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NBA, risultati della notte: Golden State fa 5 in fila con Curry, Houston torna a vincere

NBA

Sempre senza Durant, gli Warriors vincono la quinta in fila da quanto è tornato Steph Curry, protagonista con 32 punti e 9 assist contro Denver. Houston ritrova il successo dopo due sconfitte consecutive, San Antonio vince a Sacramento grazie a Aldridge e Bertans. Indiana e New Orleans vincono in casa contro Milwaukee e Detroit, Toronto ha la meglio su Brooklyn dopo un supplementare. Tutti i risultati e gli highlights della notte NBA

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Golden State Warriors-Denver Nuggets 124-114

IL TABELLINO

Per capire quanto sono forti questi Golden State Warriors forse basta questo dato: nelle ultime 23 partite saltate da Kevin Durant (playoff inclusi), la squadra di Steve Kerr è uscita vincitrice per 22 volte. Quale altra squadra potrebbe permettersi di giocare senza un candidato MVP e avere questo tipo di ruolino di marcia? Quella che può contare su uno come Steph Curry, verrebbe da dire: il due volte MVP ha giocato un’altra gara spaziale contro Denver chiudendo con 32 punti e 9 assist nonostante un piccolo infortunio al ginocchio nel secondo quarto, regalando ai suoi la quinta vittoria consecutiva da quando è rientrato. Con il 5/10 da tre di stanotte Curry ha aggiornato il suo score personale dall’arco a 33/62 nelle ultime cinque partite, segnandone una in transizione che ha ricordato sinistramente quella memorabile da 10 metri con cui batté Oklahoma City quasi due anni fa. Insieme a lui sono serviti anche il massimo stagionale da 23 punti (8/12 al tiro) con 10 assist di Draymond Green e i 19 di Klay Thompson per avere ragione dei Nuggets, vendicando la sconfitta del 23 dicembre che era coincisa con la peggior prestazione stagionale dei Dubs (4/27 da tre in quell’occasione). A Denver non è servita la prima tripla doppia stagionale di Nikola Jokic, che con 22 punti, 12 rimbalzi e 11 assist ha propiziato i ventelli di ben tre suoi compagni (Harris 22, Murray e Lyles 21) e i 12 di Mason Plumlee. 

Chicago Bulls-Houston Rockets 107-116

IL TABELLINO

Poco a poco gli Houston Rockets stanno imparando come sopravvivere senza James Harden, tornando al successo dopo due sconfitte consecutive. La più grande differenza è che senza la presenza del Barba la squadra ha alti e bassi molto più spiccati: tra i primi figurano certamente il primo e l’ultimo quarto della gara contro Chicago, in cui i texani hanno tirato con un ottimo 15/29 da tre punti; tra i secondi però c’è il 5/25 dei due quarti centrali, che hanno fatto rientrare i Bulls in partita nonostante un vantaggio di 21 punti costruito nella prima frazione. Alla fine però ai padroni di casa non sono bastati i 22 punti di Bobby Portis e i 19 a testa di Denzel Valentine e Kris Dunn, autore anche di 8 assist, per evitare la quinta sconfitta nelle ultime sei, un ritorno alla normalità dopo l’incredibile striscia di 10 vittorie in 12 gare (perdendo solo con Cleveland e Boston) di dicembre. Per Houston invece il successo porta la firma dei soliti tre: Chris Paul (24 punti, 8 rimbalzi e 9 assist), Eric Gordon (24 con 9 assist) e Gerald Green (22 con 8/15 al tiro), oltre alla doppia doppia d’ordinanza di Clint Capela (15+16) e i 18 con 9 rimbalzi e 6 triple di Trevor Ariza in 41 minuti sul parquet.

Sacramento Kings-San Antonio Spurs 100-107

IL TABELLINO

In una regular season lunga ed estenuante può capitare di beccare serate in cui si ha il fiato corto e si va sotto contro un avversario teoricamente più debole, specialmente per una squadra come i San Antonio Spurs che hanno ricevuto la pessima notizia del ko di Kawhi Leonard ed erano nella seconda serata di un back-to-back (e quindi tenendo a riposo Manu Ginobili). Poi però capita di pescare un jolly inaspettato e di riuscire comunque a vincere: per la squadra di Gregg Popovich quel jolly è stato il massimo in carriera da 28 punti di Davis Bertans, che con un clamoroso 11/15 dal campo con 6 triple a segno ha ribaltato uno svantaggio di 13 punti nel secondo tempo e regalato la vittoria numero 12 in fila dei texani contro i Sacramento Kings. Meglio di lui ha fatto LaMarcus Aldridge con 31 punti, vincendo la battaglia contro un combattivo Willie Cauley-Stein (22 punti e 9 rimbalzi con 8/12 dal campo) e rendendo inutili gli altri quattro contributi in doppia cifra dei padroni di casa, arrivati ormai alla sesta sconfitta nelle ultime otto gare giocate.

