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NBA, i risultati della notte: Mitchell trascina Utah alla nona in fila, vincono Houston e Toronto

NBA

Il rookie di Utah perde la battaglia personale con Damian Lillard (27 punti contro 39) ma vince la guerra e si guadagna i complimenti del suo avversario. Vincono ancora Houston, all'ottavo successo in fila, Toronto, che segna 123 punti consolidando il primato a Est ma anche Minnesota e OKC. Brutta sconfitta di Detroit ad Atlanta

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Portland Trail Blazers-Utah Jazz 96-115

TABELLINO

Una vittoria importante quella di Utah sul parquet di Portland, una vittoria che è una sorta di consacrazione, un segno di maturità, perché arriva contro dei Blazers in striscia di nove successi consecutivi sul proprio campo di casa e perché allunga proprio a nove le vittorie consecutive della squadra allenata da coach Quin Snyder, che fa dei Jazz la squadra più calda della NBA. Calda come la mano di Damian Lillard, che dopo aver segnato 50 punti in tre quarti nell’ultima sua uscita, ne mette altri 39 anche contro Utah, ma non può nulla contro una squadra che nel terzo quarto piazza il break decisivo di 22-5 per costruirsi un vantaggio di 16 punti (65-49), parziale chiuso da una tripla di un positivissimo Donovan Mitchell: “Non ci sono dubbi che dovrebbe vincere lui il premio di matricola dell’anno”, dice Lillard del suo avversario diretto, che chiude con 27 punti. “Lo dicono i suoi numeri e lo dice l’impatto che ha sulla sua squadra. Va al ferro, colpisce da fuori senza problemi, non ha mai paura, è sempre aggressivo: è davvero speciale vedere una matricola guidare la propria squadra ma questo è quello che fa lui”. In una serata in cui i Jazz devono rinunciare al loro giocatore forse più in forma, Ricky Rubio, fermato da un dolore all’inguine, una grossa mano a Mitchell arriva da Joe Ingles, autore di 24 punti con 8/12 al tiro e 6/9 da tre punti, ma i Jazz hanno anche 15 punti con 11 rimbalzi da Derrick Favors e altri 15 dalla panchina dal nuovo arrivato Jae Crowder, che si merita i complimenti di coach Snyder nel post-partita. Utah domina Portland a rimbalzo (58-39 il conto finale) e ai padroni di casa non bastano i 22 punti di C.J. McCollum per evitare la sconfitta. 

Houston Rockets-Dallas Mavericks 104-97

TABELLINO

La differenza tra una squadra che vince 50 partite e una che ne vince 60? “Vittorie come queste”, dice James Harden, autore di 27 punti, 6 rimbalzi e 5 assist: perché è proprio quando una squadra non gira al massimo, non produce la sua pallacanestro migliore ma riesce comunque a chiudere la serata con un successo che le cose iniziano a funzionare davvero. È così per Houston, giunta alla ottava vittoria in fila e al dodicesimo successo nelle ultime tredici gare disputate, una striscia che avvicina i Rockets sempre di più agli Warriors e al primo posto nella Western Conference, ormai alla portata. Merito anche dei soliti Chris Paul (25 con 9 assist e 8 rimbalzi) e Clint Capela, autore dell’ennesima doppia doppia a quota 16 punti e 11 rimbalzi. Senza Ariza i Rockets, anche i Mavericks lamentano delle assenze importanti, la prima stagionale di Dirk Nowitzki, fermato da una caviglia gonfia, e quella di Wesley Matthews. Ciò nonostante Dallas combatte alla pari per tutto il primo tempo e cede solo quando nel terzo quarto, chiuso dai padroni di casa con un parziale di 30-20. È lo strappo decisivo, e agli ospiti non bastano i 20 di Yogi Ferrell e i 18 con 12 rimbalzi di Dwight Powell per evitare l’ottava sconfitta nelle ultime dieci.  

Charlotte Hornets-Toronto Raptors 103-123

IL TABELLINO

Dura meno di quattro minuti la resistenza degli Hornets contro una delle squadre di più difficili da affrontare nell’intera NBA, partiti con un 10-0 di parziale dopo la palla a due e sprofondati poi nei restanti 45 minuti senza riuscire a rispondere alla miglior squadra della Eastern Conference dopo quasi quattro mesi di regular season. Alla sirena finale sono 25 punti per DeMar DeRozan, 21 con nove rimbalzi per Jonas Valanciunas e 24 in uscita dalla panchina per un efficace C.J. Miles da 8/11 al tiro e 6/9 dall’arco. “Stiamo ripetendo sin dal primo giorno in questa stagione che abbiamo la miglior panchina in tutta la lega. E se non era magari quello che pensavano in molti fino a qualche tempo fa, adesso diventa davvero difficile darci torto”. Una consapevolezza in più che, unita alla sconfitta casalinga degli affaticati Boston Celtics, rende ancora più convinto un gruppo che adesso punta a consolidare la sua leadership. Charlotte invece sprofonda sempre più lontano dalla post-season, nonostante i 23 punti e 9 assist di un Kemba Walker che alla fine ha deciso di rimanere in North Carolina. “Spesso si dice che il calendario può giocare brutti scherzi e le tante partite disputate nell’ultimo periodo inevitabilmente ci hanno resi molto più lenti e impacciati oggi”, è il commento assolutorio di coach Clifford. La realtà è che i playoff ormai restano un miraggio, nonostante a inizio anno potevano essere un obiettivo raggiungibile. Peccato.

