I Thunder confermano di essere una delle squadre più in forma nella lega, vincono anche a Detroit, ma perdono Andre Roberson per infortunio. Gli Heat recuperano 15 punti di svantaggio e battono in volata gli Hornets. I Pacers si salvano nel finale contro i Magic, la tripla doppia di Jokic è decisiva nel successo dei Nuggets contro i Mavs. Tutto facile per i T’wolves contro i Nets
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Detroit Pistons-Oklahoma City Thunder 108-121
Non si arresta la corsa dei Thunder, la squadra più in forma della NBA in queste ultime settimane. Westbrook e compagni non hanno molte difficoltà a superare anche i Pistons, domati nel primo quarto grazie a 16 punti dei 26 totali messi a referto da Paul George (convocato all’All-Star Game per sostituire DeMarcus Cousins), per poi allungare e non voltarsi più indietro. Un dominio mai messo in discussione dai 21 punti di Tobias Harris e dai quattro giocatori in doppia cifra usciti dalla panchina: OKC può così godersi la settima vittoria in fila. A Carmelo Anthony poi resta tutto il tempo per realizzare i 17 punti che mancavano per raggiungere quota 25.000, il 21° nella storia NBA a raggiungere un traguardo così importante: “È un momento speciale, sapendo quanto lavoro c’è voluto e lo sforzo per arrivare a questo punto – commenta ripensando al libero mandato a segno a metà terzo quarto -. E nonostante questo sento di essere ancora uno di quelli che ha molta strada da fare”. Un percorso che il numero 7 vorrà continuare a fare al fianco di Westbrook, trascinante con la 15^ tripla doppia della sua stagione: 31 punti, 11 rimbalzi e 13 assist decisivi nel 15-0 di parziale a inizio ripresa, quello che ha tolto ogni speranza a Detroit. Il numero 0 per la terza regular season consecutiva mette a referto almeno 15 triple doppie: soltanto Oscar Roberson è riuscito a fare meglio di lui con cinque. Non solo notizie positive però in casa Thunder, costretti a rinunciare all’altro Roberson, Andre, che nel tentativo di chiudere un alley-oop al ferro ha sentito un dolore al tallone che lo ha steso ben prima di riuscire a compiere il salto. Un crollo goffo e poi l’uscita in barella tra le lacrime: secondo una prima diagnosi si tratta di rottura del tendine rotuleo. Stagione finita e una mazzata non da poco sulla già ristretta rotazione di OKC, che perde il miglior difensore della squadra fino a fine anno. A sdrammatizzare almeno in parte ci pensa Anthony, che nel lontano 2003 poteva finire proprio ai Pistons che a quel Draft gli preferirono Darko Milicic: "Stavo pensando all'ironia della sorte: raggiungere un traguardo così importante in questa arena, contro Detroit. Quante cose sono cambiate negli ultimi 15 anni..."
Miami Heat-Charlotte Hornets 95-91
I Miami Heat recuperano 15 punti di svantaggio e vincono in volata una partita che sembrava già persa. Gli Hornets guidati dai 30 punti di Kemba Walker e dai 20 con 16 rimbalzi e quattro stoppate di Dwight Howard, partono forte nel secondo tempo, piazzando un terzo quarto da 30 punti realizzati e allungando nel punteggio. La pacchia offensiva però dura poco perché Charlotte inchioda negli ultimi 12 minuti, perde fluidità e permette a dei modesti Heat di rimettere il naso avanti con due punti di Josh Richardson (19 totali, miglior realizzatore dei suoi) a meno di 90 secondi dal termine. Miami, a quel punto sul +2, difende forte su Walker che si guadagna di prepotenza e talento due tiri liberi: segna il primo, ma sbaglia il secondo, lasciando a Charlotte come una possibilità quella di riconquistare palla negli ultimi 30 secondi, evitando quanto meno di subire un altro canestro. Gli Heat però sanno a chi affidarsi: Wayne Ellington riceve, si libera sul perimetro con una finta e segna la tripla della staffa in una partita da 4/11 dalla lunga distanza. “La grande opportunità per chi gioca in questa lega è quella di imparare dagli errori. O vinci, o impari, e noi abbiamo dimostrato di aver capito tutto ciò che non aveva funzionato nella sconfitta contro Sacramento [quella arrivata per un canestro a rimbalzo d’attacco di De’Aaron Fox a tre secondi dalla sirena, ndr]”. Coach Spoelstra può sorridere dunque del quarto posto dei suoi ragazzi: LeBron James e i suoi Cleveland Cavaliers non sono poi così lontani.