Indiana Pacers-Milwaukee Bucks 109-96

IL TABELLINO

Se c’era bisogno una prova di quanto la presenza di Victor Oladipo cambi gli Indiana Pacers, eccola: settimana scorsa senza il candidato All-Star la squadra di Nate McMillan era sembrata inerme contro i Milwaukee Bucks, perdendo di 21 punti; stanotte invece lo scarto di 21 punti era tutto a favore dei padroni di casa già alla fine del primo quarto, chiuso sul 37-16 grazie a un super parziale da 22-2 e all’intensità difensiva. I Bucks infatti hanno tirato 7/25 nei primi 12 minuti e perso ben 13 palloni finendo sotto anche di 29 punti nel secondo quarto, senza più riuscire a mettere assieme un parziale serio per tornare davvero in gara. Tanto è vero che si è interrotta anche la striscia di 28 partite consecutive con almeno 20 punti di Giannis Antetokounmpo, tenuto a 17 punti e 7 rimbalzi ma soprattutto a soli 8 tiri tentati dal campo, solo parzialmente mitigati dall’11/14 raccolto in lunetta che lo ha  reso il secondo miglior marcatore di squadra dietro Khris Middleton. Dall’altra parte invece sono stati ben sette i giocatori in doppia cifra di Indiana, guidati dai 17 punti con 10 rimbalzi di Domantas Sabonis in uscita dalla panchina e altri tre giocatori a quota 15 (Thaddeus Young, Myles Turner e Victor Oladipo).

Brooklyn Nets-Toronto Raptors 113-114 OT

IL TABELLINO

I tifosi dei Brooklyn Nets non hanno visto tante vittorie in questa stagione, ma se non altro possono ammirare una squadra che non molla davvero nulla: sotto di 10 punti a quattro minuti e mezzo dalla fine, i Nets hanno rimontato fino a pareggiare a 9.7 secondi dalla fine con un canestro di Allen Crabbe, che pur di segnare ci ha rimesso del suo facendosi male nell’azione. Mai male quanto Kyle Lowry però, che nel corso del supplementare è atterrato malissimo sulla schiena rimanendo a terra per diversi secondi prima di provare a rialzarsi senza successo, venendo portato fuori a braccia dai suoi compagni dopo una prestazione da 18 punti e 11 assist. Sotto di 4 e senza il loro playmaker, ai Raptors non è rimasto altro da fare che affidarsi a DeMar DeRozan, e il giocatore della settimana per la Eastern Conference ha risposto presente: il suo gioco da tre punti a 26.1 secondi dalla fine del supplementare (dopo aver malamente sbagliato il game-winner nei regolamentari tirando un airball) ha ridato ai suoi il vantaggio, rendendo inutile il massimo in carriera di uno scatenato Spencer Dinwiddie (31 punti con 8 assist) e i 20 di Crabbe. Per i Nets si tratta della quinta partita consecutiva decisa da tre o meno punti, la prima squadra dai San Antonio Spurs del 2012-13 a vivere un periodo del genere. “Fossimo riusciti a vincere quelle partite tirate, saremmo vicini al 50% di record e staremmo parlando di playoff” ha detto Dinwiddie sul momento dei suoi, che sono a sei partite di distanza dall’ottavo posto a Est. Per i canadesi invece si tratta del quinto successo consecutivo, approfittando degli scivoloni dei Cavs per prendersi tre partite di vantaggio sui campioni della conference e tenersi a 2.5 partite dai Boston Celtics primi.

New Orleans Pelicans-Detroit Pistons 112-109

IL TABELLINO

Ci sono due buone e una brutta notizia per i New Orleans Pelicans. Cominciamo dalla peggiore: dopo aver dominato segnando 30 punti in 27 minuti, Anthony Davis è dovuto uscire dal campo per una distorsione alla caviglia, procuratasi nel tentativo di catturare un alley-oop nel terzo quarto. Le due buone sono che i Pelicans sono comunque riusciti a vincere contro i Pistons e che lo hanno fatto grazie a DeMarcus Cousins, che fino all’infortunio del suo compagno stava giocando in maniera orrenda (tanto da sfogare la sua frustrazione su una bottiglietta, il cui contenuto è poi finito in campo causando un ritardo per pulire tutto quanto) e da lì in poi si è scatenato segnando 16 dei suoi 20 punti negli ultimi 16 minuti di partita. Insieme a lui anche un Rajon Rondo da 12 punti (tra cui due sottomani nell’ultimo minuto e mezzo) e 15 assist, oltre a un E’Twaun Moore da 23 punti con 11/14 dal campo (ma curiosamente solo 1/3 da tre). Dall’altra parte Stan Van Gundy, mai stato noto per essere uno che tiene le cose per sé, ha individuato benissimo il problema dei suoi: “Abbiamo perso cinque partite in fila in trasferta e le prestazioni difensive sono state tutte orrende: Dallas, Orlando, Miami, Philly e ora questa. L’impegno in difesa è stato patetico”. Un quintetto tutto in doppia cifra guidato dai 25 punti di Tobias Harris e i 24 di Avery Bradley non aiuterà a migliorare il sonno dell’allenatore dei Pistons, che in trasferta hanno un record di 8-13. Un problema peraltro comune a tutto la conference, visto che solo Celtics, Raptors, Cavs e Heat hanno un record positivo lontano da casa.