Atlanta Hawks-Detroit Pistons 118-115

IL TABELLINO

Perdono ancora i Detroit Pistons al termine di una di quelle partite da vincere a tutti i costi, incassando il secondo ko consecutivo dopo quello subito contro i Clippers. Uno smacco non da poco per Blake Griffin, ancora una volta il migliore tra gli ospiti assieme ad Andre Drummond: il numero 23 dei Pistons chiude con 23 punti, sette rimbalzi e sei assist, alcuni dei quali spettacolari al ferro per un Drummond da 25 punti e 15 rimbalzi. I più pesanti di tutti sono i 20 di Dwayne Dedmon che eguaglia così il suo massimo in carriera, a cui aggiunge anche 13 rimbalzi e un gioco da tre punti nel finale che sostanzialmente decide la sfida. Dennis Schoder ne aggiunge 23 con sette assist in 34 minuti, in una partita che cambia poco in casa Hawks. Atlanta infatti, oltre ad aver perso per strada Marco Belinelli, passata ai Sixers e pronto per una nuova avventura, non è riuscita a rinnovare il roster neanche durante la deadline dello scorso 8 febbraio; chiaramente intenzionata a proseguire lungo questa lenta squadra di ricostruzione. Detroit invece deve fare i conti con delle difficoltà naturali di inserimento da parte di Griffin, ma allo stesso tempo non può permettersi di perdere troppo terreno: al momento i Pistons sono noni a due vittorie dall'ottavo posto di Philadelphia che vuol dire playoff. Andarselo a prendere adesso è diventato l'obiettivo minimo.

Minnesota Timberwolves-Sacramento Kings 111-106

TABELLINO

Tutti d’accordo in casa Timberwolves, da coach Thibodeau a Karl-Anthony Towns, il migliore dei suoi con 29 punti, 8 rimbalzi e 6 assist: “Non abbiamo giocato bene, ma abbastanza bene per vincere”. E a volte è l’unica cosa che conta, nonostante 17 palle perse (ma sono state due in più, 19, quelle dei Kings) e nonostante i lunghi di Minnesota abbiamo concesso 22 punti da seconda opportunità (su rimbalzo offensivo) ai loro avversari. I padroni di casa – che al Target Center vincono da 13 partite in fila – si salvano andando in lunetta con grande costanza e realizzando i liberi (28/32 a fine gara, 16/18 nel decisivo quarto quarto) e si aggrappano alla leadership di Jimmy Butler che segna 15 dei suoi 18 punti nel secondo tempo. Per Sacramento il migliore è la matricola De’Aaron Fox, che parte caldissimo (4/4 al tiro per 11 punti, 15 nel primo quarto) poi vede la sua mano raffreddarsi ma si riaccende nel finale, e chiude a quota 23, a tre punti soltanto dal suo massimo in carriera. Altri 16 li aggiunge Buddy Hield dalla panchina, che stravince il duello con la second unit dei padroni di casa (41-21 la produzione offensiva) ma a Sacramento non basta per evitare il quinto ko nelle ultime sette gare disputate. 

Oklahoma City Thunder-Memphis Grizzlies 110-92

TABELLINO

Le caviglie di Russell Westbrook (la sinistra) e Carmelo Anthony (la destra) lasciano Paul George a doversela vedere da solo contro i Memphis Grizzlies, ma basta uno dei tre componenti dei “Big Three” di OKC per avere la meglio di una squadra in caduta libera, giunta alla sesta sconfitta in fila. Non che il momento dei Thunder sia particolarmente più felice: prima della vittoria contro la squadra di Marc Gasol (il migliore dei suoi con 18 punti) i padroni di casa avevano perso cinque delle ultime sei gare disputate, ma contro i Grizzlies basta un primo tempo scoppiettante da 74 punti per scavare un vantaggio di 20 punti segnato a fuoco da 22 dei 33 punti finali di Paul George. Il margine dei padroni di casa sale anche fino al +28 grazie a uno sforzo di squadra che vede Alex Abrines contribuire con 16 punti e Raymond Felton, Jerami Grant e Patrick Patterson tutti portare alla causa altri 14 punti a testa. 

Indiana Pacers-New York Knicks 121-113

TABELLINO

La linea statistica con cui Victor Oladipo chiude la sua serata contro i New York Knicks è da vero All-Star, giustamente celebrato prima del via con la consegna della maglia che indosserà sul parquet dello Staples Center domenica prossima. Per il n°4 dei Pacers alla sirena ci sono 30 punti, 9 assist, 8 rimbalzi e 6 recuperi, guidando Indiana al sesto successo nelle ultime otto partite, che coincide invece con il sesto ko in fila dei Knicks, 0-2 da quando hanno perso il loro All-Star, Kristaps Porzingis. A decidere la partita il secondo parziale messo a segno dai padroni di casa: al primo (14-2 sul finire del secondo quarto) New York reagisce e resta comunque a contatto, sotto solo di sei punti all’intervallo, ma il 13-2 del terzo quarto è la spallata decisiva che indirizza la partita. Tra i Pacers ottima la prestazione anche di Bojan Bogdanovic, che chiude con 20 punti e 4 triple a segno, mentre 18 con 11 rimbalzi li manda referto Thaddeus Young. I migliori tra gli ospiti sono invece Enes Kanter e Tim Hardaway Jr, che chiudono a quota 17, ma molto incoraggiante anche l’esordio di Emmanuel Mudiay in maglia bluarancio, con l’ex Denver Nuggets a quota 14 punti e 10 rimbalzi.