita, ma letteralmente mai iniziata. I Pistons tirano 51/87 dal campo di squadra (oltre il 57%), non trovando praticamente in nessuna occasione opposizione credibile a protezione del ferro. Detroit porta così il suo record a 14-6, il migliore raccolto dopo venti gare dal 2007-08. In casa Suns invece, da registrare sono i 20 punti (massimo in carriera) di Josh Jackson, finito in Arizona quando la speranza era quella di essere scelto un attimo prima al Draft, selezionato da Boston. La sua strada però è stata un’altra e adesso, come tutti i suoi compagni, dovrà rimboccarsi le mani e tentare una complessa risalita. O quantomeno di dare un senso all'ennesima regular season che non sembra avere una direzione ben definita.

Orlando Magic-Oklahoma City Thunder 121-108

IL TABELLINO

Sul 77-74 in favore di OKC a poco più di 15 minuti dal termine, tutto sembrava avviato verso uno scontro testa a testa in cui i Thunder, claudicanti in difesa nei finali, avrebbero sfruttato il più possibile dal loro attacco per interrompere l’ennesima striscia negativa stagionale. A tradirli invece è stata proprio la vena realizzativa: nove minuti dopo infatti il tabellone recitava impietoso 100-80 in favore dei padroni di casa, con i Magic in pieno controllo. Un parziale da 26-3 che suona come l’ennesimo schiaffo in faccia preso in pieno volto da una squadra che non riesce a rialzare la testa. Westbrook è stato l’ultimo a mollare: 20 dei suoi 37 punti sono arrivati nel quarto periodo, ma troppo tardi per riportare sotto i dieci punti lo svantaggio degli ospiti. Il problema infatti sembra essere diventato cronico: non riuscire a vincere contro i derelitti Magic nonostante il numero 0 da 37-11-5-5 (con 7/10 dall’arco), a cui si aggiungono i 38 combinati da George e Anthony, manifesta prima di tutto un errore grave di impostazione. Questa squadra non può più permettersi di sperare che arrivi uno dei tre supereroi a regalarle il successo perché spesso non basta neanche quello. Anche perché con quella difesa si lascia spazio agli Aaron Gordon di questo mondo, autore di una super prestazione da 40 punti, con 13/23 dal campo, 6/12 dall’arco e ben 15 rimbalzi. Sì, il miglior giocatore sul parquet della sfida è stato lui; con buona pace dei Thunder, che chiudono il mese di novembre con un eloquente 0-7 di record raccolto in trasferta.

New York Knicks-Miami Heat 115-86

IL TABELLINO

No Porzingis, no problem: c’è Enes Kanter. I Knicks devono fare a meno del loro top scorer dopo solo due minuti e mezzo di gara, quando si gira pericolosamente la caviglia del lituano in uno scontro di gioco con Justise Winslow. Sottoposto a raggi X nello spogliatoio, il referto fa tirare un sospiro di sollievo a società e tifosi: nessun danno strutturale alla caviglia di Porzingis, tanto che il giocatore torna in panchina, prima però che nel terzo quarto si decida di non farlo più rientrare. Anche perché nella facile vittoria contro gli Heat New York non ha bisogno di lui e può contare su Enes Kanter, al ritorno dopo tre gare di assenza (tutte perse) per dolori alla schiena: “Avevo così tanta voglia di giocare che avrei strappato a morsi l’orecchio di qualcuno”. Voglia di imitare Mike Tyson a parte, la prestazione del turco è decisiva nella vittoria dei blu-arancio: per lui 22 punti con 7/9 al tiro e ben 14 rimbalzi al ritorno in campo, ma 17 arrivano anche da Courtney Lee e 12 a testa da Tim Hardaway Jr. e Doug McDermott, in una serata in cui i newyorchesi tirano oltre il 60% dal campo e dominano a rimbalzo (52-31 il conto finale). Per Miami, che tra Knicks e Nets aveva vinto le ultime 12 gare disputate a New York, arriva invece una dura sconfitta frutto anche dell’assenza di Hassan Whiteside, fermato da un problema al ginocchio: il top scorer degli Heat è Kelly Oylnyk dalla panchina (18 per lui) mentre chiude con 3/12 al tiro e solo 6 punti Goran Dragic, che ammette: “Le ultime due gare non siamo riusciti a fermare nessuno”.

Toronto Raptors-Charlotte Hornets 126-113

IL TABELLINO

I Raptors partono forte e cavalcando il miglior Kyle Lowry della stagione conquistano il sesto successo delle ultime otto gare giocate. La point guard di Toronto chiude con 36 punti, tirando 8/11 dall’arco e fissando così il suo nuovo massimo in carriera di triple a bersaglio. A questo si è aggiunto poi un DeMar DeRozan da 30 punti e 14/22 al tiro; troppo per Charlotte, costretta a inseguire (invano) per tutti i 48 minuti di gioco. Gli Hornets, senza Kemba Walker sul parquet a causa di un fastidio alla spalla sinistra, hanno provato senza riuscirci a portare a casa il primo successo in trasferta del mese di novembre. Il riposo era stato lungo e rigenerante, proprio come quello dei Raptors. Coach Clifford infatti non ha nascosta la sua rabbia a fine partita nei confronti dei suoi ragazzi, arrivati a Toronto dopo tre giorni senza gare (un lusso durante la regular season): “Sono arrabbiato per lo scarso livello di attenzione ai dettagli che abbiamo messo nel match; nel primo quarto, non c’è stata un minimo di lotta: DeRozan ha fatto tutto ciò che ha voluto, Lowry ha fatto tutto a proprio piacimento”. Gli Hornets infatti hanno iniziato questa stagione con l’obiettivo di raggiungere i playoff e questo primo quinto di regular season non sembra molto incoraggiante.

