Golden State vince l’undicesima gara in fila, approfitta della sconfitta dei Rockets e si riprende la vetta della Western Conference. Jokic trascina Denver al successo contro Portland, Knicks e Hornets si fanno rimontare negli ultimi secondi e perdono contro Pistons e Bucks. Sonora scoppola per gli Wizards travolti a Brooklyn, crisi nera per i Magic
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Golden State Warriors-Los Angeles Lakers 113-106
Altro tiro, altro giro, altro regalo per Golden State, che al Natale si avvicina avendo raccolto 11 vittorie in fila. Steph Curry è ancora alle prese con il problema alla caviglia, ma nessuno sembra sentirne la mancanza, visto che da quando il numero 30 non è più sul parquet gli Warriors non hanno fatto altro che vincere. La correlazione tra i due eventi non sussiste, anche se questo racconta bene della lunghezza e della qualità del roster dei campioni NBA. Nella serata in cui il rientrante Draymond Green attenta alla tripla doppia con i suoi 13 punti, 11 rimbalzi e 7 assist, è Jordan Bell a ritagliarsi un ruolo da protagonista anche in attacco: 20 punti e 10 rimbalzi tirando 9/13 dal campo. Prima doppia doppia in carriera ed ennesima steal al Draft da parte di Golden State. Kevin Durant domina come suo solito una sfida in cui Lakers non si sono mai dati per vinti, abili a rientrare grazie a un doppio parziale (uno nel terzo e uno nel quarto periodo) con cui i giallo-viola rimettono il naso avanti dopo essere stati sotto di 24 lunghezze. A quel punto ci pensa il numero 35 a rimettere le cose a posto: alla fine sono 33 punti, 7 rimbalzi, 7 assist e 4 stoppate. Già, perché i lunghi tentacoli di Durant deviano più e più volte le conclusioni da sotto dei giovani Lakers, incapaci di trovare l’acuto durante il rush finale. Lonzo Ball chiude con 24 punti e un convincente 5/6 dall’arco (record per lui in NBA), ma il migliore è come al solito l’altro rookie, Kyle Kuzma. Ventotto punti e 11 rimbalzi, alla terza gara oltre quota 25 in fila: soltanto Jerry West c’era riuscito nel suo primo anno nella lega con indosso la maglia dei Lakers. “Al 99.999% Steph non ci sarà nel match di Natale; tutti vogliamo vederlo in campo, ma dobbiamo essere intelligenti nella sua gestione”. Denver prima e Cleveland poi però sono avvisate: battere questi Warriors resta comunque un’impresa ardua.
Detroit Pistons-New York Knicks 104-101
Continua il mal di trasferta dei New York Knicks, incapaci di vincere lontano dal Madison Square Garden tanto quanto stiano dominando sul parquet di casa. Kristaps Porzingis ritrova forma e soprattutto la via del canestro contro Detroit, chiudendo con 29 punti e 28 tiri (sì, aveva voglia di riscattarsi), decisivi nel portare sul +4 i newyorchesi a un minuto e 17 secondi dal termine. Da lì in poi un 7-0 di parziale firmato quasi tutto da un Reggie Jackson appannato fino a quel momento. New York avrebbe anche il pallone per andare all’overtime, ma la sciagurata gestione dell’ultimo possesso da parte di Courtney Lee porta soltanto a uno sbilenco tentativo da lontanissimo di Porzingis. “Essere sotto di quattro a meno di due minuti dal termine non è una grande situazione, ma sono felice di come i ragazzi si siano tirati fuori dalle difficoltà”, racconta coach Van Gundy. “A fine partita abbiamo deciso di cambiare in ogni situazione pur di mantenere sempre un uomo in marcatura su Porzingis. Certo, è alto due metri e 20 e può tirare sulla testa di chiunque, ma i miei ragazzi gli hanno reso la vita molto difficile”. Alla sirena finale sono sette i giocatori in doppia cifra in casa Pistons, guidati da 24 di Tobias Harris e dai 18 con 15 rimbalzi in 26 minuti di Andre Drummond. Dall’altra parte il protagonista è Enes Kanter con 22 punti, 16 rimbalzi e +17 di plus/minus. Fossero stati tutti e 48 i minuti con lui sul parquet, sarebbe stata una passeggiata di salute. Invece è arrivata una sconfitta che ha fatto scivolare New York fuori dalla zona playoff.
