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NBA, il weekend indimenticabile di Marco Belinelli: il racconto dell’All-Star Game 2014

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Ripercorriamo uno per uno gli ultimi weekend delle stelle, disponibili su Sky On Demand: il 2014 è l'anno di Marco Belinelli, primo italiano di sempre a vincere la gara del tiro da tre punti. Un weekend caratterizzato dal primo titolo di MVP di Kyrie Irving e dal duello tra Hardaway Jr. e Dion Waiters nella gara del venerdì

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A seguito dell’uragano Katrina, la NBA si prese l’impegno di fare tutto il possibile per aiutare la città di New Orleans a ricostruirsi. Non è un caso allora che nei successivi dieci anni per ben tre volte la lega abbia portato il weekend delle stelle in Louisiana: la prima nel 2008, appena è stato possibile; l’ultima nel 2017, dopo il forfait forzato di Charlotte; in mezzo l’edizione del 2014, quella che ha visto trionfare anche l’Italia. Il merito è ovviamente di Marco Belinelli, capace di cogliere uno storico titolo in una gara del tiro da tre punti particolarmente emozionante, visto che è stata risolta solamente allo spareggio. Al di là del “Beli”, la 62^ edizione dell’All-Star Game disputata allo Smoothie King Center vide esordire non solo il padrone di casa Anthony Davis, alla prima convocazione per la partita delle stelle al posto dell’infortunato Kobe Bryant, ma anche giocatori che oggi sono degli habitué della partita come DeMar DeRozan, John Wall, Damian Lillard e soprattutto Steph Curry, il secondo giocatore più votato dai fan a Ovest dopo Kevin Durant. Il più votato in assoluto fu ovviamente LeBron James con oltre 1.4 milioni di preferenze, mentre Kevin Love con uno sprint finale riuscì a tenere fuori Dwight Howad dal quintetto della Western Conference. Alla fine a vincere il titolo di MVP fu Kyrie Irving, leader dell’Est capace di interrompere una striscia di tre vittorie consecutive dell’Ovest: chi avrebbe potuto pensare che solo qualche mese dopo lui, James e Love sarebbero finiti per essere compagni di squadra ai Cleveland Cavaliers…

Rising Stars: Drummond MVP, ma a rubare la scena è il duello Waiters vs Hardaway Jr.

Scelti dai General Manager Grant Hill e Chris Webber, le selezioni di rookie e sophomore finirono per dividersi quasi equamente tra i giocatori del primo e del secondo anno, visto che solamente un giovanissimo Giannis Antetokounmpo e il veteranissimo Pero Antic finirono in mezzo ai tantissimi sophomore del Team Hill, mentre Webber selezionò quasi solo rookie rompendo la regola solo per Anthony Davis e Jared Sullinger. A portare a casa il titolo di MVP della gara fu Andre Drummond, autore di una doppia doppia da 30 punti e 25 rimbalzi per il vittorioso Team Hill, ma a rendere memorabile quella gara fu la sfida nella sfida tra Dion Waiters e Tim Hardaway Jr., autori rispettivamente di 31 e 36 punti. Nel corso del secondo tempo le guardie di Cleveland e New York iniziarono a scambiarsi triple da una parte e dall’altra, sequestrando il pallone dal resto dei partecipanti e trasformando la partita in una sfida uno-contro-uno a tutto campo, per il divertimento degli spettatori sugli spalti.

All-Star Saturday: la grande notte di Marco Belinelli

I riflettori di tutti erano puntati su Damian Lillard, che decise di diventare il primo di sempre a disputare i tre eventi principali in programma per la notte del sabato – che, per scelta della NBA, vennero caratterizzati da una sfida continua tra la Eastern e la Western Conference. E se il primo evento gli andò bene, vincendo lo Skills Challenge in coppia con Trey Burke degli Utah Jazz in finale contro Michael Carter-Williams e Victor Oladipo, alla gara del tiro da tre punti venne eliminato per un solo punto nella sua stessa conference per la grande prestazione di Marco Belinelli. Il Beli, al tempo giocatore dei San Antonio Spurs, chiuse il primo round con il punteggio di 19, lasciandosi dietro il 18 di Lillard e i 16 di Kevin Love e Steph Curry, affrontando poi in finale Bradley Beal che con 21 aveva regolato Kyrie Irving (17) e Joe Johnson (11). In finale Belinelli replicò il 19 della prima manche e stava già assaporando il sapore della vittoria, ma Beal con le spalle al muro segnò tutti gli ultimi sei tiri pareggiando a quota 19 e forzando lo spareggio. Nonostante la delusione, Beli chiuse realizzando uno strepitoso 24, piegando definitivamente le resistenze di Beal (18) e regalandosi una serata indimenticabile. Fu invece dimenticabilissima la gara delle schiacciate, anch’essa divisa tra est e ovest con un format piuttosto astruso che finì per premiare il terzetto formato da Terrence Ross, Paul George e John Wall, quest’ultimo votato come “Dunker of the Night” ma non come effettivo campione. Un esperimento che per fortuna di tutti durò solo quella stagione.

La partita delle stelle: la prima volta di Kyrie Irving

Agli ordini di Frank Vogel per l’Est e Scott Brooks per l’Ovest, il grande tema della gara – al di là delle celebrazioni per l’80° compleanno di Bill Russell o il debutto di Violet Palmer, primo arbitro donna ad un evento All-Star dello sport statunitense –fu la demolizione di ben 11 record della partita delle stelle. Il più importante, e quello che racconta meglio la partita, è il 163-155 finale – al tempo il punteggio più alto di sempre per una partita delle stelle. A vincerla fu l’Eastern Conference di un giovanissimo Kyrie Irving, votato per la prima volta in quintetto e autore alla fine di 31 punti con 14 assist, molti dei quali per le otto triple (anche questo record per l’ASG) di Carmelo Anthony. Dall’altra parte non bastarono i 38 punti a testa di Kevin Durant e Blake Griffin, a 4 punti dal record di sempre di Wilt Chamberlain registrato nel 1962, per evitare la prima sconfitta dopo tre vittorie consecutive. A fine gara l’immagine più significativa fu quella di James che istruiva Irving su come sollevare il premio di MVP sopra la testa a favore dei fotografi: due anni e mezzo avrebbero condiviso un trofeo ben più pesante e importante…