Indiana Pacers-Orlando Magic 114-112
L’ex di giornata coach Frank Vogel, che a Indianapolis vinceva molto di più di quanto abbia mai fatto in Florida con i Magic, subisce una delle più beffarde delle sconfitte di una regular season in cui ne sono già arrivate un bel po’. Orlando infatti fa gara di testa per 45 minuti, con i padroni di casa che raggiungono il primo vantaggio nel match soltanto a tre minuti dal termine grazie il canestro dalla media di Victor Oladipo. A quel punto si passa direttamente agli ultimi secondi di partita. 114-112: Aaron Gordon sbaglia il jumper del possibile pareggio, ma i Magic catturano il rimbalzo, la rimettono sempre nelle sue mani e lui parte dritto al ferro per schiacciare e conquista due liberi. Sbaglia il primo e a quel punto è costretto a cercare la carambola fortunosa anche con il secondo. Orlando riesce a prendere un altro rimbalzo in attacco, ribaltando con lucidità il lato concedendo a Jonathon Simmons metri di spazio. L’ex Spurs però non trova i tre punti che sarebbero significati vittoria, condannando i Magic alla decima sconfitta nelle ultime 12 (e si potrebbe andare anche più indietro, a contare quante partite hanno perso è facile confondersi). I Pacers si godono così il sesto posto a Est con affaccio su Wizards e Heat non troppo distanti e soprattutto il solito Victor Oladipo da 24 punti e sei assist. Assieme a lui sono decisivi i 21 punti di Lance Stephenson in uscita dalla panchina, con tanto di schitarrata dopo l’unica tripla messa a segno. Alla fine è 9/13 al tiro per lui: se mette a posto le percentuali, chi lo ferma più?
Denver Nuggets-Dallas Mavericks 91-89
Nikola Jokic incanta contro i Dallas Mavericks, tira fuori dal cilindro una delle sue serata sì (quelle in cui sa essere uno dei giocatori più divertenti della lega) e regala a Denver una vittoria che ridà ossigeno ai padroni di casa, nonostante si giochi in alta quota. I texani però non sembrano risentire più di tanto dell’arrampicata fino al Pepsi Center e rispondono colpo su colpo, guidati dai 22 punti di Harrison Barnes e dai 13-6-6 di Dennis Smith Jr.. I Nuggets fanno stranamente fatica a muovere la retina (91 punti segnati sono il loro quinto peggior score stagionale), ma il lungo serbo vede e provvede anche per questo. Jokic distribuisce 11 assist, cattura 16 rimbalzi e raggiunge la doppia cifra nel momento più importante della sfida realizzando il canestro del 91-89. Sì, un jumper dalla media che scrive 11 nella sua casella “punti” e che permette a Denver di difendere il vantaggio negli ultimi secondi di partita. Dallas riesce a costruire un tiro decente per Wesley Matthews, che sparacchia dalla distanza senza trovare il canestro. Denver vince così la terza partita in fila (tutte in casa) e si prepara a ospitare i Boston Celtics: un banco di prova non solo per la tenuta dei Nuggets, ma anche per misurare le ambizioni di squadra.
Minnesota Timberwolves-Brooklyn Nets 111-97
Jimmy Butler, ritornato in campo dopo aver saltato quattro gare a causa di un problema al ginocchio, segna 21 punti e guida i T’wolves al facile successo casalingo contro i Brooklyn Nets. La classica vittoria da grande squadra, di quelle che non devono mai essere in discussione. I ragazzi di coach Thibodeau eseguono alla perfezione il loro compito: Andrew Wiggins segna 21 punti, Karl-Anthony Towns ne aggiunge 16 con 19 rimbalzi e tre stoppate in una partita chiusa dai T’wolves con ben sei giocatori in doppia cifra. Minnesota si lascia così alle spalle la sesta doppia sconfitta stagionale in back-to-back (che non riescono proprio a digerire), senza aver tuttavia mai inanellato tre ko consecutivi. Dall’altra parte batte un colpo Jahlil Okafor da 21 punti, 9/14 al tiro e sei rimbalzi in 24 minuti. Il plus/minus però dice comunque -6: evidentemente non era proprio serata per i Nets.