Minnesota Timberwolves-New Orleans Pelicans 120-102

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La prima espulsione in carriera di Anthony Davis fa da spartiacque nel match perso in casa dai Pelicans contro i sempre più rodati (e vincenti) Minnesota Timberwolves. Il numero 23 di New Orleans perde completamente la testa in due giocate consecutive nel secondo quarto, ricevendo due falli tecnici e la conseguente espulsione in meno di un minuto. Diciassette punti in 17 minuti per lui e soprattutto una leadership che, una volta fuori dai giochi, fa crollare il castello di carte costruito dai Pelicans, ai quali non bastano i 27 punti di Jrue Holiday e il solito boxscore pieno zeppo di cose di DeMarcus Cousins. I T’wolves invece portano a casa un successo al termine di quella che è stata una delle loro migliori prestazioni offensive della stagione: 120 punti a referto non raccontano bene quanto abbia funzionato la distribuzione di responsabilità, in un roster che chiude la sfida con ben sette uomini in doppia cifra, e che fa fronte alle 17 palle perse con 30 assist e soprattutto il 58% dal campo. Una rotazione ristretta (in perfetto stile Thibodeau) in cui tutti sentono di essere decisivi, a partire da Tyus Jones, ritrovatosi in quintetto dopo l’infortunio di Teague e diventato in breve un giocatore da 42 minuti d’utilizzo. I T’wolves nel frattempo si godono il momentaneo 5° posto a Ovest; per risolvere i problemi in fondo, c’è sempre tempo.

San Antonio Spurs-Memphis Grizzlies 104-95

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La serata magica di LaMarcus Aldridge, reduce dal suo massimo stagionale a quota 33 contro Dallas, basta quasi da sola a spiegare il successo degli Spurs, il terzo in fila, nella sfida contro Memphis. L’ala ex Texas segna 19 dei primi 21 punti della squadra, iniziando con 6/7 al tiro e 3/3 dall’arco: segnali che nessuno – né JaMychal Green, né Marc Gasol – saranno capaci di fermarlo per tutta la serata, conclusa con 17/24 al tiro per 41 punti (il suo massimo di sempre in maglia Spurs, a -3 dal career high stabilito da membro dei Portland Trail Blazers). Altre note positive per coach Popovich arrivano dalla seconda partita stagionale di Tony Parker che in 18 minuti segna 10 punti e distribuisce 5 assist, in una gara sostanzialmente sempre controllata dai texani. Per Memphis, sempre senza Mike Conley, Chandler Parsons, Mario Chalmers e Brandan Wright, il migliore è Tyreke Evans con 22 punti, mentre 15 li aggiunge James Ennis dalla panchina: solo 10 con 4/11 al tiro per Marc Gasol, chiacchieratissimo in settimana dopo il licenziamento di coach Fizdale, rimpiazzato da J.B. Bickerstaff all’esordio sulla panchina dei Grizzlies contro San Antonio.

Dallas Mavericks-Brooklyn Nets 104-109

IL TABELLINO

I Nets chiudono il loro mini-tour a Ovest con due vittorie e una sola sconfitta (a Houston), un piccolo segnale incoraggiante per una squadra sempre senza due pedine importanti (Lin e Russell) ma ciò nonostante ancora viva. Il migliore per Brooklyn nella vittoria a Dallas è DeMarre Carroll, che segna 15 dei suoi 22 punti nel solo terzo quarto, chiuso con 5/6 al tiro e tre triple a segno su tre. I Nets iniziano così gli ultimi dodici minuti sopra di 4 punti, un vantaggio che cresce fino al +9 prima che un parziale di 7-0 per i Mavs riporti i padroni di casa a due soli punti nel finale di gara, ma le ultime giocate decisive (un paio di rimbalzi, tre punti) premiano i Nets che ringraziano anche i 16 punti e 10 rimbalzi da Trevor Booker e i 19 della rivelazione Spencer Dinwiddie. Per Dallas il top scorer di serata è Harrison Barnes a quota 19, ma si fa notare anche il secondo giocatore di Wurzburg più forte in squadra, Max Kleber, al suo massimo in carriera con 16 punti con 7/11 al tiro (solo 10 punti invece per il suo concittadino Nowitzki). Emblematiche le parole di coach Carlisle nel post-partita: prima si prende le colpe della sconfitta, poi però dice: “Odio il fatto che domani il calendario ci regali una pausa: dopo aver giocato così non se la meritano”.