Brooklyn Nets-Washington Wizards 119-84
La stagione degli Washington Wizards è profondamente diversa da quella da record della passata stagione. Solidità e soprattutto continuità di rendimento sono venute meno, come racconta meglio di qualsiasi racconto a parole il disastro del Barclays Center. “È stato terribile”, commenta con involontario dono di sintesi Bradley Beal al termine di un match da 14 punti totali combinati tra lui e John Wall (tirando 6/26 complessivo dal campo). Coach Scott Brooks è furente a fine gara: “Ci hanno preso a calci nel c***, me compreso. Ci siamo dimostrati sempre più lenti e meno pronti dei nostri avversari. Dovevamo mostrare di avere qualcosa in più per vincerla, ma abbiamo fallito”. Difficile pensare di riuscirci quando tiri con il 36% di squadra e concedi il 50% agli avversari. Alla sirena sono 21 punti, 11 rimbalzi e 6 assist per Rondae Hollis-Jefferson; uno dei sei giocatori in doppia cifra in casa Nets. Jahlil Okafor resta ancora in parte ai margini (non è sceso sul parquet per decisione di coach Atkinson), mentre Nick Stauskas con 15 punti in 15 minuti in uscita dalla panchina dimostra di aver già trovato la sua dimensione. Brooklyn ha dominato la gara, toccando anche i 40 punti di vantaggio a metà quarto periodo; il margine massimo raggiunto in questa stagione dai Nets. Dopo poco più di due quarti il match è già un discorso ampliamente chiuso; un successo che permette ai newyorchesi di prendersi la 12^ affermazione in largo anticipo rispetto alla passata stagione. L’anno scorso infatti i tifosi dei Nets avevano dovuto aspettare fino al 12 marzo per mettere assieme 12 vittorie, ma in questa regular season le cose sembrano profondamente cambiate. Proprio come accaduto agli Wizards.
Milwaukee Bucks-Charlotte Hornets 109-104
I Big Three dei Bucks fanno il loro dovere nella sfida casalinga contro gli Hornets e permettono così a Milwaukee di risalire fino al quarto posto della Eastern Conference. Dietro le tre potenze Boston, Cleveland e Toronto ci sono loro, trascinati dal solito devastante Giannis Antetokounmpo da 26 punti, 7 rimbalzi e 5 assist, a cui si aggiungono i 28 di Khris Middleton e i 24 di Eric Bledsoe. “È stata una partita complicata. Charlotte ha giocato in maniera aggressiva ed eseguendo alla grande, nonostante la prolungata di coach Clifford e tutti i problemi che possono seguire”. Jason Kidd in effetti non va molto lontano dal vero, visto che gli ultimi due dei 32 punti di serata di Kemba Walker regalano agli Hornets il 104-101 a meno di 150 secondi dal termine. Da lì in poi, 10-0 di parziale tutto firmato dai tre ventellisti dei Bucks, anche perché Walker è stato costretto a uscire qualche istante dopo l’ultimo acuto a causa di infortunio a un minuto e 40 dalla sirena. “È stata un’assenza decisiva in nostro favore; è il loro leader e il giocatore a cui affidarsi nei finali combattuti. Siamo stati fortunati”, racconta con grande onestà Middleton. Per diventare una contender serve anche quella.
