I vice-campioni NBA perdono la terza gara in fila, la settima delle ultime nove giocate, facendosi rimontare ben 22 punti di vantaggio (il massimo vantaggio stagionale dei Cavs). James chiude con 27 punti, 8 rimbalzi e 11 assist, ma mette un piede fuori sull'ultimo decisivo possesso e perde la battaglia di nervi contro Lance Stephenson
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Indiana Pacers-Cleveland Cavaliers 97-95
Non c’è due senza tre, ma fosse soltanto quello il problema coach Lue ne sarebbe quasi sollevato. La terza sconfitta consecutiva in quattro giorni invece ha il sapore della crisi quasi più delle due scoppole prese contro Timberwolves e Raptors. Perché arrivata dopo la strigliata (inutile, al momento) di LeBron James, perché da Natale i Cavaliers hanno smesso di vincere e soprattutto perché dopo 15 minuti la gara sembrava aver preso una direzione completamente opposta. Cleveland infatti è entrata in campo a Indianapolis con la faccia cattiva, quella delle grandi occasioni, volendo dimostrare con i fatti di aver recepito il messaggio del leader numero 23. E il parziale da 22-0 nel primo quarto andava proprio in quella direzione: una difesa aggressiva (dieci palloni rubati nel solo primo tempo), profondamente diversa da quella vista così spesso in questi tre mesi di regular season, unita a una grande facilità nel trovare il canestro grazie soprattutto a un James particolarmente ispirato. Non a caso è proprio una tripla dal palleggio di LeBron (27 punti, 8 rimbalzi e 11 assist) che regala a Cleveland a metà terzo quarto il +22 (46-24), avendo quasi doppiato i punti realizzati dai padroni di casa. Da lì in poi inizia una storia diversa, a cui i tifosi dei Cavs non avrebbero voluto assistere. “È una sensazione magnifica, ma la stagione è ancora molto lunga – racconta Lance Stephenson, protagonista della rimonta Pacers -, Cleveland è una squadra molto dura, ma noi non ci siamo fatti intimorire dalla loro fuga, continuando a fare le scelte migliori sul parquet e rimontando contro ogni pronostico”. I tre punti dell’aggancio sul finire del terzo quarto portano la sua firma, così come i 16 punti, 11 rimbalzi e 4 assist messi a referto uscendo dalla panchina. Un +14 di plus/minus molto indicativo in un mare di meno. Dopo 15 minuti però, nessuno ci avrebbe scommesso, anche perché nella storia della franchigia i Pacers hanno il record di 2-14 nelle gare in cui Indiana si è ritrovata sotto di almeno 20 punti a fine primo quarto. L’altra volta che erano riusciti a rimontare: 3 marzo 1992, contro i Chicago Bulls. E contro Michael Jordan.
Il faccia a faccia James-Stephenson e il tiro della vittoria “mancato”
Non la prima volta neanche per James, che già a Miami perse una volta (contro i Magic, 13 marzo 2012) dopo aver piazzato un parziale da 20-0, ma un capitombolo ancora più rumoroso se messo all’interno degli ultimi pessimi 20 giorni vissuti dai Cavs. I vice-campioni NBA sono stati sconfitti in sette delle ultime nove gare, hanno perso smalto (LeBron in primis) e sembrano essere già in affanno dopo il giro di boa della regular season. Difficile in una situazione del genere controllare i nervi, come accaduto nel quarto periodo tra James e Stephenson (sì, sempre loro due). Tutto nasce da una palla quasi rubata del numero 1 che finisce fuori dal parquet. I due si lanciano nel recupero, con il giocatore dei Pacers che continua a pressare da dietro James che stizzito reagisce e lo allontana. Da lì scoppia il parapiglia, il confronto tra le squadre e gli arbitri alla fine optano per un tecnico a LeBron: “Lance è stato soltanto un po’ sporco nel suo modo di giocare, soltanto quello. Avrei dovuto saperlo, è una storia che si impara sin da quando si è a scuola: non è quello che racconta la barzelletta a essere beccato, ma il ragazzo che si mette a ridere. E loro mi hanno punito per la reazione alle sue provocazioni. Detto questo, ha comunque giocato una gran partita”. Un crollo che non ha impedito ai Cavaliers di giocarsela fino all’ultimo possesso, quando James è finito con il piede lungo sulla linea di fondo durante una penetrazione che poteva valere il controsorpasso a meno di cinque secondi dal termine. Palla persa e altro libero a segno per Indiana salita a quel punto sul +2. Un margine tutt’altro che rassicurante a 1.4 secondi dalla sirena, soprattutto contro uno dei migliori passatori a tutto campo della NBA: Kevin Love (21 e 10, con 8/14 al tiro) cerca e trova LeBron James che cadendo all’indietro verso la panchina riesce a far partire il tentativo da tre punti. Contro gli Wizards la scorsa stagione trovo il tabellone e il bersaglio che mandò all’overtime una delle partite più belle della passata regular season. Questa volta invece si è fermato soltanto sul primo ferro. Come tutta Cleveland.