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NBA, i risultati della notte: vince Golden State a Miami, Clippers a picco

NBA

Gli Warriors piazzano il solito parziale nel terzo quarto e vincono anche a Miami, tenendo a riposo Curry e Durant nell’ultima frazione. Rispondono i Rockets che passano allo Staples Center grazie ai 36 punti e 9 assist di James Harden. Battuti anche i Clippers in trasferta a Minneapolis: per i losangelini è la 12^ sconfitta nelle ultime 15 giocate

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Miami Heat-Golden State Warriors 95-123

IL TABELLINO

I Golden State Warriors sono talmente tanto rodati e sincronizzati da riuscire a fare canestro anche a occhi chiusi. O quantomeno a luci spente, visto quanto accaduto nel pre-partita della sfida contro Miami. Durante la sessione di tiro a poche ore dalla partita infatti, un calo di tensione ha spento tutto le luci dell’American Airlines Arena; per Curry&co. (che in quel momento erano sul parquet), nessun problema particolare: la sessione di tiro è andata avanti per una ventina di minuti nella penombra, con la palla che continuava a finire sul fondo della retina. Un guasto che ha fatto slittare l’inizio della gara di circa mezz’ora, ma che non ha cambiato le tempistiche degli Warriors nel match: primo tempo a contatto (nonostante uno Steph Curry da 16 punti nel solo primo quarto) e poi il parziale nel terzo periodo. Un 37-17 che è diventato il marchio di fabbrica di Golden State (4^ volta in questa regular season che nel terzo quarto travolgono gli avversari con 20+ punti di differenza) e che ha tagliato le gambe ai padroni di casa, nonostante un efficace Goran Dragic da 20 punti e 7/10 al tiro. “Ci è bastato semplicemente prendere un po’ di sole e divertirci. Io e tutto il coaching staff siamo stati l’intera notte a bere e divertirci nei club di Miami”; scherza coach Kerr, stigmatizzando i commenti seguenti alla sua decisione di lasciare l’intero sabato libero alla sua squadra, arrivata a Miami con largo anticipo rispetto alle logiche di “toccata e fuga” NBA. Un riposo che ha portato i suoi frutti: alla sirena finale sono 30 punti in 30 minuti per Curry (7° trentello della sua stagione) e 24 per Kevin Durant, rimasti entrambi seduti in tutto il quarto periodo. La gara di Shaun Livingston invece è durata meno di sei minuti, prima di andare al faccia a faccia con l’arbitro Courtney Kirkland e di toccarlo in un testa a testa che non ha lasciato dubbi: espulsione e (molto prevedibilmente) una multa bella salata. Una bravata per cui pagare pegno con i compagni magari; il primo giro di bevute al club la prossima volta che gli Warriors passano per Miami, lo paga lui.

Minnesota Timberwolves-L.A. Clippers 112-106

IL TABELLINO

Jimmy Butler ha già preso in mano (da tempo) lo spogliatoio dei T’wolves. Adesso, inesorabilmente, anche le sorti di Minnesota sul parquet stanno lentamente scivolando sotto il suo controllo, come dimostrato dalla maiuscola prestazione contro i Clippers. Gli ospiti, reduci da un back-to-back dopo il matinée di Dallas, lottano e restano in partita come raramente gli è capitato da quando il quintetto è stato decimato dagli infortuni (Gallinari è rimasto indisponibile anche questa notte) e per vincere serve qualcosa in più per i T’wolves. Butler allora torna a vestire per una notte i panni di Jimmy Buckets (ruolo che ha spesso recitato nei suoi ultimi anni a Chicago), si carica il peso offensivo della squadra sulle spalle e regala a Minnesota il successo che vale l’aggancio ai Nuggets al quarto posto a Ovest. Il quarto quarto diventa così il suo terreno di caccia: 20 degli ultimi 24 punti dei T’wolves portano la sua firma, 11 dei 20 tiri di squadra, otto dei 12 tiri liberi tentati e quattro dei 12 rimbalzi. Fa tutto lui nel finale, in un crescendo che lo porta a chiudere il match con 33 punti, 8 rimbalzi e 4 assist a referto; il primo trentello dal suo arrivo a Minneapolis (lo scorso anno furono 15, per intenderci). Ai Clippers non è bastato invece un Austin Rivers da 30 punti e 7/10 dall’arco in una partita in cui i losangelini hanno tirato ben oltre il 50% dal campo. Contro una forza della natura come l'All-Star dei T'wolves, bisognerebbe soltanto fermarsi e ammirare, come ha ironicamente raccontato (neanche troppo) Karl-Anthony Towns a fine partita: “È stato fantastico vedere Jimmy Buckets in azione; la quantità di canestri impossibili che ha segnato è stata la dimostrazione del motivo per cui è un giocatore d’élite in questa Lega. Mi è dispiaciuto soltanto non aver avuto a disposizione una seduta in prima fila e dei pop corn; sarebbe stato il modo migliore per godersi lo spettacolo”.

Los Angeles Lakers-Houston Rockets 95-118

IL TABELLINO

La settima vittoria consecutiva degli Houston Rockets arriva grazie a un lento e inesorabile allungo durato oltre 30 minuti, contro il quale i Lakers non sono riusciti a opporre una resistenza credibile: a guidare le danze, neanche a dirlo, James Harden. Per lui partita d’ordinanza da 36 punti, 4 triple, 9 assist e 4 rimbalzi. Tanta roba, in una serata dal 50% dal campo di squadra a cui aggiunge il suo mattoncino anche Eric Gordon, ritornato stabilmente a vestire i panni del sesto uomo: 22 punti e soprattutto un eloquente +37 di plus/minus. Uno schiaffo in pieno volto, a cui i Lakers sono riusciti a opporre soltanto parziale resistenza. Coach Walton infatti preferisce Larry Nance Jr. in quintetto, che gioca una discreta partita, ma viene costretto in parte alla panchina da uno straripante Kyle Kuzma; la notizia positiva in casa giallo-viola di questi primi 50 giorni di regular season. Il rookie è il miglior realizzatore dei suoi alla sirena con 22 punti, conditi con tre triple e 10 rimbalzi. Due delle 20 palle perse dai Lakers però portano la sua firma; il modo peggiore di mostrare debolezza contro i Rockets, che ne hanno approfittato convertendole in ben 27 punti. Buona parte sono arrivati con i piedi oltre l’arco, in una partita da 14 triple totali che porta Houston a quota 340 canestri realizzati dalla lunga distanza. Golden State, seconda, ne ha messe a segno 50 in meno: “No, non mi arrabbio se in contropiede preferiscono fermarsi e tirare da tre punti: basta che facciano canestro”, scherza coach D’Antoni. Al momento non sembrano esserci problemi di questo tipo.