Orlando Magic-New Orleans Pelicans 97-111
Gli Orlando Magic stanno attraversando il peggior momento della loro non brillante regular season. Dopo le prime esaltanti settimane, il crollo per la squadra della Florida è stato verticale. Per rendere bene l’idea il dato più significativo è quello relativo alla capacità di riuscire a passare in vantaggio. Una cosa apparentemente semplice, quantomeno a inizio partita. I Magic invece sono arrivati alla sfida contro New Orleans senza riuscire a mettere il naso avanti dal 13-12 raccolto a metà primo quarto del match dello scorso 15 dicembre contro Portland (gara poi ovviamente persa senza appello). E contro i Pelicans il copione non è cambiato: dopo il tiro libero dell’1-0 firmato da Rajon Rondo, i Magic hanno affannosamente inseguito senza mai riuscire a passare in vantaggio. I 26 punti, 11 rimbalzi e 6 assist di DeMarcus Cousins, a cui si aggiungono i 24 punti di Jrue Holiday e i 20 di Anthony Davis bastano e avanzano per infliggere la settima sconfitta in fila a Orlando. E per allungare l’astinenza dei padroni di casa a 184 minuti e 34 secondi. Un abisso che ben racconta il modo in cui stanno affondando i ragazzi di coach Vogel.
Portland Trail Blazers-Denver Nuggets 85-102
Questa volta a sorridere a Portland sono stati i Nuggets. In quella che era la sfida più sentita per Jusuf Nurkic, sedotto e abbandonato da Denver la passata stagione, a dominare è il suo alter ego; il giocatore scelto dalla squadra del Colorado al suo posto: Nikola Jokic. Il lungo serbo è decisivo con i suoi 27 punti, 8 rimbalzi, 6 assist e un eloquente +29 di plus/minus in una sfida dominata dagli ospiti nonostante la lista degli infortunati resti ancora molto lunga. Jokic invece dimostra di aver recuperato al meglio dagli acciacchi, decisivo assieme a un Wilson Chandler da 21 punti e 11 rimbalzi. Il primo successo dei Nuggets arrivato in Oregon dal febbraio 2013 a oggi è merito della capacità di attaccare di continuo nel pitturato per aprire spazio sul perimetro, oltre che della pessima serata dei Blazers che senza Damian Lillard (fuori dopo l’infortunio subito contro gli Spurs) non riescono ad attaccare in maniera convincente. C.J. McCollum chiude con 15 punti, mentre sono 10 quelli di un appannatissimo Nurkic, travolto nei 24 minuti trascorsi sul parquet: 4/10 al tiro, un solo rimbalzo catturato e 4 palle perse a fronte di zero assist. Alla fine è -28 di plus/minus: vista così, a Denver avranno pensato di aver fatto un affare a cederlo l'anno passato.
Miami Heat-Dallas Mavericks 113-101
A Miami sono alla continua ricerca di protagonisti e trascinatori, in una stagione in cui gli Heat non riescono a essere né carne (squadra convincente da playoff), né pesce (una semplice accozzaglia di giocatori a caccia di sconfitte). Contro Dallas ci pensa Wayne Ellington con il suo massimo in carriera pareggiato a quota 28 punti, condito con otto triple su 12 tentativi in uscita dalla panchina. Non l’unico inspirato tra i giocatori a disposizione di coach Spoelstra: Miami infatti tira con il 64% di squadra dal campo e da tre punti, la seconda miglior percentuale di sempre mai fatta registrare nella storia della franchigia. Unica pecca in una serata perfetta è l’infortunio di Dion Waiters, uscito a fine primo quarto che va ad aggiungersi a quelli di Hassan Whiteside, Goran Dragic, James Johnson e Justise Winslow. Di fronte a questa potenza di fuoco i Mavericks non sono riusciti a dare alcun tipo di risposta, travolti a inizio di entrambi i tempi da un parziale di 12-0. Alla fine sono 23 punti per Yogi Farrell, al suo massimo in stagione, e 20 per l’intramontabile Dirk Nowitzki.